In 3 sorsi – La pandemia di Covid-19, sebbene sia stata occasione per confermare il ruolo centrale dalla Chiesa ortodossa nelle dinamiche politiche georgiane, potrebbe parimenti contribuire a scalfire la presa della stessa sulla popolazione. Un processo che riflette il ricambio generazionale in corso, tanto nel clero quanto nella società, ma che si intreccia altresì con dinamiche geopolitiche.
1. LA CHIESA ORTODOSSA E L’EMERGENZA COVID-19
La pandemia di Covid-19 ha, tra le altre, contribuito ad accelerare processi sociali in corso e a far emergere quelli latenti. In Georgia è stata soprattutto un’occasione per confermare la ferrea presa sulla società della Chiesa ortodossa – l’istituzione, con l’esercito, che gode del più alto livello di fiducia tra i georgiani, – la quale ha finito però per assumere in queste circostanze una posizione quantomeno impopolare. Lo scorso aprile, infatti, il patriarca Elia II decise di tenere aperti i luoghi di culto per la Settimana Santa, nonostante le restrizioni imposte dal Primo Ministro Gakharia. Il tutto mentre il Paese caucasico limitava – e ha continuato a limitare – egregiamente la diffusione del virus. Alla luce del ruolo esercitato dalla Chiesa all’interno delle dinamiche sociopolitiche, l’esecutivo decise di consentire la celebrazione dei riti religiosi nel giorno di Pasqua, appellandosi al buon senso della popolazione e imponendo la presenza delle forze di sicurezza. Celebrazioni che non registrarono però una partecipazione comparabile a quella degli anni precedenti e che intercettarono l’opposizione di 13 membri del clero, i quali, per mezzo di una lettera, espressero il loro rifiuto a prendere parte alla liturgia.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Elia II, Catholicos Patriarca di tutta la Georgia
2. IL RAPPORTO PRIVILEGIATO CON LA CLASSE POLITICA
La Chiesa ortodossa georgiana ha avuto un ruolo cruciale nella storia del Paese che è riconosciuto nella Costituzione e per mezzo del Concordato, ai sensi del quale la Chiesa mantiene un ruolo consultivo e la proprietà su tutti i luoghi di culto. È proprio intorno a quest’ultimo aspetto che, a giugno, è stata fornita l’ennesima prova del rapporto privilegiato tra politica e autorità religiose, che prosegue dall’indipendenza. Il Parlamento ha approvato un emendamento al Codice Forestale che concede alla Chiesa la proprietà di 20 ettari di aree boschive adiacenti agli edifici religiosi. Un provvedimento salutato con sfavore dalla società civile e ritenuto contrastante con la sentenza della Corte Costituzionale del 2018 che dichiarava incostituzionali due leggi che attribuivano privilegi alla Chiesa ortodossa, esentandola dal pagamento delle imposte in merito alla costruzione e la restaurazione di chiese, e trasferendole a titolo gratuito stabilimenti di proprietà dello Stato. Georgian Dream sembra aver perso un’altra occasione per affermare la preminenza dello Stato. Il leader Ivanishvili è consapevole che per vincere le elezioni del 31 ottobre dovrà disporre del sostegno del Patriarcato.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Elia II e il leader di Georgian Dream Bidzina Ivanishvili
3. UN RUOLO DESTINATO A PERSISTERE?
La Chiesa continua a mostrare una certa affinità con il Patriarcato di Mosca, che deriva dalla russificazione che occorse sotto l’Impero russo, e dalle campagne antireligiose dell’epoca sovietica. Il clero georgiano fu soggetto a contaminazioni linguistiche e culturali, dalle quali proviene altresì il rifiuto dei valori occidentali. Il Patriarcato di Mosca è uno strumento nelle mani di Putin per le sue mire geopolitiche e ciò è testimoniato dalla cauta posizione assunta in Georgia in merito al riconoscimento dell’autocefalia della Chiesa ucraina, che potrebbe innescare il riconoscimento dell’Eparchia di Sukhumi. Oggi il clero è composto in parte da giovani che parlano inglese, sostengono l’integrazione euro-atlantica e assumono posizioni differenti sulla scena internazionale, così come testimoniato dal supporto, da parte di 9 membri del sinodo, per l’autocefalia ucraina. La successione di Elia II potrebbe inoltre privare il Patriarcato di un simbolo dell’indipendenza. Le schermaglie sulla sua successione occorse un anno fa – il Vescovo Iakob accusò il Metropolita Tssava (sostenitore dell’autocefalia ucraina) di aver incontrato esponenti di Georgian Dream per negoziare le dimissioni del Patriarca – comportò una diminuzione del 15% di coloro che nutrono fiducia nella Chiesa georgiana. Se nel breve periodo i partiti continueranno a normalizzare i rapporti con la Chiesa, la progressiva perdita di fiducia e i potenziali benefici derivanti dal processo di integrazione europea potranno ribaltare gli equilibri. Parimenti non va sottovalutato il crescente desiderio di normalizzare i rapporti con la Russia, che potrebbe essere in parte intercettato da Alliance of Patriots, che ha canali privilegiati con il Cremlino, e che, a seguito della modifica della legge elettorale, potrebbe avere un ruolo differente negli equilibri parlamentari, e indirettamente nel rapporto con le autorità religiose.
Giacomo Citterio
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