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Le nuove frontiere della Belt and Road Initiative

Analisi – La Cina attraverso la Belt and Road Initiative (BRI) sta allargando il proprio raggio di azione in aree strategiche come l’Artico e Panama, creando una rete di interconnessioni che sostengono la sua ascesa come superpotenza globale. Queste progettualità dovrebbero permettere al Governo di Pechino di aumentare la propria influenza economica e politica e di accedere a risorse strategiche essenziali per ridisegnare l’attuale assetto geostrategico mondiale.

LA BELT AND ROAD INITIATIVE (BRI): UN BREVE PROFILO

La Belt and Road Initiative (BRI) è ormai ramificata in tutti i continenti e rappresenta per la Cina una notevole conquista geostrategica, funzionale all’ascesa globale, focalizzata sulle due direttrici evocate in particolare dalla nuova presidenza americana: l’Artico e Panama. L’immane progetto, chiamato 一带一路, Yīdài yīlù, una cintura, una via, che si ispira alle antiche Vie della Seta, è stato lanciato da Xi Jinping nel 2013 per diventare, in poco più di due lustri, uno dei piani più imponenti del mondo globalizzato, che ha prodotto nuove opportunità strategiche e geografiche per il commercio mondiale, ma anche nuove sfide geopolitiche, economiche e ambientali.
La RPC, quando era all’apice della crescita economica, ha cercato di connettere in questo modo un gran numero di Stati, che nel 2025 arrivano a 149, in un’estesa rete di percorsi che si snodano dall’Asia attraversano l’Europa e l’Africa e raggiungono il continente americano. Attraverso questi corridoi è stato allocato un numero di risorse tale da garantire l’espansione del commercio globale cinese, che ha prodotto un notevole controllo di ampie aree geografiche, strategicamente fondamentali per traghettare il Paese di Mezzo verso nuovi orizzonti. A fronte del blocco di alcuni dei corridoi principali, in un tempo caratterizzato dalla chiusura dei confini nazionali e dalla “militarizzazione” della cybersecurity, il Governo di Pechino ha reso sempre più consistente la propria presenza nell’Artico, per poi spingersi fino al canale di Panama, crocevia dei commerci mondiali, per assicurarsi un posto nel nuovo grande gioco che si sta delineando nel 2025.

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Fig. 1 – Il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres parla durante la cerimonia di apertura del terzo Belt and Road Forum for International Cooperation presso la Grande Sala del Popolo di Pechino, 18 ottobre 2023

LA VIA DELLA SETA POLARE: NUOVE ROTTE E ALLEANZE STRATEGICHE

L’attenzione cinese è concentrata sull’Artico dal 2017, quando venne lanciata la Belt and Road Polare, che si ramifica in due direttrici: il Passaggio a Nord-Est, lungo le coste russe, e quello a Nord-Ovest attraverso il Canada. Questi corridoi permettono di cogliere le opportunitĂ  legate al riscaldamento globale, che ha modificato le condizioni ambientali e atmosferiche della calotta glaciale artica, che è passata infatti da 7 milioni di kmq a 4,6 milioni, un valore destinato a scendere ulteriormente. Il ritiro dei ghiacci sta rendendo navigabili rotte marittime in passato impraticabili, che consentono ora il passaggio dei piĂą importanti flussi commerciali globali con un risparmio di giorni e giorni rispetto alle rotte tradizionali.  Per questo la Cina ha varato in pochi anni diverse navi rompighiaccio: la Xue Long 2, la Zhong Shan Da Xue, la Ji Di e la Tan Suo San Hao, di nuova generazione, che, entrata in servizio nel 2025, ha reso manifeste le ambizioni cinesi a livello commerciale, scientifico, diplomatico e militare. Questa fitta rete di nuovi collegamenti consente alla RPC di investire ingenti risorse in infrastrutture marittime e progetti di ricerca scientifica, cercando connessioni con gli otto Paesi del Consiglio Artico (Russia, Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia e Stati Uniti) da quando, nel 2018 si è definita un Near Artic State, nonostante i 1.500 chilometri che separano il Paese di Mezzo dal Polo. Il Governo di Pechino, nell’ottica della competizione globale, oltre alle considerazioni logistiche e commerciali, mira soprattutto alle infrastrutture di comunicazione in quanto i cavi sottomarini in fibra ottica, posizionati nell’Artico, consentono un aumento della velocitĂ  di trasmissione ed una latenza inferiore (tempo totale di trasmissione dati andata e ritorno). La partnership strategica con la Russia, soprattutto dopo l’invasione dell’Ucraina, ha accelerato questo percorso, consentendo alla RPC la stipula di un gran numero di accordi di cooperazione militare, commerciale e tecnologica e l’accesso a ricche risorse naturali, in particolare petrolio, gas e minerali rari, essenziali per sostenere la crescita economica del Paese.

