In 3 Sorsi – Il PKK ha accolto la decisione del proprio leader Abdullah Ocalan, detenuto in Turchia dal 1999, di sciogliere l’organizzazione e trovare un accordo per normalizzare i rapporti con Ankara. Varie sono le cause che hanno reso possibile tale svolta.
1. L’APERTURA DELLA TURCHIA E LE PREOCCUPAZIONI DI OCALAN
Con un comunicato diffuso il 12 maggio, il PKK ha annunciato la propria dissoluzione. L’organizzazione paramilitare e politica curda, fondata nel 1978 con l’obiettivo di ottenere l’indipendenza del Kurdistan, ha così risposto positivamente alla richiesta di Recep Tayyip Erdogan di un accordo per la normalizzazione dei rapporti tra Ankara e mondo curdo. L’apertura del Presidente turco era avvenuta tramite una presa di posizione, da parte del suo alleato di Governo di estrema destra Devlet Bahceli, nel senso di proporre una grazia al leader del PKK Abdullah Ocalan in presenza di una dissoluzione del suo movimento. A ciò erano seguiti vari incontri tra delegazioni dei DEM, partito rappresentativo degli interessi della comunità curda in Turchia, e Ocalan nel carcere di İmralı, sul Mar di Marmara, per poter accertare i presupposti di uno storico accordo tra le parti. In questo contesto, sin dall’inizio si era potuta constatare una disponibilità di Ocalan alla dissoluzione del PKK come conseguenza di un negoziato serio e impostato su solide basi.
La ragione principale alla base di tale scelta, secondo l’analista del Middle East Institute Gönül Töl, è data dalla posizione di “debolezza” in cui il PKK percepisce di trovarsi. Consapevole del rischio di lasciare in eredità ai successori un movimento sempre più esposto alla superiorità bellica di Ankara, Ocalan avrebbe dunque preferito creare i presupposti per costruire un futuro di pace e speranza.
Fig. 1 – Un giovane curdo tiene in mano un poster del leader del gruppo militante del PKK incarcerato, Abdullah Ocalan, durante le celebrazioni di Newroz il 21 marzo 2025 a Diyarbakir, in Turchia.
2. LE CONTINGENZE DI POLITICA ESTERA FAVOREVOLI AL DISEGNO DI ERDOGAN
La decisione di Erdogan di aprire al PKK risiede nella presenza di cause esterne che lo inducono a ritenere favorevoli i tempi per procedere a questo passo.
Per quanto concerne lo scenario internazionale, il capo di Stato turco ha ottenuto uno dei maggiori successi della propria Presidenza con la caduta del regime siriano di Bashar al-Assad. La conseguente conquista del potere da parte del movimento Hay’at Tahrir al Sham, supportato militarmente da Ankara, ha rappresentato l’epilogo ideale per il Presidente turco. Ciò è comprovato dalle dichiarazioni di Erdogan sul tema, secondo le quali “la Turchia si ritiene soddisfatta per il forte impegno dimostrato da Ahmed al-Sharaa (Presidente siriano, n.d.r.) nella lotta contro il terrorismo, che provenga dall’ISIS o dal PKK”. Tali parole dimostrano sia l’importanza attribuita dal Presidente turco al dossier curdo, sia la sua consapevolezza del fatto che gli eventi di politica estera possono influire positivamente sulla risoluzione dei contrasti con il PKK.
Isolare il movimento armato curdo rappresenta, secondo la sua visione, il presupposto per determinare in esso la consapevolezza dell’urgenza di deporre le armi per prevenire scenari futuri sfavorevoli alla propria causa.
Fig. 2 – Il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan stringe la mano all’omologo siriano Ahmed al-Sharaa nel 2025 ad Ankara, in Turchia
3. GLI AUSPICI DEL MONDO CURDO E LA STRATEGIA DI ERDOGAN
La consapevolezza dell’opportunitĂ di raggiungere un accordo con Ankara, date le difficoltĂ del momento, non basta per leggere questa svolta, che si spiega anche con la volontĂ della societĂ curda, rappresentata in Parlamento dal DEM Party, di giocare un ruolo attivo nello scenario politico del Paese. Come riferito dal deputato Cengiz Candar, il mondo curdo si aspetta dal Governo turco l’assunzione di decisioni realmente in linea con l’intenzione di superare l’era dello scontro armato. Per farlo, dal suo punto di vista, occorre innanzitutto abbandonare la pratica delle “detenzioni strategiche”, consistenti nell’adozione di misure preventive nei confronti dei politici curdi accusati di “partecipazione ad attivitĂ terroristiche” o “complicitĂ nel terrorismo”. Solo su queste basi, a partire dal possibile rilascio del leader curdo Selahattin Demirtas e ovviamente a quello del volto della “lotta armata” Ocalan, la comunitĂ curda ritiene che si possa guardare con maggior fiducia a un futuro nel quale il confronto e la dialettica parlamentare rappresentino la cifra dei rapporti politici tra le parti.
Nel reagire all’annuncio della dissoluzione del PKK, Erdogan ha affrontato anche quest’aspetto, dichiarando esplicitamente che “la pratica di sostituire i Sindaci curdi con dei fiduciari diventerà molto più rara”. Il Presidente turco ha dunque aperto alla restituzione di un ruolo politico stabile ed effettivo al mondo curdo. Con il concreto verificarsi di tale realtà che dipenderà dall’intenzione delle parti coinvolte di non venir meno alle proprie posizioni.
Michele Maresca
Immagine di copertina: “Yezidi YBĹž & PKK Guerilla” by Kurdishstruggle is licensed under CC BY.