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Perché in Africa solo Camerun ed Eritrea non riconoscono la Palestina?

In 3 SorsiCamerun ed Eritrea restano gli unici Paesi in Africa a non riconoscere la Palestina. La scelta deriva da legami storici dei rispettivi leader con Israele, considerazioni sulla sicurezza interna e opportunismo.

1. L’AFRICA E IL RICONOSCIMENTO DELLA PALESTINA

La maggior parte dei Paesi africani riconobbe lo Stato di Palestina al momento della Dichiarazione d’indipendenza da parte dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), tra il 1988 e il 1989 – ultima in ordine la Liberia, nel 2011. La vicinanza dell’Africa alla causa palestinese è connessa a molte delle dinamiche tipiche del Continente, dall’esperienza anticoloniale alla solidarietà Sud-Sud, oltre alle componenti arabe e musulmane. Questa unità di fatto è stata confermata anche il 10 maggio 2024 con il voto all’Assemblea Generale dell’ONU sulla risoluzione che rafforza lo status della Palestina come “osservatore permanente non membro” (A/RES/ES-10/23): i Paesi africani favorevoli sono stati 45 su 54, con il Malawi astenuto e otto non votanti. In questo quadro ci sono però due eccezioni, Camerun ed Eritrea, che non riconoscono la Palestina e in sede ONU hanno talvolta assunto posizioni non contrarie a Israele in merito alla questione palestinese. Ad accomunare Yaoundé e Asmara, poi, c’è un ulteriore elemento: entrambe sono governate da decenni da leader autoritari – Paul Biya e Isaias Afewerki – legati personalmente a Israele.

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Fig. 1 – Il Presidente del Camerun, Paul Biya

2. PAUL BIYA, IL PRINCIPALE ALLEATO DI ISRAELE IN CAMERUN

Il Camerun ha rapporti storici con Israele, soprattutto in ambito militare e antiterrorismo. Tel Aviv ha sostenuto e addestrato il Bataillon d’Intervention Rapide (BIR), l’unitĂ  d’élite che si occupa anche della protezione del Presidente Biya, in carica dal 1982 e ancora candidato alle imminenti elezioni del 12 ottobre, nonostante i 92 anni. Nel 1986, dopo essere sfuggito a un golpe, Biya decise – principalmente per la propria sicurezza – di riavviare le relazioni diplomatiche con Israele, sospese da numerosi Governi africani nel 1973 per la Guerra del Kippur. La cooperazione tra i due Paesi si è poi ampliata all’agricoltura, alla formazione, all’istruzione, alla sanitĂ  e alla tecnologia. Sul piano internazionale l’amicizia tra Camerun e Israele si è tradotta in posizioni caute o neutre sul dossier palestinese. All’indomani del 7 ottobre 2023, Biya inviò un messaggio di condoglianze al Presidente israeliano Isaac Herzog: “Ho appreso con profonda emozione dell’orrendo bilancio umano causato dall’attacco armato del gruppo islamista palestinese Hamas [..] Le mie piĂą sincere condoglianze […] e i miei auspici per la liberazione di tutti i vostri concittadini in ostaggio”. C’è tuttavia un altro fattore a orientare la politica di YaoundĂ© sulla Palestina, ossia la crisi dell’Ambazonia, la regione anglofona che reclama l’indipendenza dal Camerun – un conflitto con migliaia di vittime che induce Biya a evitare di impegnarsi troppo su altre istanze secessionistiche.

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Fig. 2 – Isaias Afewerki, Presidente dell’Eritrea

3. ERITREA E ISRAELE, AMBIGUITĂ€ E CAUTELA

La posizione dell’Eritrea è piĂą complessa. Israele ha spesso collaborato militarmente in modo formale o informale con l’Etiopia, persino nelle fasi piĂą turbolente della dittatura di Menghistu – come nel caso della Guerra dell’Ogaden contro la Somalia. Il Paese era fondamentale per mantenere un presidio anti-arabo sulla sponda africana del Mar Rosso – un contesto inospitale per Israele, tra Egitto, Sudan e Somalia. Le relazioni con Addis Abeba erano e sono condizionate anche da motivazioni culturali e religiose, come dimostra la vicenda dei Beta Israel o falasciĂ , gli ebrei etiopi portati in Israele con una serie di operazioni segrete negli anni Ottanta. L’indipendenza eritrea, supportata da molti attori arabi e musulmani, era invece vista con diffidenza da Tel Aviv: il timore era la creazione di uno Stato costiero ostile a ridosso dello Stretto di Bab el-Mandeb. Un canale con i ribelli del Fronte di Liberazione del Popolo Eritreo guidato dall’attuale Presidente Afewerkicomunque c’era, tanto che Israele ed Eritrea avviarono le relazioni bilaterali in concomitanza con l’indipendenza di Asmara nel 1993. Lo stesso Afewerki fu salvato dalla malaria cerebrale allo Sheba Medical Center di Ramat Gan, alla periferia di Tel Aviv, dove arrivò con un aereo dell’aviazione statunitense: da allora fu avviata una cooperazione pragmatica, anche in funzione di contrasto alle rivendicazioni territoriali dello Yemen. Negli ultimi anni, tuttavia, il dialogo tra Eritrea e Israele si è irrigidito. Nel 2022 il Primo Ministro Yair Lapid chiuse l’ambasciata israeliana ad Asmara, perchĂ© il Governo eritreo stava bloccando da mesi l’accredito del nuovo ambasciatore. L’anno dopo a Tel Aviv si verificarono violenti scontri tra migranti eritrei di opposte vedute su Afewerki, ai quali seguirono le accuse del premier Benjamin Netanyahu contro il Governo di Asmara. Una certa distanza è comparsa anche all’ONU. Se in passato Afewerki si era spinto persino a definirsi scettico sulla soluzione dei due Stati e a criticare gli Accordi di Oslo, di recente l’Eritrea ha cominciato a manifestare una maggiore solidarietĂ  nei confronti della causa palestinese: a gennaio 2025 un comunicato del Ministero dell’Informazione di Asmara ha proclamato il sostegno “alle aspirazioni massime del popolo palestinese per uno Stato indipendente”. Al di lĂ  dei pronunciamenti, però, è difficile che l’Eritrea – così come il Camerun – cambi posizione nel breve periodo. Asmara è giĂ  esposta a fianco della Russia sull’invasione dell’Ucraina, quindi è probabile che Afewerki, isolato a livello internazionale e con gravi difficoltĂ  interne, adotti una condotta prudente, per quanto ambigua, in un’ottica di mantenimento dello status quo con Israele.

Beniamino Franceschini

Alinor at en.wikipedia, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

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Perchè è importante

  • Camerun ed Eritrea rappresentano un’eccezione in Africa, perchĂ© sono gli unici Paesi del Continente a non riconoscere la Palestina.
  • Le motivazioni sono soprattutto nei legami personali dei due Presidenti, entrambi al potere da decenni, con Israele, ma ci sono anche questioni di sicurezza interna, cooperazione militare e opportunismo politico.

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Beniamino Franceschini
Beniamino Franceschini

Classe 1986, vivo sulla Costa degli Etruschi, in Toscana. Laureato in Studi Internazionali all’UniversitĂ  di Pisa, sono docente di Geopolitica presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Pisa. Mi occupo come libero professionista di analisi politica (con focus sull’Africa subsahariana), formazione e consulenza aziendale. Sono vicepresidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del desk Africa.

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