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Spagna, come vincere le elezioni senza avere la maggioranza

In 3 sorsi – Il 28 aprile si sono tenute in Spagna le elezioni anticipate, richieste dal Primo Ministro Pedro Sánchez, in seguito al rifiuto della legge di bilancio. Nonostante il partito socialista spagnolo abbia vinto con il 28,7% dei voti non ha la maggioranza sufficiente per governare. Quali saranno i possibili scenari post elezioni?

1. I RISULTATI DELLE ELEZIONI SPAGNOLE DEL 28 APRILE

Le elezioni spagnole che si sono tenute il 28 aprile hanno visto per la prima volta dopo undici anni il Partito socialista spagnolo (PSOE) ottenere la maggioranza in Parlamento, superando di gran lunga lo storico partito liberal-popolare del PP.           
Il partito di Pedro Sánchez ha ottenuto difatti il 28,7% dei voti (equivalente a 123 seggi in Parlamento), contro il 16,7% del Partido Popular, che ha visto i propri seggi diminuire significativamente a 66. Ma le vere sorprese di questa tornata elettorale sono state tre: in primo luogo la fazione di sinistra Unidas Podemos, formata da Podemos, da Izquierda Unida e dal partito ecologista Equo, che insieme hanno ottenuto il 14,3% dei voti, dato che dimostra quanto la compagine di Pablo Iglesias abbia perso voti e consensi dalle ultime elezioni, quando superò il 21%.
In secondo luogo il risultato di VOX, che ha conquistato 24 seggi, passando dallo 0,2% del 2016 al 10,26%, elemento ritenuto di notevole importanza, poichè è la prima volta dalla fine del regime franchista che un partito di estrema destra entra in Parlamento.
Infine è opportuno sottolineare la crescita del partito di centro-destra Ciudadanos, che ha ottenuto il 15,9% dei voti e che appare come possibile incognita delle future alleanze per la governabilità del Paese.

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Fig. 1 – Santiago Abascal, il Presidente del partito di estrema destra VOX analizza i risultati delle elezioni e parla delle possibili alleanze del partito. Madrid, 29 maggio 2019

2. LE POSSIBILI ALLEANZE DI GOVERNO

Il 6 giugno scorso il Re di Spagna Felipe VI ha dato formalmente incarico a Pedro Sánchez di formare il nuovo Governo, riconoscendolo come candidato a Primo Ministro. Nonostante la maggioranza relativa ottenuta dal PSOE e la vittoria elettorale che ha riconfermato Pedro Sánchez, il Partito socialista non possiede i seggi sufficienti per avere la maggioranza assoluta nel Congresso spagnolo e tuttora, dopo oltre un mese dalle elezioni, ancora non è stato formato un Governo, ma si è solo parlato di ipotetiche alleanze. Difatti con i 123 seggi ottenuti, il PSOE si trova di fronte a una scelta: governare da solo o cercare l’alleanza di Unidas Podemos e dei partiti nazionalisti di Cantabria, Canarie e Paesi Baschi, con cui raggiungerebbe i 176 deputati utili alla maggioranza di Governo. Nonostante la vicinanza ideologica con il partito di Pablo Iglesias, la scelta di allearsi con i partiti nazionalisti potrebbe rappresentare un azzardo per il premier spagnolo, se si pensa alla legge di bilancio che è stata bocciata proprio dagli indipendentisti catalani di Ezquerra Republicana e che ha rappresentato il motivo per cui sono state convocate da parte di Sánchez le elezioni anticipate. La seconda scelta che il PSOE potrebbe fare è quella di governare da solo: si ricordi che in termini di governabilitĂ  quello della maggioranza non è un requisito indispensabile, poichè secondo la Costituzione spagnola il Governo durante la seconda votazione alla Camera può essere formato anche solo con la maggioranza semplice. Se ciò si formalizzasse sarebbe necessaria l’astensione di alcuni deputati del Congresso per consentire al Partito socialista di formare da solo il prossimo Governo.
Ma nonostante non si sia ancora concretizzata nessuna trattativa, quella con Unidas Podemos appare come l’alleanza piĂą probabile per rafforzare la sinistra spagnola.
Un’ultima ipotesi, nonostante appaia molto lontana, è l’accordo PSOE-Ciudadanos, il partito di centro-destra che però ha giĂ  dichiarato di ritenere impossibile una coalizione con i socialisti.
La formazione di Albert Rivera ha ottenuto 57 seggi nelle elezioni del 28 aprile, superando quasi il Partido Popular, ma la distanza ideologica e di programma tra Ciudadanos e il PSOE ha fatto nascere all’interno di entrambi i partiti un’opposizione a questa ipotesi.      

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Fig. 2 – Il leader del PSOE Pedro Sánchez al Summit UE del 28 maggio scorso a Bruxelles

3. IL SOCIALISMO VINCE ANCHE ALLE EUROPEE

Oltre alle elezioni del 28 aprile, anche dalle Europee del 26 maggio scorso è emerso notevolmente ridimensionato il potere del Partido Popular, considerato il “grande sconfitto” sia in termini di voti che di peso politico. Le Europee hanno confermato la netta vittoria dei socialisti, che hanno raggiunto il 32,8% e che sono visti come il faro della sinistra europea.
La Spagna, infatti, si sta imponendo in Europa come uno dei Paesi non solo economicamente piĂą in crescita, ma anche come avamposto della socialdemocrazia europea.
Con la Brexit e con i crescenti nazionalismi di Francia e Italia che stanno prendendo le distanze da Bruxelles, la Spagna al contrario sembra voler assumere il ruolo di Paese europeista e progressista.
Il legame tra Spagna ed Europa è profondamente sentito dal popolo spagnolo, in quanto l’entrata nell’UE e la conquista della democrazia dopo la dittatura franchista sono avvenuti a pochi anni di distanza, cosa che ha fatto aumentare la percezione positiva dell’UE in Spagna, nonostante lo scetticismo di alcuni partiti come Izquierda Unida, legato perlopiĂą all’atteggiamento eccessivamente “burocratico” di Bruxelles. Ma nonostante ciò, la Spagna mira a conquistare una posizione di rilievo all’interno dell’UE e Sánchez ed il PSOE stanno tracciando il cammino in questa direzione, con il ritrovato consenso sia all’interno del Paese che in ambito europeo.

Rachele Renno

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Rachele Renno
Rachele Renno

Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all’UniversitĂ  “L’Orientale” di Napoli, dopo un’esperienza Erasmus in Spagna all’UniversitĂ  di JaĂ©n decido di tornare in terra iberica per specializzarmi in Relazioni Internazionali con un Master post-laurea a Madrid. Sono appassionata di politica europea e ho svolto uno stage di ricerca presso il think-tank “Real Instituto Elcano” nel campo della “Politica dell’Unione Europea e della Spagna”.
Tra i miei principali interessi la lingua e cultura spagnola e la tutela del patrimonio artistico e culturale, motivo per il quale sono socia dell’associazione UNESCO Giovani.
Un detto spagnolo recita: “Compartir es vivir” (Condividere è vivere) e per me scrivere per il Caffè Geopolitico significa proprio questo: condividere con i lettori la mia passione per la politica internazionale.

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