In 3 sorsi – Il saluto con le tre dita dei giovani manifestanti thailandesi, chiaro riferimento alla saga di “The Hunger Games”, si è diffuso come gesto di protesta e come simbolo di libertà e democrazia tra gli anti-golpisti, che protestano, quasi quotidianamente, da giugno.
1. LE RICHIESTE DEI GIOVANI MANIFESTANTI
Centinaia di studenti thailandesi hanno trasgredito le misure anti-Covid ancora in vigore nel Paese per scendere in piazza e manifestare contro il regime militare che guida la nazione. Le proteste, iniziate a giugno e tuttora in corso, sono guidate da un network di studenti, Free Youth, che contesta il Primo Ministro thailandese Prayut Chan-o-cha, ex comandante dell’Esercito salito al potere nel 2014 con un colpo di Stato. In quella che viene considerata dagli analisti come la più grande manifestazione pubblica dai tempi del golpe del 2014, gli studenti chiedono maggiore democrazia, lo scioglimento del Parlamento e una riforma della Costituzione, dal momento che quella attuale non tutela i diritti dell’opposizione politica. La pressione pubblica nei confronti dell’attuale Governo è cresciuta durante il lockdown, che ha portato a un netto crollo del PIL, esacerbata dalla cattiva gestione economica del Paese e dall’aumento del tasso di disoccupazione giovanile.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Studenti dietro uno striscione contro il premier Prayut Chan-o-cha, 19 agosto 2020
2. LO SCIOGLIMENTO DI FFP: GLI ALBORI DELLE PROTESTE
Le prime avvisaglie di un malcontento si erano già viste a febbraio di quest’anno, quando la magistratura thailandese aveva decretato lo scioglimento di uno dei partiti di opposizione, Future Forward Party (FFP). Fondato nel 2018 da un ricco uomo d’affari, Thanathorn Juangroongruangkit, il FFP era favorevole a un ritorno alla democrazia, alla decentralizzazione e alla demilitarizzazione del Governo. Nelle elezioni del 2019 il partito si era piazzato in terza posizione, guadagnando 6 milioni di voti ed entrando a far parte di un’alleanza “riformista” di 7 partiti, contraria al regime militare di Chan-o-cha. La decisione della magistratura ha così innescato una prima ondata di proteste a febbraio, rapidamente riportata sotto controllo dalla giunta militare a causa della pandemia di Covid-19 e dunque delle misure restrittive imposte dai Governi di tutto il mondo. Le tensioni sono tornate a crescere a giugno, quando l’attivista thailandese pro-democrazia Wanchalearm Satsaksit è stato rapito in circostanze misteriose a Phnom Penh, capitale della Cambogia, dove viveva in esilio dal 2104. Sia la polizia che il Governo thailandesi hanno negato le accuse di coinvolgimento in questa vicenda mosse dai giovani manifestanti, portando all’escalation delle proteste.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Il saluto delle tre dita, lanciato originariamente dalla saga cinematografica di “The Hunger Games” e ripreso dai giovani thailandesi nelle manifestazioni di queste settimane
3. UNA MONARCHIA A RISCHIO?
In Thailandia non sono mai mancate le critiche alla monarchia. Tuttavia, se prima il dissenso si manifestava in maniera codificata, nelle attuali proteste le critiche sono diventate molto più esplicite. Durante le manifestazioni, sono emersi cartelli con frasi provocatorie come: “Nessun dio, nessun re, solo uomini”. La maggior parte degli studenti promuove l’abolizione o quantomeno una revisione della legge sulla lesa maestà, in vigore dal 1957. Questa legge prevede pene molto severe (dai 3 ai 15 anni di carcere) per chiunque insulti, minacci o diffami la monarchia e i membri della casa reale. Le aspre critiche nei confronti della monarchia si sono ulteriormente accentuate dopo l’ascesa al trono dell’attuale re, Vajiralongkorn: a differenza del padre, re Bhumibol, sempre impegnato politicamente durante il lungo suo regno (1946-2016), Vajiralongkorn trascorre la maggior parte dell’anno in Germania, regnando a distanza grazie a un emendamento della Costituzione approvato proprio dalla giunta militare. Ciò ha screditato la monarchia agli occhi di parte dei cittadini thailandesi, che vedono i vertici militari come i veri detentori del potere. Per il momento nessun manifestante è stato arrestato con l’accusa di lesa maestà, tuttavia è certo che le manifestazioni ancora in corso sono il segnale di un risveglio delle nuove generazioni thailandesi. Il vento della democrazia ha ripreso a soffiare: occorrerà attendere per capire se l’ordine precostituito verrà effettivamente sconvolto a favore di una transizione alla democrazia o se, ancora una volta, questa speranza verrà disattesa.
Federica Ingrosso
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