In 3 Sorsi – Sono ormai decenni che il Barotseland, regione dello Zambia, ambisce a raggiungere la tanto desiderata autonomia, se non una vera indipendenza rispetto al Governo centrale di Lusaka, il quale fino ad ora è stato piuttosto reticente.
1. IL BAROTSELAND PRIMA DELLA DECONOLONIZZAZIONE
I confini africani emergono in tutta la loro artificialità quando si specchiano con la varietà culturale, etnica, religiosa e di gestione del territorio di un continente tanto vasto e variegato. Il Barotseland era un antico Regno che comprendeva diverse regioni degli attuali Zambia, Angola, Botswana e Namibia, nonché parti del Katanga, nella Repubblica democratica del Congo. In quelle terre, alla fine dell’Ottocento, il Regno Unito aveva iniziato a finanziare delle esplorazioni e ad acquistare concessioni volte principalmente alla prospezione mineraria. Sotto la guida di Cecil Rhodes, la British South Africa Company (BSAC) firmò alla fine degli anni Ottanta dell’Ottocento una concessione con il Barotseland. Attraverso il metodo dell’indirect rule, che prevedeva il coinvolgimento della dirigenza politica locale africana nella gestione del potere, il Regno Unito è riuscito poi a insediarsi sempre di più nella regione, fino ad arrivare, nel 1899, a dichiararla un suo protettorato.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Attivisti del Barotseland escono da un tribunale di Lusaka dopo la rinuncia da parte dello Zambia a procedere in giudizio contro il loro sostegno alla causa secessionistica, 1° novembre 2013
2. L’INDIPENDENZA DELLO ZAMBIA E LE CONSEGUENZE PER IL BAROTSELAND
Un punto cruciale nella storia del Barotseland arriva con la decolonizzazione del continente africano che, a partire dalla seconda metà del Novecento, vede il progressivo ritiro delle potenze europee dai rispettivi possedimenti. Nel 1964, in particolare, la Rhodesia del Nord ottiene l’indipendenza con il nome di Zambia, ponendo come capitale la città di Lusaka. L’ipotesi di creare uno Stato confederale, vagheggiata per un certo periodo, tramonta ben presto con l’annessione del Barotseland al neonato Zambia, che riduce nei fatti il Regno all’interno di quella che oggi è la suddivisione amministrativa della Western Province. Sebbene una certa autonomia – a eccezione di quella politica – fosse stata inizialmente riconosciuta al Barotseland, la politica del primo Presidente zambiano Kenneth Kaunda fu prettamente di stampo centralistico. Qualche anno dopo, precisamente nel 1969, al Barotseland fu definitivamente strappato il sogno di divenire uno Stato indipendente – o quantomeno componente di una confederazione, – rimanendo ufficialmente una semplice provincia dello Zambia. Nonostante ciò, il Barotseland rimane fermo nel rivendicare ancora oggi la volontà non solo di una forte autonomia, ma in certi casi addirittura di una secessione dal territorio al quale, a parere di una buona parte dei suoi abitanti, è stato ingiustamente annesso.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Il Presidente dello Zambia, Hakainde Hichilema, interviene alla conferenza sul processo di pace in Sud Sudan, presso la State House di Nairobi, Kenya, il 9 maggio 2024
3. QUALE FUTURO PER IL BAROTSELAND?
Il Barotseland, oltre a un proprio Re che, muovendosi dall’abituale residenza sudafricana, di tanto in tanto occupa un “Palazzo reale” nel capoluogo Mongu, ha una propria bandiera e un proprio inno e, in linea con i tempi moderni, anche un sito web in cui si trovano interessanti informazioni sulla storia, le attività e i progetti perseguiti. Dal sito è possibile anche conoscere le diverse iniziative economiche e socioculturali del Consiglio comunale di Mongu. Ad oggi, contrariamente alle popolazioni degli Nkoya e degli Mbunda, è principalmente il gruppo dei Lozi – peraltro il più numeroso del territorio – a voler separare il proprio destino da quello dello Zambia, ma le richieste rimangono inascoltate. Il Governo centrale di Lusaka fa leva su quella che viene definita una “shared identity”, quell’identità comune che, attraverso il dialogo e il mutuo rispetto, dovrebbe tenere legata indissolubilmente la regione al resto del Paese. Tuttavia, se al momento l’accoglimento dell’ipotesi indipendentistica è fuori dall’agenda del Governo centrale, non è da escludersi che con le future elezioni presidenziali, previste per il 2026, non emergano aperture e spazi di dialogo tra Lusaka e Mongu. Oltre all’autonomia, sul tavolo negoziale ci sarebbero molti temi, a cominciare dalla riforma fondiaria, che in Barotseland, come nelle altre province zambiane e in vari Stati africani, deve fare i conti con un accentramento delle proprietà e una gestione inadeguata, che limita molto la possibilità di uno sfruttamento moderno e efficiente dell’agricoltura.
Livia Daccò Coppi
“Losi celebratory and ceremonial singing and dancing is done in traditional dress, Barotseland, Zambia – photo Gordon Homer” by Transfrontier Conservation Areas Southern Africa is licensed under CC BY-ND