In 3 Sorsi – Dal 27 marzo 2022 la cittĂ di Moura, nel centro-sud del Mali, ha vissuto momenti di sangue e terrore. Secondo i report dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, piĂą di 500 persone sarebbero state massacrate nei quattro giorni di un’operazione antiterrorismo condotta dall’esercito maliano con il supporto del Gruppo Wagner.
1. SPEZZARE IL TERRORISMO
Obiettivo dell’operazione, condotta dall’esercito maliano, era annientare gruppi di terroristi, per citare fonti governative del Mali, che si sarebbero dovuti incontrare nella cittĂ di Moura, alla fine di marzo del 2022. Un report dell’intelligence del Mali aveva indicato come “meeting point”, la zona del mercato della cittĂ . In quell’occasione esponenti di JNIM  (Jama’at Nasr al-Islam wal Muslimin), AQIM (Al-Qaeda nel Maghreb) e ISGS (Islamic State in the Greater Sahara) avrebbero riorganizzato dei Katibat (veri e propri battaglioni) al fine di lanciare un’offensiva contro le forze regolari del Mali e seminare il terrore nel Paese. Alla luce di questo report, dal 23 marzo 2022 l’esercito maliano si preparò a condurre le operazioni che avrebbero dovuto “tagliare la testa” al terrorismo. Ma qualcosa non funzionò. Verso le 10 del mattino del 27 marzo gli elicotteri dell’esercito maliano irruppero nella zona del mercato di Moura: secondo testimoni, una volta a terra, le forze dell’esercito furono accolte dal fuoco nemico dei jihadisti. Il conflitto divenne molto violento nel giro di pochi minuti. La cittĂ venne bloccata e isolata dall’esercito maliano, che però non era solo. La presenza di personale del Gruppo Wagner è certa e confermata dai testimoni e dalle indagini condotte dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR). Nel giro di quattro giorni, oltre 500 persone furono uccise.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il Presidente russo Vladimir Putin accoglie il capo della giunta militare del Mali Assimi Goita a San Pietroburgo durante il meeting Russia-Africa del 2023
2. UN MASSACRO PROGETTATO
Di quel 27 marzo 2022 gli abitanti di Moura ricordano solo morte, disperazione e violenza. La cittĂ , dopo la presa del perimetro del mercato degli animali, fu isolata dall’esercito; tutte le porte della cittĂ furono presidiate e fino alla fine delle operazioni nessuno potĂ© accedervi. I quartieri vennero rastrellati, le persone condotte con la forza al di fuori delle proprie abitazioni, spogliate dei propri averi e private degli smartphone. I cittadini furono divisi in gruppi e obbligati a stare in ginocchio sotto al sole. Ma le violenze proseguirono. Molti uomini furono giustiziati solo per il proprio abito o per il proprio accento e non mancarono episodi di violenza sessuale su donne e bambine. Per la popolazione civile quei quattro giorni furono un’eternitĂ . L’esercito maliano tuttavia ebbe un complice confermato in questo massacro: i mercenari russi del Gruppo Wagner supportarono le forze di Bamako nei combattimenti e nei rastrellamenti. Furono loro a condurre le esecuzioni sulla popolazione civile. Si è trattato di un massacro etnico: Moura è una cittĂ piccola, di poco piĂą di 10mila abitanti, nella quale però la presenza di Fulani è ben radicata. Inoltre, secondo i report dell’esercito, la popolazione era obbligata a versare la zakat (l’elemosina rituale musulmana) per finanziare regolarmente il terrorismo. In un modo o nell’altro, i residenti furono giudicati complici dei jihadisti dal comando maliano, deciso a spezzare la riorganizzazione dello JNIM e di Al-Qaeda, e fu deciso di impartire loro una lezione terribile. Tuttavia, sarebbe da domandarsi se questo tipo di azione sia stato progettato direttamente dal Comandante in capo dell’esercito del Mali, Assimi Goita, attuale Presidente (ad interim) del Paese, oppure dagli alleati e complici istruttori russi del Gruppo Wagner, presenti sul territorio, in forza degli accordi bilaterali, dal dicembre 2021.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Uno striscione di sostegno al Gruppo Wagner durante una manifestazione a Bamako, in Mali, per festeggiare l’annuncio del ritiro della Francia dal Paese, 19 febbraio 2022
3. IL PUNTO DELLA SITUAZIONE
Corinne Dufka, direttrice dell’Alto Commissario per i Diritti Umani dell’ONU per il Sahel ha dichiarato, nel proprio report, che l’eventuale presenza di gruppi terroristici nella città non avrebbe mai potuto giustificare un’azione del genere. Per fare luce sull’eccidio di Moura, le indagini partirono ufficialmente il 5 aprile. Furono ascoltate le testimonianze degli abitanti della città , vittime di una ferocia inimmaginabile, che menzionarono immediatamente la presenza di personale militare straniero. Il Governo maliano, di rimando, lodò le azioni condotte in una zona dove la guerra civile è presente dal 2012, dichiarando di aver giustiziato 203 terroristi e che le voci su un eccidio sarebbero rimaste tali e difficilmente riscontrabili. Ma la comunità internazionale, grazie anche ai reportage social di quei terribili giorni a Moura, riuscì a far pressione sul Governo di Bamako. L’apertura di un’indagine sull’eccidio fu doverosa, anche per un regime militare come quello di Goita, senza però che siano stati ottenuti i risultati sperati. A un anno dal massacro l’esercito continuava a negare cattive condotte da parte del proprio personale. Nel report ufficiale del 12 maggio 2023 dell’OHCHR vengono raccolte le testimonianze della strage, ma i numeri sono in aperto contrasto con le cifre del Governo di Bamako: i morti sarebbero circa 500. La propaganda del regime di Goita, che non ha potuto nascondere l’orrore di Moura e minimizzare gli eventi, non renderà mai giustizia alle vittime di quei terribili giorni.
Fabio D’Agostino
Photo by David_Peterson is licensed under CC BY-NC-SA