Ristretto – Dalle elezioni in Spagna è uscito vincitore il leader socialista Pedro Sánchez, primo ministro uscente, che ha raccolto quasi il 29%. Per governare, tuttavia, avrĂ bisogno di alleati in Parlamento, che con ogni probabilitĂ saranno l’estrema sinistra di Podemos e gli indipendentisti catalani. Lo schieramento di centro-destra, divisa in tre partiti, ha invece deluso.
I liberali di Ciudadanos hanno ottenuto un buon risultato, mentre la destra dura e pura di Vox, partito fortemente anti-autonomista, leggermente euroscettico e anti-immigrazione, fa il suo ingresso in Parlamento con il 10% dei voti. Disastroso invece il risultato dei popolari, che dimezzano voti e seggi. In generale, il blocco di centro-destra ha ottenuto un numero di voti quasi uguale a quello della sinistra, ma la divisione in tre formazioni, il sistema elettorale, un risultato al di sotto di quanto pronosticato dai sondaggi e l’impossibilitĂ di dialogare con gli indipendentisti la lasciano ben lontana dalla maggioranza in Parlamento. Il voto di ieri avrĂ importanti conseguenze sulla questione catalana. La destra, in particolare (ma non solo) Vox, aveva puntato molto sulla linea dura nei confronti degli indipendentisti, catalani e non, e della Generalitat di Barcellona. Sánchez aveva invece promesso dialogo, ma con il limite dell’unitĂ nazionale. Tuttavia, bisognerĂ verificare cosa i socialisti vorranno e potranno offrire agli indipendentisti catalani, soprattutto nell’ottica di un accordo per un sostegno (esterno o meno) a un governo di sinistra. Inoltre, Sánchez non può non tenere conto che un eccessivo cedimento alle istanze catalane potrebbe costituire un enorme regalo al centro-destra, soprattutto a Vox, e indebolire il suo governo. Insomma, la Catalogna, dopo l’autunno caldo del 2017, rimane un rebus di non facile soluzione e le trattative per la formazione di un nuovo Governo a Madrid si preannunciano complicate.
Davide Lorenzini