In 3 sorsi – Un nuovo ordine esecutivo di Donald Trump potrebbe consentire alla Casa Bianca libertà di operazione nel territorio messicano, ma la Presidente Claudia Sheinbaum non è dello stesso avviso: “La sovranità messicana non sarà mai in discussione”.
1. AL PARI DI ISIS E AL-QAEDA
Il 20 febbraio 2025 è ufficialmente entrato in vigore l’ordine esecutivo firmato da Donald Trump che designa come organizzazioni terroristiche globali sei cartelli della droga messicani e due bande criminali latinoamericane operanti sul suolo statunitense. Nello specifico sono accusati di terrorismo i cartelli di Sinaloa, di Jalisco Nuova Generazione, del Nordest, la Familia Michoacana, i Cárteles Unidos e le bande associate Tren de Aragua e la MS-13, conosciuta, oltre per essere una delle gang più pericolose su scala mondiale, con il nome di Mara Salvatrucha. L’azione, secondo la nuova Amministrazione repubblicana, è giustificata dall’incessante emergenza del fentanyl che sta colpendo gli States, dalle numerose morti al confine e dalle crescenti crisi migratorie alimentate anche dai narcos, che, oltre ad avere il dominio del flusso di stupefacenti, facilitano il traffico di esseri umani, imponendo costi elevati ai profughi che si affidano ai signori della droga per attraversare illegalmente il confine con la speranza di sfuggire ai controlli del U.S. Customs and Border Protection.
Fig. 1 – La violenza al confine tra Messico e Stati Uniti continua ad aumentare: 21 morti collegate ai cartelli solo nei primi dieci giorni di marzo
2. IN CHE MODO OPERARE?
La nuova classificazione sembrerebbe aprire un ampio ventaglio di possibilità operative per gli apparati di sicurezza degli Stati Uniti. In primo luogo, il National Counterterrorism Center (NCTC), agenzia deputata al coordinamento delle attività antiterrorismo, e la CIA vedono estesa la propria giurisdizione, potendo ora giustificare una presenza più aggressiva in America Latina senza sottostare ai consueti vincoli burocratici e diplomatici. Non a caso, due giorni prima dell’entrata in vigore dell’ordine, l’intelligence ha intensificato i voli di ricognizione sul territorio messicano. A tale riguardo, l’approccio che Washington dovrà attuare ha prodotto, però, alcune divisioni all’interno del Partito Repubblicano. Da un lato, personalità come Sebastian Gorka, direttore senior per l’antiterrorismo alla Casa Bianca, sostengono la necessità di un intervento militare unilaterale per cercare di smantellare le infrastrutture dei narcos. Al contrario, esponenti più cauti, tra cui Stephen Miller, vice capo dello Staff, temono che un’eccessiva pressione rischi di minare la cooperazione con le Forze Armate messicane, cruciale per il contenimento dei flussi migratori, soprattutto visti i recenti risultati: la Segretaria del Dipartimento per la Sicurezza Interna degli Stati Uniti, Kristi Noem, ha annunciato che sabato 24 febbraio la dogana e la protezione delle frontiere hanno trattenuto solo 200 persone al confine meridionale, il numero più basso in un unico giorno in oltre 15 anni.
Fig. 2 – Il direttore dell’antiterrorismo Sebastian Gorka, sostenitore della politica del pugno di ferro contro i cartelli della droga
3. IL GOVERNO MESSICANO È FORTE
Ma in questo mare magnum di possibilità statunitensi non si sono fatti attendere le parole e i fatti della Presidente messicana Claudia Sheinbaum. Preoccupata fin da subito che il nuovo ordine esecutivo potesse comportare una violazione della sovranità del territorio messicano da parte di Washington, Sheinbaum ha dichiarato che qualsiasi azione da parte della Casa Bianca contro i cartelli dovrà avvenire in maniera congiunta con il Governo di Città del Messico, annunciando possibili emendamenti costituzionali per limitare l’operatività autonoma di agenti stranieri sul territorio messicano. Inoltre, seguendo la stessa logica con cui il provvedimento è stato approvato, la Presidente ha più volte ribadito che anche le aziende statunitensi produttrici di armi potrebbero essere accusate di terrorismo, visto che lo stesso Dipartimento di Giustizia USA ammette che il 74% delle armi sequestrate ai criminali oltre confine proviene dagli Stati Uniti. I giudici della Corte Suprema, però, non ritengono che le due questioni siano sufficientemente interconnesse. Nel frattempo, anche a causa delle minacce sui dazi (nuovamente posticipati, questa volta al 2 aprile), il Messico, in controtendenza alla politica Abrazos, no balazos attuata dall’ex Presidente López Obrador, ha intensificato le operazioni contro i narcos e secondo i dati ufficiali, da quando Sheinbaum è entrata in carica, sono state confiscate più di 90 tonnellate di droga e quasi 5mila armi, con 10.148 persone arrestate. In ogni caso, nonostante i risultati raggiunti, uniti alle parole di assoluto rispetto che Trump continua a riservare alla leader messicana, gli Stati Uniti rimangono vigili: ancora indecisi su quale approccio adoperare, ma consapevoli che la lotta alla droga giocherà un ruolo chiave nelle relazioni tra i due Paesi.
Simone Grussu
“Washout Norfolk-18” by U.S. Marshals Service is licensed under CC BY