In 3 sorsi – In una recente intervista rilasciata a un periodico internazionale, il nuovo CEO di Yacimientos de Litio Bolivianos (YLB), Omar Alarcón, ha chiarito le questioni sulla gestione dei nuovi investimenti russi e cinesi in Bolivia per l’estrazione di litio.
1. LA GRANDE CORSA ALL’ORO BIANCO
Per chi mastica l’argomento delle energie rinnovabili, è impossibile non associare il termine litio alla Bolivia. Il Paese andino detiene infatti le maggiori risorse di questo metallo al mondo, grazie all’immensa estensione del Salar de Uyuni, un deserto salato di quasi 12mila chilometri quadrati, considerato una delle più grandi riserve naturali di litio esistenti. Questo ambitissimo metallo, essenziale per la produzione di batterie, sia per dispositivi elettronici che per veicoli elettrici, è al centro di una competizione globale sempre più accesa. La transizione energetica e la corsa verso una mobilità a zero emissioni hanno spinto la domanda di litio a livelli senza precedenti, rendendolo una risorsa strategica per le grandi potenze internazionali. Legate da affinità politiche e strategiche, Cina e Russia hanno deciso di investire nella Bolivia per assicurarsi una fonte privilegiata di questo metallo prezioso. Il loro obiettivo è quello di rafforzare la propria posizione nella corsa alla mobilità elettrica e ridurre il margine di manovra degli Stati Uniti, tradizionalmente uno dei principali attori nel settore delle batterie e delle materie prime critiche.
Fig. 1 – Inaugurazione dell’impianto industriale di carbonato di litio in Bolivia
2. L’ETERNA DISPUTA SULLE RISORSE DI LITIO BOLIVIANE
Russia e Cina, attraverso le rispettive Uranium One Group e Hong Kong CBC Investment Corporation, hanno rafforzato la presenza in Bolivia con un accordo economico (entrambe verso la fine del 2024), di oltre un miliardo di dollari con Yacimientos de Litio Bolivianos (YLB), l’impresa statale incaricata dell’estrazione del litio nel Paese. Il nuovo CEO di YLB, Omar AlarcĂłn, in un’intervista a un quotidiano spagnolo, ha ribadito che la produzione procede in modo sostenibile sia dal punto di vista economico che ambientale, avendo ottenuto l’approvazione degli enti competenti. Tuttavia, AlarcĂłn ha ammesso che, a causa di problemi legati alla purezza del litio estratto, il Paese non è ancora in grado di sviluppare una filiera completa per la produzione di batterie, come inizialmente previsto. Ha però sottolineato che si stanno creando le condizioni necessarie per avviare l’industrializzazione. AlarcĂłn ha anche commentato le proteste nella regione di PotosĂ, storicamente al centro del dibattito sull’estrattivismo, chiarendo che la richiesta di aumentare la quota del 3% (ossia le percentuale delle royalties che le imprese devono versare allo Stato e alle Amministrazioni locali per lo sfruttamento delle risorse naturali in Bolivia) prevista dalla Costituzione non verrĂ accolta, poichĂ© l’impresa sta operando nel rispetto delle normative vigenti.
Fig. 2 – Un operaio regge la bandiera boliviana durante l’inaugurazione del nuovo impianto di produzione di carbonato di litio di proprietà statale Yacimientos de Litio Bolivianos (YLB)
3. LE CONSEGUENZE GEOPOLITICHE PER CINA E RUSSIA
Nonostante gli accordi siglati, la Bolivia continua a essere un Paese complesso con cui fare affari. Da sempre un territorio difficile per gli investitori stranieri, anche questa volta non ha mancato di complicare la situazione con forti proteste, ritardi nella produzione e ostacoli burocratici. La mancanza di know-how e l’opposizione delle comunità locali hanno rallentato l’estrazione del litio, impedendo di ottenere i risultati sperati. Gli anni passano, ma ancora una volta la regione di Potosà si trova a condizionare gli equilibri globali, sedendo al tavolo delle grandi potenze, forse senza nemmeno rendersene conto. Tuttavia, il rischio è quello di infliggere un danno significativo alla Bolivia stessa, aggravandone la posizione geopolitica. Per la Cina, eventuali ritardi nell’approvvigionamento di litio significherebbero prolungare la dipendenza da fornitori più vicini all’orbita statunitense, come Australia e Argentina, soprattutto dopo l’elezione di Javier Milei. Per la Russia, che gioca un ruolo secondario nella corsa al litio, le conseguenze sarebbero meno gravi, ma il ritardo potrebbe comunque compromettere le relazioni strategiche con il Paese sudamericano. Il vero nodo per la Bolivia è che un’eccessiva instabilità potrebbe spingere le aziende estere a dirottare i loro investimenti altrove, privilegiando Stati vicini come Argentina e Cile, più affidabili sul piano della produzione. Se la Bolivia non riuscirà a garantire un ambiente favorevole agli investimenti, rischia di perdere un’opportunità cruciale in uno dei mercati più strategici del futuro.
Mattia Alfano
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