In 3 sorsi – La Corea del Nord continua i suoi lanci missilistici, nella speranza di far ripartire i negoziati con gli USA. Ma la Casa Bianca sembra avere altre priorità e la pandemia di Covid-19 potrebbe costringere Kim a scelte politiche difficili.
1. NUOVE PROVE DI FORZA NORDCOREANE?
Il 9 marzo Kim Jong-un ha supervisionato il lancio di quelli che la stampa nordcoreana ha definito come “lanciarazzi multipli con proiettili a corto raggio“, il secondo nell’arco di una settimana. Il 5 marzo il Consiglio di Sicurezza dell’ONU aveva denunciato un primo lancio di tali missili e la risposta del Ministero degli Esteri nordcoreano non si è fatta attendere: hanno visto questa denuncia come una condanna assurda di un’esercitazione che tutti gli altri Stati possono svolgere senza lamentele esterne, dicendo che “il comportamento spudorato di questi Paesi, spronati dagli Stati Uniti, sarà la causa di un’ulteriore reazione di considerevole portata”. Trump ha commentato, o meglio evitato di commentare, dicendo che i proiettili testati erano solo a corto raggio.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Diplomatici stranieri attendono di essere evacuati da Pyongyang a seguito dell’emergenza coronavirus, 9 marzo 2020
2. MISTERO COVID-19 IN COREA DEL NORD
Nel frattempo, martedì 11 marzo il Dipartimento di Stato americano ha rilasciato il rapporto “2019 Country Reports on Human Rights Practices: Democratic People’s Republic of Korea”, che elenca una lunga serie di violazioni dei diritti umani che, secondo il Dipartimento, si verificherebbe nella DPRK. Tra di esse, non appare nulla di nuovo, e la Corea del Nord non si è ancora espressa in merito a tale rapporto, cosa che, con molta probabilità, non avverrà a breve. Il Paese, come la maggior parte del mondo, sta anch’esso gestendo la diffusione della Covid-19. Le informazioni che si hanno sulla diffusione del virus si limitano a quelle che vengono comunicate dal Governo nordcoreano e, al di là di voci e notizie non confermate che girano sul web, sappiamo che inizialmente il Paese aveva posto all’incirca 10mila persone in quarantena, da cui è uscito circa il 57% (al 14 marzo 2020). Tra le persone messe in quarantena vi erano anche circa 380 stranieri, tra cui molti diplomatici, 270 dei quali ora sono usciti dalla quarantena e sono stati evacuati a Vladivostok. Anche l’Esercito, secondo il Generale statunitense Robert Adams, si sarebbe preso una pausa di circa 30 giorni dalle normali attività di addestramento. La probabilità che vi siano casi di Covid-19 in Corea del Nord è alta, viste anche le condizioni igieniche pessime in cui vive la maggior parte della popolazione fuori da Pyongyang e i pochi test svolti dal Governo. Nonostante ciò, lo stesso continua a sostenere che non ci siano casi nel Paese. Gli Stati Uniti hanno chiaramente un’opinione discordante e infatti Robert Destro, Segretario di Stato aggiunto per la Democrazia, i diritti umani e il lavoro, aveva offerto aiuto alla Corea del Nord per affrontare la pandemia. Un’offerta ripetuta da Trump in una lettera inviata a Kim, ma che non ha impedito nuovi lanci missilistici nordcoreani il 21 e il 29 marzo.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Un maxischermo a Seul trasmette le immagini di uno degli ultimi lanci missilistici nordcoreani, 21 marzo 2020
3. IL FATTORE KIM NELLA CORSA ALLA CASA BIANCA
Gli Stati Uniti si trovano ora in piena campagna elettorale e, come ogni Presidente uscente che cerca di essere rieletto, Trump non può lasciarsi scappare la sua personale vittoria in campo internazionale, che in questo caso doveva essere la denuclearizzazione della Corea del Nord o per lo meno la stabilizzazione dei rapporti nella penisola. Nonostante tutti i momenti di spettacolo che ci sono stati regalati negli ultimi due anni, con gli emblematici scatti di Trump che attraversa il confine al Panmunjom e diventa il primo Presidente americano a mettere piede in Corea del Nord, si è tornati quasi al punto di partenza nelle relazioni tra USA e DPRK. Il potere che Trump sembrava aver acquisito sulla Corea del Nord agli occhi del popolo americano non faceva altro che rafforzare la sua immagine di leader del mondo libero. La volatilità dell’attenzione dell’opinione pubblica statunitense ha portato nei mesi scorsi l’Iran a essere in primo piano e, almeno ai suoi occhi (e quindi come carta da giocarsi in campagna elettorale), la Corea del Nord è tornata a essere quel luogo isolato e austero da cui emergono solo storie macabre di torture e violenza.
Natasha Colombo
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