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Baci e abbracci

Maggiore cooperazione tra i due continenti: è stato questo il leitmotiv del VI Vertice UE – America Latina e Caraibi (LAC) svoltosi nella capitale spagnola dal 17 al 19 maggio con la partecipazione dei leader di 60 paesi (27 europei e 33 latinoamericani) dei due continenti. Come al solito, però, al di là delle dichiarazioni di intento i risultati concreti non sono stati molti.

SOMOS SOCIOS GLOBALES ANTE DESAFÍOS GLOBALES” – “Alleati globali di fronte a sfide globali”. Così il leader spagnolo José Luis Zapatero ha aperto il summit che ha riunito i membri del partenariato strategico UE – LAC (America Latina e Caraibi) nato nel corso del Vertice di Rio de Janeiro (1999) e volto al rafforzamento della cooperazione politica, economica e culturale tra le due regioni. Democrazia, Stato di diritto, diritti umani, lotta contro il cambiamento climatico, aiuti per la ricostruzione ad Haiti e in Cile dopo i devestanti terremoti, sono stati alcuni dei temi trattati nel corso della due giorni.

UN PASSO INDIETRO – Gli Accordi di Associazione tra Unione europea e i Paesi latinoamericani iniziano con il Vertice di Madrid nel 1995, durante il quale l’UE siglò un accordo quadro con il MERCOSUR (blocco economico che raggruppa Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) con l’obiettivo prioritario di creare una zona di libero scambio. Nel 2000 e nel 2002, invece, l’UE stipula accordi commerciali separati rispettivamente con Messico e Cile, optando per questa formula in ragione del fatto che i due paesi appartengono a due blocchi regionali diversi.

Il dialogo bi-regionale ha un’accelerazione con il primo Vertice UE – LAC di Rio de Janeiro nel 1999, assumendo l’attuale cadenza biennale, e subito dopo subisce una grande battuta d’arresto nonostante nei seguenti quattro vertici internazionali venisse sempre ribadito l’impegno ad un’accelerazione dei processi negoziali.

Da ciò si capisce l’importanza che avrebbe dovuto rivestire il Sesto Summit di Madrid il cui obiettivo preponderante era il rafforzamento delle relazioni tra l’UE e i paesi latinoamericani nel quadro delle priorità del semestre della Presidenza spagnola nell’UE.

SUCCESSO SOLO COMMERCIALE? – Facendo una rapida disamina dei contenuti dei negoziati dal 1999, ci si rende conto che non pochi sono gli aspetti che hanno impedito un reale progresso non solo perchè i Paesi hanno esigenze commerciali diverse, dovute anche ai diseguali livelli di sviluppo economico, ma anche perchè differenti sono le aspettative e i benefici che ciascun Paese può trarre dagli accordi. Il marcato protezionismo agricolo dell’Unione Europea è infatti una fonte di attrito tra i due blocchi regionali ed è una della cause che hanno frenato il processo di integrazione.

Anche se nuovi settori sono stati sotto i riflettori, tra questi l’importanza dell’innovazione e della tecnologia, per raggiungere lo sviluppo sostenibile e l’inclusione sociale, e la creazione della Fondazione EUROLAT (che si occuperà di stimolare i rapporti tra le due regioni), proposta dal presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, continua dunque a essere il commercio il vero protagonista del Vertice, sintetizzato nel documento di 44 punti conclusivo del summit, nei patti commerciali con la Colombia e il Perù, nell’accordo di libero commercio con sei paesi dell’America Centrale e nell’intesa per riprendere a luglio i negoziati per la liberalizzazione commerciale tra l’UE e il Mercosur, fermi dal 2004.

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DISSIDI – Non sono mancati tentativi di boicottaggio. Infatti, molti capi di Stato latinoamericani, tra questi in prima linea il presidente venezuelano Hugo Chávez e il brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, hanno mostrato il loro disaccordo per la partecipazione al summit del presidente honduregno Porfirio Lobo, eletto in continuità al regime golpista, instaurato lo scorso giugno, con il quale fu destituito il legittimo presidente Manuel Zelaya. La soluzione è stata trovata con l’accettazione di Lobo di partecipare alle conferenza tra i 27 e l’America centrale, evitando la riunione conclusiva dei 60 leader.

PARADOSSI – In primis non c’è stata nessuna evoluzione per la creazione di un’alleanza strategica e, come ha sottolineato il presidente cileno Sebastián Piñera, che si occuperà del VII Vertice che si terrà a Santiago nel 2012, il processo bi regionale appare “lento”. Inoltre, la presenza defilata di Catherine Ashton, l’alto rappresentante per l’Unione europea per la politica estera e la sicurezza comune, che ha partecipato ai lavori in veste non ufficiale, ha reso insufficienti gli sforzi spagnoli e portoghesi verso un miglioramento delle relazioni oltreoceano perché per raggiungere questo obiettivo è necessario che anche le alte cariche europee in materia siano coinvolte. Nonostante il Trattato di Lisbona preveda infatti un rafforzamento della politica estera comunitaria con la creazione di questa nuova figura istituzionale, manca ancora un disegno strategico nei confronti dell’America Latina. Infine, secondo alcuni Capi di Stato latinoamericani come il presidente boliviano Evo Morales, gli accordi UE, come il recente con la Colombia e il Perù, si presenterebbero come ostacoli aumentando il grado di dipendenza economica e di conseguenza incrementando il livello di povertà e disuguaglianza in cui si trovano i paesi latinoamericani. Ciò spiega il motivo per cui la Bolivia si è sempre dichiarata contraria a negoziare con l’UE qualsiasi questione di tipo commerciale che riguardi il libero commercio.

Valeria Risuglia

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