Analisi – L’economia britannica continua a mostrare segnali contrastanti, tra una crescita lenta, un’inflazione in risalita e un mercato interno che fa fatica a ripartire. Il recente sorpasso dell’Italia sul Regno Unito per PIL pro capite, seppur del tutto simbolico, alimenta il dibattito sulla competitività di Londra rispetto agli altri Paesi europei.
UN COMPITO DIFFICILE PER IL GOVERNO STARMER
Quando Keir Starmer è arrivato a Downing Street, a luglio dello scorso anno, sapeva bene che la strada sarebbe stata tutta in salita. L’eredità lasciata dai vari Governi conservatori era pesante: crescita fiacca, salari stagnanti, servizi pubblici in difficoltà e gli effetti ancora tangibili della Brexit. Eppure, nonostante queste premesse, il partito del Labour aveva promesso un cambio di passo. Si parlava di “nuova stabilità economica” e di un rilancio della competitività britannica. A un anno di distanza, però, i dati raccontano una storia diversa.
CRESCITA IN RALLENTAMENTO
L’economia britannica continua a crescere, ma a ritmi molto modesti. Dopo il +0,7% nel primo trimestre di quest’anno, il dato è sceso a +0,3% nel secondo trimestre, segnalando un rallentamento nella crescita che potrebbe rivelarsi preoccupante. Gli economisti attendono ora le cifre del terzo trimestre per poter capire se si tratti di una frenata temporanea o dell’inizio di una fase di stagnazione. La bassa produttività e il calo degli investimenti privati, aggravati dalle incertezze post-Brexit e dal mancato Recovery Fund, che aveva promesso all’Italia ben 191,5 miliardi in fondi PNRR, restano tra i principali ostacoli alla ripresa.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il premier britannico Keir Starmer
INFLAZIONE: IL NODO IRRISOLTO PER LONDRA
Se la crescita è debole ma sempre positiva, l’inflazione continua a rappresentare la sfida forse più complessa per Londra. Dopo aver toccato un picco del 10% nel 2022, il dato era sceso fino al 2,6% nell’estate del 2024, grazie agli interventi della cancelliera dello Scacchiere Rachel Reeves. Ma il trend si è invertito: a luglio 2025, l’inflazione è risalita al 4,2%, secondo i dati dell’Ufficio nazionale di statistica. Questo rialzo rischia di pesare ulteriormente sui consumi delle famiglie e di complicare le politiche espansive promesse dal Governo, alimentando risentimenti contro Starmer, che si era impegnato a voltare pagina sull’economia nel 2024.
IL SORPASSO ITALIANO: UN SEGNALE D’ALLARME?
Il rallentamento del Regno Unito diventa ancora più evidente se confrontato con l’Italia. Per la prima volta dal 2001, Roma ha superato Londra in termini di PIL pro capite a parità di potere d’acquisto: secondo la Banca Mondiale, quello italiano ha raggiunto 60.846 dollari contro i 60.620 dollari di Londra. L’Italia, pur con le sue fragilità strutturali, ha beneficiato negli ultimi anni di una crescita leggermente più sostenuta grazie agli investimenti del PNRR e alla ripresa di settori chiave come l’industria manifatturiera e il turismo.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Un’immagine dello skyline londinese
INFLAZIONE MODERATA IN ITALIA
Un altro dato significativo riguarda l’andamento dei prezzi per i consumatori. In Italia, l’inflazione è rimasta più contenuta, fermandosi all’1,7% a luglio e all’1,6% ad agosto. Le misure del Governo sull’energia e sulle accise hanno contribuito a limitare l’impatto sui consumatori, creando un differenziale competitivo rispetto al Regno Unito. Questa divergenza di passo si riflette anche sulla fiducia delle imprese: mentre Londra registra un calo degli investimenti privati, il mercato italiano sembra godere di maggiore stabilità.
PROSPETTIVE FUTURE: DUE STRADE DAVVERO DIVERSE?
Il sorpasso italiano sul Regno Unito non va certamente ingigantito, ma è comunque un sintomo di un cambio di passo più ampio negli equilibri economici europei. Londra, che per anni è stata il motore finanziario del continente e il sogno di tanti italiani che cercavano più opportunità, oggi si trova in una posizione molto simile ai Paesi europei, dovendo fare ancora i conti con le conseguenze di Brexit in un contesto economico globale in cui l’Europa si trova complessivamente in difficoltà, tra le tensioni commerciali che originano da Washington e la concorrenza sempre più intensa in arrivo dalla Cina.
Oliver Hearn
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