In 3 Sorsi – I witch camp sono una realtà ancora oggi particolarmente diffusa in Ghana. La caccia alle streghe affonda le proprie radici in tradizioni ancestrali: per le donne essere confinate in uno di questi campi è spesso paragonabile a una condanna a morte.
1. IL GHETTO DELLE STREGHE
I witch camp, meglio noti come “campi delle streghe”,sono una realtà che affonda le proprie radici nel periodo coloniale. Secondo gli ultimi dati forniti da Amnesty International, centinaia di donne, tra i 50 e 90 anni d’età, sono state costrette a lasciare i propri villaggi per essere recluse nei campi, senza alcuna tutela da parte delle Autorità e con scarso accesso alle cure mediche.
Particolarmente diffusi nel nord del Paese, i witch camp sono storicamente considerati i luoghi sacri dove non è possibile esercitare la stregoneria. Le ragioni che spingono la comunità ad accusare una donna possono essere molteplici, come malattie, morti, siccità o perfino il semplice maltempo. A volte basta addirittura apparire in sogno a qualcuno per rischiare di essere marchiate.
Non è un mistero, però, che dietro queste credenze ancestrali si nasconda una forte disparità di genere nei confronti di tutte quelle donne “colpevoli” di non adeguarsi ai confini imposti da una società profondamente maschilista. Ignoranza, superstizione e tradizioni patriarcali non fanno altro che alimentare una misoginia radicata.
Numerose ONG si stanno impegnando affinché i witch camp vengano smantellati attraverso una maggiore sensibilizzazione sul tema della parità di genere e sulla violazione dei diritti umani che questa segregazione comporta.
Fig. 1 – Una donna di fronte alla propria abitazione nei pressi di una piantagione di anacardi nel villaggio di Kongo, in Ghana
2. TRA SUPERSTIZIONE E DISPARITÀ DI GENERE
A partire dai primi anni dell’Ottocento, in Ghana i casi di stregoneria aumentarono sensibilmente, specialmente nei confronti della popolazione femminile. Si tratta infatti di una credenza consolidata nei secoli e difficile da sradicare, in quanto profondamente legata ai pregiudizi sociali, ma soprattutto connessa a una società di tipo patriarcale.
È evidente, infatti, che il timore della stregoneria celasse in realtà profonde tensioni sociali, diventando così lo specchio di una soggettività femminile divisa tra discriminazioni di genere e normalizzazione. Nel corso degli anni la caccia alle streghe divenne un pretesto per recludere tutte quelle donne che rientravano in canoni stereotipati che le rappresentava come soggetti devianti e pericolosi.
Per essere accusate e cacciate dal proprio villaggio basta il minimo pretesto, anche se nella maggior parte dei casi a essere additate come streghe sono soprattutto le donne più anziane, vedove e senza forze per lavorare, che costituiscono un peso per la propria famiglia.
Ad “accogliere” queste donne scomode ci sono i witch camp, delle vere e proprie prigioni a cielo aperto, nelle quali vengono abbandonate a loro stesse senza acqua corrente, elettricità e soprattutto senza possibilità di accedere a cure sanitarie adeguate.
Una realtà unica che racconta una storia ben conosciuta in tutto il mondo: la prevaricazione patriarcale nei confronti di quelle donne la cui unica colpa è non rispettare i limiti sociali imposti dalla tradizione e per questo meritevoli di essere punite.
Fig. 2 – Barbara Boachie-Yiadom (al centro) era stata accusata di stregoneria in Ghana, ma le figlie Stephanie e Stacey sono riuscite a riportarla in Canada, dove è in cura per disturbi mentali
3. IL DESTINO DELLE DONNE NEI ‘WITCH CAMP’
Negli ultimi anni centinaia di persone sono state obbligate ad abbandonare le proprie case per essere segregate nei campi.
Il Ghana è oggi uno dei pochi Paesi africani in cui la caccia alle streghe è ancora diffusa.
Istituzioni e ONG negli ultimi anni si sono attivate per lanciare appelli alla comunità internazionale, con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione sul tema dei diritti umani e delle discriminazioni di genere, al fine di combattere almeno in parte comportamenti misogini che sono ancora oggi profondamenti radicati nel tessuto sociale.
Dall’altra parte è assolutamente necessario che il Governo ghanese individui misure preventive per fermare nuove accuse di stregoneria e nuovi arrivi nei campi, fornendo allo stesso tempo degli strumenti per il reinserimento sociale e la protezione a tutte quelle donne che hanno subito una violazione dei propri diritti a seguito della caccia.
All’interno dei campi il destino di queste donne è sicuramente tra i peggiori, perché in Ghana l’accusa di stregoneria può trasformarsi addirittura in una condanna a morte.
Alessia Tolu
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