Analisi – La scomparsa di José “Pepe” Mujica apre una riflessione sull’eredità politica e morale di una figura simbolo, capace di lasciare un segno profondo in Uruguay e nel mondo.
LA STORIA DI ‘PEPE’
José Mujica, detto “Pepe”, nasce il 20 maggio del 1935 a Montevideo, capitale dell’Uruguay, in una famiglia umile. Fin da giovane si interessa di politica e inizialmente si avvicina al Partito Nazionale uruguaiano, oggi all’opposizione. Nella decade degli anni Sessanta cambia sponda politica e abbraccia idee più rivoluzionarie, fondando il Movimento della Liberazione Nazionale – Tupamaros, un gruppo di guerriglia urbana di sinistra, ispirata alla rivoluzione cubana e al marxismo. I Tupamaros compiono crimini quali aggressioni, rapimenti ed omicidi e Mujica viene arrestato quattro volte, ma riesce sempre a evadere dal carcere. Addirittura nel 1971 realizza quella che tutt’oggi viene considerata l’evasione più grande della storia dell’Uruguay: insieme a un altro centinaio di detenuti, Pepe riesce a scappare dal carcere di Montevideo, passando da un tunnel sotterraneo. Nel 1972 viene nuovamente arrestato e questa volta trascorre 14 anni detenuto sotto la dittatura militare, instaurata l’anno successivo alla sua cattura. Durante gli anni di prigionia Mujica vive in condizioni disumane, subisce torture e spende lunghi periodi in isolamento. La dittatura lo considera un ostaggio, minacciando di giustiziarlo in caso di azioni dei Tupamaros. È solo con il ritorno alla democrazia nel 1985 e la firma dell’amnistia con la dittatura che Mujica viene liberato. In seguito alla sua liberazione, Pepe lascia la lotta armata per la politica formale e aderisce alla coalizione di sinistra del Frente Amplio. Da questo momento inizia una lunga carriera politica, che lo porta nel 1994 a essere eletto Deputato e nel 1999 Senatore. Nel 2005 diventa ministro dell’Allevamento e dell’Agricoltura nel primo Governo della coalizione di sinistra del Frente Amplio, sotto la presidenza di Tabaré Vázquez, e nel 2009 viene eletto Presidente dell’Uruguay, ottenendo il 54,63% dei voti al ballottaggio contro l’ex Presidente Luis Alberto Lacalle, padre di Luis Lacalle Pou. Terminata l’esperienza alla presidenza, Mujica viene eletto Senatore per i periodi 2015-2020 e 2020-2025, tuttavia nel 2020, all’età di 85 anni, rinuncia all’incarico, ritirandosi definitivamente dalla politica. Nel corso della sua vita, Mujica è accompagnato dalla compagna sentimentale e politica Lucía Topolansky. Entrambi Tupamaros, si conoscono negli anni Settanta durante una operazione clandestina e poco dopo il loro incontro vengono arrestati e imprigionati. Si rivedono una volta liberati nel 1985, e Lucía, come Pepe, riprende l’attività politica, ricoprendo ruoli istituzionali di grande rilievo, tra cui quello di Senatrice e, nel 2017, di vicepresidente della Repubblica. I due condividono ideali e lo stesso stile di vita austero, diventando una coppia simbolo dell’impegno sociale e della sinistra uruguayana. Nel 2005, dopo vent’anni di convivenza, si sposano e restano insieme fino al 13 maggio 2025, quando Mujica muore in seguito a un cancro all’esofago e al fegato.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Jose Mujica insieme alla moglie Lucía Topolansky
GLI ANNI DELLA PRESIDENZA
Durante gli anni della presidenza di Mujica (2010-2015) vengono promulgate riforme sociali che rivoluzionano l’ambiente politico locale. Nell’ottobre del 2012 viene approvata la legge che legalizza l’aborto e l’Uruguay diventa il primo Paese latinoamericano che permette un controllo medico della pratica. La decisione viene presa, poiché in quel momento si stavano realizzando una media di circa 30mila aborti illegali per anno, molti dei quali comportavano il decesso delle donne. La legge prevede che l’aborto venga effettuato dal sistema sanitario pubblico e presenta alcune peculiarità: colei che desidera abortire legalmente è obbligata a presentarsi davanti a una commissione composta da un medico, uno psicologo e un assistente sociale, i quali illustrano le alternative all’interruzione della gravidanza. Successivamente, la gestante ha un periodo di cinque giorni per riflettere e dare una risposta alla stessa commissione. In caso di stupro o incesto è invece sufficiente presentare una denuncia penale. Nello stesso 2012, inoltre, in Uruguay si approva la legge sul matrimonio egualitario, riconoscendo il diritto delle coppie dello stesso sesso a sposarsi in condizioni di parità. L’anno successivo, invece, con una legge pionieristica a livello mondiale, Mujica legalizza la marijuana. La legge prevede una regolamentazione totale da parte dello Stato, dal seme alla vendita, e si permettono quattro alternative per ottenere la cannabis: l’autocoltivazione, i club della cannabis, la cannabis medicinale e la cannabis ricreativa prodotta e commercializzata dallo Stato attraverso alcune farmacie. In tutti i casi, la quantità è limitata per evitare la creazione di un mercato nero. Mujica personalmente non si dichiara mai a favore della cannabis, ma decide di legalizzarne il commercio, sostenendo che il proibizionismo aveva fallito e che voleva sottrarre una parte del mercato al narcotraffico. Dal punto di vista economico, durante gli anni di Mujica, l’economia uruguaiana cresce con una media annuale del 5,4%, la povertà e la disoccupazione si mantengono a livelli bassi e il salario reale aumenta. Inoltre, Mujica avvia una riforma che cambia il sistema energetico, orientato