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Fig. 2 – Un’infografica intitolata “Lo scioglimento dei ghiacciai apre la strada al progetto cinese della Via della Seta Artica”

L’ESPANSIONE DELLA BRI: GLI APPRODI PIÙ RECENTI

Con altre modalità Xi Jinping si è rivolto verso il Centro America, con un’offensiva diplomatica sostenuta da impegnativi investimenti che, tra il 2005 e il 2020, hanno raggiunto i 130 miliardi di dollari in importanti progetti, acquisendo vantaggi strategici e geopolitici, diversificando il proprio paniere energetico, in un’area, ricca di risorse e di vitale importanza per il commercio mondiale.
Il Governo di Pechino ha contribuito allo sviluppo di infrastrutture logistiche, in particolare dighe e porti, imponendo la rottura dele relazioni diplomatiche con la Repubblica di Cina, ancora riconosciuta ufficialmente da Guatemala e Belize, oltre che da alcuni Stati caraibici. L’offensiva di Pechino ha prodotto nel 2017 l’ingresso di Panama, crocevia dei traffici mondiali, nella Belt and Road Initiative, seguito da Uruguay, Cile, Trinidad e Tobago, Bolivia, Antigua e Barbuda, Guyana, Costa Rica, Venezuela, Barbados. La crescente presenza cinese nel Canale ha sollevato preoccupazioni per la sicurezza nazionale americana e ha accelerato il rafforzamento delle politiche di contenimento, determinando nel febbraio 2025 il ritiro di Panama dalla BRI, ufficializzato dal Presidente José Raul Mulino, nonostante le vivaci proteste cinesi.

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Fig. 3 – Vista del Ponte Atlantico sul Canale di Panama

LE PROSPETTIVE PER IL FUTURO DELLA BRI

Il nuovo grande gioco che dall’Artico raggiunge il Centro America, è destinato ad intensificarsi, rendendo sempre più aspra la competizione tra potenze medie e grandi, in un momento storico difficile, per la contrapposizione sistemica, in cui le regole di coesistenza internazionale sembrano sbriciolarsi. In questo contesto la Cina deve fare i conti con i sempre più diffusi problemi ambientali legati all’impatto, spesso devastante, che le infrastrutture legate alla BRI hanno per gli ecosistemi locali. Le prospettive future della Belt and Road Initiative, in continua evoluzione, sono quindi legate a un delicato equilibrio tra espansione economica e responsabilità geopolitica, che consentirà alla Cina, superato lo status di superpotenza ibrida, di navigare le complesse dinamiche che definiranno i nuovi spazi strategici.

Elisabetta Esposito Martino

“Panama Canal Sunset” by TerryDOtt is licensed under CC BY

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Perchè è importante

  • La Cina con la Belt and Road Initiative (BRI) si sta spingendo verso aree strategiche come l’Artico e Panama, forgiando una rete di interconnessioni economiche e politiche  sempre piĂą diffuse e penetranti.
  • L’ascesa come superpotenza globale costituisce una sfida geopolitica, che estende i suoi effetti globalmente, anche in termini di sicurezza globale.
  • Le ambiziose mire tecnologiche, militari e commerciali costituiscono un’aperta sfida sistemica.

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Elisabetta Esposito Martino
Elisabetta Esposito Martinohttp://auroraborealeorientale.wordpress.com/

Sono nata nello scorso secolo, anzi millennio, nel 1961. Mi sono laureata in Scienze Politiche, Indirizzo Internazionale, presso La Sapienza con una tesi sul consolidamento della Repubblica Popolare cinese (1949 – 1957); ho conseguito il  Diploma in Lingua e Cultura Cinese presso l’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente di Roma ed il Perfezionamento in Lingua Cinese presso l’ISMEO. Sono stata delegata italiana per l’International Youth culture and study tour presso la Tamkang University Taipei, e poi docente di discipline giuridiche ed economiche. Ho lavorato come consulente sinologa e svolto attivitĂ  di ricerca. Ora lavoro in un ente di ricerca e continuo la mia formazione (MIP Business School del Politecnico di Milano e dalla SDA Bocconi School of Management, Griffith College di  Dublino, Francis King School of English di Londra, EC S.Julians di Malta). Ho pubblicato sull’”Osservatorio Costituzionale”, dell’associazione italiana dei costituzionalisti  (AIC) , su “Affari Internazionali” e su “Mondo Cinese”.
Dopo aver sfaccendato tra pappe e pannolini per quattro figli, da quando sono cresciuti ho ripreso alla grande la mia antica passione per la Cina, la geopolitica  e le istituzioni politiche e costituzionali. Suono la chitarra, preparo aromatici tè ma non mi sveglio senza… il caffè!

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