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Il neo-colonialismo russo nel Sahel

In 3 sorsi – I Paesi del Sahel sono attraversati da grandi cambiamenti negli ultimi anni, con realtĂ  coinvolte da golpe militari e instabilitĂ . In tale contesto, la Russia punta a una politica neo-coloniale che sostituisca il tradizionale ruolo francese (e occidentale) nella regione.

1. IL CREMLINO SI SOSTITUISCE ALLA FRANCIA (E ALL’OCCIDENTE) NEL SAHEL

La Francia, il Paese europeo piĂą interessato agli sviluppi dell’Africa occidentale, fatica a mantenere la storica posizione nella regione, dove l’ultimo colpo di Stato in Niger del 2023, avversato dall’Occidente e sostenuto da Mosca, è stato un ulteriore colpo alle ambizioni di Parigi. Ambizioni recentemente messe in discussione anche in Ciad sempre piĂą sensibile alle avances dei russi e, sullo sfondo, dei cinesi.
Le difficoltĂ  dell’Unione Europea di concludere accordi su gestione dei flussi e cooperazione con i Paesi del Sahel sono parte del problema migratorio europeo, che per Mosca è una opportunitĂ  di propaganda a sostegno dei partiti piĂą euroscettici e pro-Cremlino, i quali hanno costruito molto del proprio capitale politico sulla retorica contro le migrazioni irregolari.
Gli Stati Uniti non hanno grandi interessi in Africa Occidentale, né dal punto di vista economico, né dal lato militare, avendo accettato di ritirare il proprio contingente militare dal Niger nel 2023 senza opporre resistenza, memori di eventi passati come il fallimentare intervento in Somalia nel 1993, culminato nella sconfitta nella battaglia di Mogadiscio, che costò la vita a 18 soldati americani.
Mosca ha così buon gioco nell’introdursi nel Sahel con proprie truppe e consiglieri militari, non avendo l’UE possibilitĂ  di inviare contingenti comuni per stabilizzare la regione senza un mandato ONU e senza l’aiuto di Washington. 

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Fig. 1 – Il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov insieme al collega del Mali Abdoulaye Diop nel febbraio 2024

2. DALL’OPERAZIONE SERVAL ALLA SPREGIUDICATEZZA MILITARE DI MOSCA NEL SUPPORTO AI GOLPISTI

La conferma dell’uscita di Burkina Faso, Mali e Niger dalla ComunitĂ  Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS), prevista per la fine del primo semestre del 2025, segna il definitivo avvicinamento, in atto da anni, a Russia e Cina, che si sostituiscono al tradizionale ruolo francese nella regione, basato su un’importante presenza militare nell’ambito delle diverse operazioni militari, quali ad esempio Serval e Barkhane, avviate da Parigi, in accordo con Bamako, per fermare le milizie separatiste e jihadiste operanti nel Nord.
Il Cremlino ha sostenuto le recenti giunte militari golpiste del Sahel sia per la sua esperienza nel combattere le forze islamiste, sia per la disponibilitĂ  di attrezzature e forniture militari, che assicurano lucrosi contratti, rendendo tali Paesi dipendenti da Mosca per gli armamenti.
La spregiudicatezza con cui la Russia effettua le proprie operazioni militari all’estero, in Siria come in Ucraina, è alla base della strategia con la quale opera contro le milizie separatiste nel Sahel, curandosi poco degli effetti collaterali o delle distruzioni di villaggi o infrastrutture, un’idea condivisa con le giunte locali, aventi come primo obiettivo stroncare con la forza ogni possibile ribellione interna.

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Fig. 2 – Il capo della giunta golpista del Burkina Faso, Ibrahim Traore, insieme a Vladimir Putin durante il summit Russia-Africa del luglio 2023

3. IL NEO-COLONIALISMO RUSSO CONTRO QUELLO STORICO OCCIDENTALE IN AFRICA

La Russia si è giovata di alcuni fattori nell’accreditarsi presso le giunte militari del Sahel. Innanzitutto l’estraneitĂ  al dominio coloniale storico della Francia, un aspetto che una parte della popolazione locale non ha dimenticato e sul quale la propaganda russa ha giocato al fine di promuovere la propria immagine di Paese portatore di un ordine mondiale piĂą equo verso l’Africa, ottenendo in cambio anche supporto politico in sede ONU riguardo al conflitto russo-ucraino.
I Governi golpisti, tuttavia, legandosi troppo a Mosca ne subiscono l’influenza al punto da arrivare a una dipendenza che può portare, in una area di forte instabilitĂ  e con tradizione di colpi di Stato, a eventuali futuri rovesciamenti, come avvenuto, ad esempio, negli anni Novanta con la fine in Etiopia del regime di Menghistu, sostenuto dai sovietici.
Mosca, infatti, non è interessata a un vero sviluppo economico in tali Paesi, con la costruzione di infrastrutture e fabbriche, a differenza di quanto fatto dalla Cina in altre realtà africane come il Kenya, dove comunque Pechino ha creato il terreno per esportare i propri prodotti.
La Russia ha puntato, essenzialmente, a sostituirsi alle truppe francesi, in modo da concludere accordi per forniture militari, insediare basi con soldati e mercenari, e avviare accordi per lo sfruttamento minerario di oro e diamanti in Burkina Faso e Mali, circostanze che non creano lavoro per la popolazione e non aumentano le capacità infrastrutturali della regione, esponendo così i Governi locali a possibili futuri tumulti.

Lorenzo Pallavicini

The Great Mosque of DjennĂ© in Mali is the largest mud brick building in the world.” by www.ralfsteinberger.com is licensed under CC BY

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Perchè è importante

  • La competizione Occidente-Mosca nel Sahel.
  • La spregiudicatezza militare del Cremlino nel sostegno ai golpisti di Mali e Niger.
  • Il neo-colonialismo russo: forniture militari e sfruttamento delle materie prime.

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Lorenzo Pallavicini
Lorenzo Pallavicini

Nato a Cuneo nel 1985, con esperienze politiche a livello locale e regionale in Piemonte,
viaggiatore con esperienza pluridecennale, autore di articoli di attualitĂ  locale e politica su
testate locali, da diverso tempo interessato alla scrittura a carattere geopolitico sulla situazione internazionale di diverse aree nel mondo, in particolare della realtĂ  europea e della Federazione Russa e dei paesi ex membri dell’URSS e della galassia comunista.

 

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