alla sostenibilità, potenziando parchi eolici e impianti a biomassa accanto alle centrali idroelettriche. L’Amministrazione di Mujica affronta anche una serie di fallimenti. In particolare, il suo Governo aumenta significativamente la spesa pubblica, ampliando così il disavanzo fiscale e portando i suoi oppositori ad accusarlo di sprechi. Inoltre, in materia di educazione, Mujica non attua le riforme promesse durante la campagna elettorale, e lui stesso definisce la gestione in questo campo come un fallimento. Allo stesso modo, nonostante i numerosi tentativi e annunci, non riesce a rilanciare il trasporto ferroviario in Uruguay, né a concretizzare il progetto di costruire un porto oceanico nella zona est del Paese. Probabilmente, il momento più delicato per l’Amministrazione Mujica è il fallimento della compagnia aerea statale uruguaiana Pluna e lo scandalo che ne è seguito. Infatti, nel 2012 la compagnia dichiara bancarotta e mette all’asta sette aerei. Tuttavia, emergono irregolarità in merito all’offerta da parte della società fantasma Cosmo, presumibilmente avanzata con l’avallo del Governo. Risultano coinvolti nello scandalo l’allora Presidente della Banca della Repubblica, Fernando Calloia, e l’allora Ministro dell’Economia, Fernando Lorenzo. Nonostante gli insuccessi del suo Governo, quando Mujica lascia la presidenza, gode di un livello di approvazione del 63%.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – José “Pepe” Mujica
IL MONDO SALUTA MUJICA
La morte di Mujica causa profonda commozione in Uruguay e in tutta l’America Latina, nonché nel resto del mondo. Yamandú Orsi, delfino di Mujica e attuale Presidente dell’Uruguay, nelle sue condoglianze si riferisce a Mujica come a “un Presidente, un attivista, un riferimento e un leader”. Il presidente della Colombia, Gustavo Petro, lo saluta affermando: “Addio, amico mio. Che l’America Latina abbia un giorno un inno, che il Sud America si chiami un giorno: Amazonía”. E ancora, la Presidentessa del Messico, Claudia Sheinbaum, sottolinea “la saggezza, il pensiero e la semplicità che lo caratterizzavano”. Messaggi di cordoglio giungono anche dal Presidente cileno Gabriel Boric, da Santiago Peña, dal paraguayano Bernardo Arévalo, dal Guatemala e dalla Cancelleria brasiliana. Nicolás Maduro, invece, descrive Mujica come “un uomo umile e instancabile combattente sociale”. Dalla Spagna, il capo del Governo, Pedro Sanchez, scrive sulla sua pagina X: “Un mondo migliore. Questo è ciò in cui Pepe Mujica credeva, per cui ha fatto campagna e per cui ha vissuto. La politica ha senso quando è vissuta così, con il cuore. Il mio più profondo affetto per la sua famiglia e per l’Uruguay. In Uruguay, 60mila persone hanno partecipato alla veglia di Mujica, con la presenza dei Presidenti del Brasile Lula e del Cile Boric. Come da suo ultimo desiderio, Mujica verrà cremato e sarà sepolto nella sua casa, sotto un albero, accanto alla sua amata cagnolina Manuela.
L’EREDITÀ DI MUJCIA
Per la semplicità con cui vive da Presidente, le sue critiche al consumismo e le riforme sociali che promosse, Mujica lascia un’impronta indelebile in Uruguay, nella politica mondiale e nella coscienza collettiva dell’America Latina. Durante il suo mandato, sceglie di non trasferirsi nella residenza presidenziale e preferisce restare con sua moglie nella modesta casa di entrambi alla periferia di Montevideo, senza personale di servizio e con una sicurezza minima. Mujica mantiene uno stile di vita austero, che gli è valso il titolo di “Presidente più povero del mondo”. Pepe dona una buona parte del suo stipendio al suo gruppo politico (il Movimento di Partecipazione Popolare) e al Plan Juntos (il Piano Insieme), un’iniziativa per costruire abitazioni destinate ai più poveri della società. Questi gesti contribuiscono a far eleggere nel 2013 l’Uruguay “Paese dell’anno” dall’Economist e a far inserire Mujica nella lista delle 100 persone più influenti del mondo del Times nel 2014. Ma a sancire la fama internazionale di Mujica è il discorso che tiene alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile (Rio+20) del 2012, in cui mette in discussione il consumismo sfrenato e si fa promotore di un approccio più umano e sostenibile. A livello regionale, Mujica ha un ruolo chiave nei forum come l’Unione delle Nazioni Sudamericane (Unasur) e il Mercato Comune del Sud (Mercosur). Durante la sua presidenza, lavora per l’integrazione regionale e per il rafforzamento della cooperazione tra i Paesi dell’America Latina, promuovendo l’unione di fronte alle sfide globali. Barack Obama lo descrive come “un leader in tutto l’emisfero”. In America Latina, Mujica mantiene un rapporto stretto con diversi presidenti, sebbene sempre da una posizione indipendente e critica. La sua amicizia con leader come il brasiliano Lula e l’argentina Cristina Fernández de Kirchner rifletteva la sua affinità ideologica, ma è anche noto per le sue opinioni schiette, rimanendo critico nei confronti dei regimi di Venezuela e Nicaragua. A livello interno, la morte di José Mujica segna la conclusione di una generazione politica che ha consolidato la sinistra in Uruguay. Il futuro del mujiquismo dipenderà dalla capacità del Movimiento de Participación Popular di individuare un nuovo leader forte, e Yamandú Orsi, neo eletto Presidente, potrebbe essere proprio colui che raccoglierà questo importante testimone.
Maria Elena Rota Nodari
“Pepe Mujica” by Protoplasma K is licensed under CC BY-SA