Il Mondiale si è appena concluso e in molti cominciano a fare il bilancio complessivo.  In questa sede ci occuperemo della sicurezza, analizzando quali previsioni siano state disattese e quali confermate, con uno sguardo di insieme ai problemi di sicurezza del Brasile.
TUTTO BENE? – Il rischio più grosso, quello di una situazione fuori controllo nelle città interessate dall’evento è scongiurato. Le violente proteste che avevano fatto temere grossi disagi per le delegazioni sono state sporadiche e di dimensioni contenute, anche se costanti. In parte ciò è dovuto alle misure straordinarie poste in essere dal Governo, il quale aveva messo in campo forze e mezzi ingenti che hanno in pratica isolato le zone critiche da tutto il resto. Certo, queste isole felici hanno coperto i problemi più che risolverli ma, per quanto riguarda l’evento, se non altro si è evitato di allungare la lista dei danni diretti o indiretti che le rivolte hanno causato alla manifestazione. Il dopo-mondiale è ancora un grosso interrogativo. Sicuramente la calata del sipario e la partenza delle delegazioni internazionali raffredderà comunque gli animi e farà perdere mordente a quanti volessero approfittare della visibilità per portare di fronte al mondo i problemi, alcuni dei quali annosi, del Brasile.
Tuttavia è probabile che le proteste contro l’operato del Governo e contro la pessima gestione da parte di quest’ultimo di fondi ed opportunità economiche continueranno ancora. Questo tipo di malcontento non si fermerà facilmente e sarà pronto a scoppiare nuovamente alla prima occasione, senza che le istituzioni brasiliane possano mettere nuovamente la polvere sotto il tappetino con un enorme dispiegamento di forze. Insomma, il Mondiale finisce, ma non si affievolisce la strana luce di malcontento sotto il quale è stato giocato. Le prossime Olimpiadi del 2016 sono una prova vicina ed un nuovo termometro per l’operato del Governo nel breve periodo.
IL RETAGGIO DEL MONDIALE – Per quanto riguarda gli altri argomenti centrali nel dibattito sulla sicurezza interna del Brasile, è ancora presto per fare un bilancio definitivo. Si aspettano, ad esempio, i dati sulla criminalità e su quanto questa abbia afflitto i giochi, soprattutto quella diffusa rivolta verso i visitatori, che più fa male all’immagine del Paese e che lede la credibilità di forze di polizia e istituzioni. Come per le manifestazioni, non ci sono stati eventi eclatanti, ma anche nessun miglioramento tangibile, se scremiamo la cornice di sicurezza del poderoso dispositivo di controllo ed intervento dispiegato e che verrà ora smobilitato. Il Mondiale lascia quindi un pericoloso status quo all’interno e maggiore consapevolezza a livello internazionale sulle condizioni del Brasile.
Capitolo a parte meritano le riflessioni sulla criminalità organizzata. Il Mondiale è stato una grande occasione per le organizzazione criminali, che hanno ramificato le loro attività , fatto buoni affari e consolidato la presenza sul territorio. L’incapacità da parte delle istituzioni brasiliane, peraltro rivelatesi permeabili a corruzione e collusione, di fronteggiarne l’avanzamento, peserà enormemente nello sforzo che il Brasile sarà costretto a compiere nei prossimi mesi (e anni). Si spera che l’esperienza dell’organizzazione del grande evento serva perlomeno da lezione per cambiare l’approccio alle problematiche legate alla lotta alla criminalità organizzata, che richiede uno sforzo corale di tutte le istituzioni, ad esempio quelle dedicate all’istruzione, allo sviluppo economico, al sistema giudiziario, alla previdenza sociale, e non solo quelle deputate al mantenimento della legge e dell’ordine pubblico.
La sicurezza del Brasile andrà costruita per tasselli che dovranno partire dalle aree più disagiate, a livello micro. La strategia finora adottata della “sicurezza dall’alto” (e solo a livello macro) ha portato benefici alquanto parziali. Il Mondiale appena concluso ha rivelato al Brasile stesso e al mondo questi limiti. E’ auspicabile che quanto registrato in questa occasione si trasformi in consapevolezza sia dell’occasione che è stata sciupata per perseguire politiche di contenimento della criminalità organizzata, anziché favorirne lo sviluppo, sia del percorso che si può intraprendere una volta preso atto degli errori.
ALLARGHIAMO LO SGUARDO – Finita la festa del Mondiale il tema della sicurezza in Brasile riprenderà una dimensione più grande di quella rappresentata dalla lotta alla criminalità diffusa e il mantenimento dell’ordine pubblico, temi che hanno calcato la scena in modo preponderante.
Il Brasile è infatti al centro di un programma di ammodernamento delle Forze Armate e di sicurezza che può considerarsi storico. Le esigenze contingenti del Mondiale e l’accento posto sulla sicurezza della manifestazione ha monopolizzato il dibattito a scapito di considerazioni strategiche che, invece, sono cresciute di importanza per il Brasile, sia a livello di dibattito nazionale che all’estero. Prima che il Mondiale diventasse l’argomento principale, anche il piano di riarmo Brasiliano era al centro di critiche per via della fetta sempre più consistente di risorse economiche destinate alle Forze Armate e ai programmi di armamento. Questi temi ritorneranno sulla scena a breve.
Le spese per le Forze Armate sono tra quelle che, secondo buona parte dell’opinione pubblica, dovrebbero essere invece destinate a migliorare le condizioni di vita della popolazione. A dire il vero l’ambizioso programma di riarmo è stato già ridimensionato dal rallentamento della crescita dell’economia brasiliana, che ha ridotto il margine di spesa del Governo. Ma ciò non modifica il nuovo approccio del Brasile alle tematiche di sicurezza. I giacimenti di petrolio e gas scoperti al largo della costa brasiliana non possono essere sfruttati senza la condizione necessaria (ma non sufficiente) di poterne garantire la sicurezza attraverso un dispositivo navale adeguato. Stessa cosa può dirsi delle risorse interne sul fronte terrestre, che necessitano di un’aeronautica militare in grado di garantire la difesa aerea di base ed il pattugliamento di grosse porzioni di Amazzonia ma che ha difficoltà a farlo per via del territorio vasto e delle dimensioni per contro ridotte dello strumento aereo. A ciò dovrebbe aggiungersi un esercito più professionale ed addestrato (in Brasile vige ancora il servizio di leva) e dotato di mezzi adeguati a garantire un’elevata mobilità strategica, vista l’ampiezza e la conformazione del territorio.
Infine, le dispute di confine con i Paesi limitrofi sono latenti, ma se si ravvivassero le Forze Armate brasiliane non sarebbero in grado di intervenire efficacemente.
I temi del controllo del territorio nazionale e del ruolo internazionale crescente si intersecano con il discorso più settoriale della sicurezza interna, con qualche punto di contatto con l’esperienza del Mondiale. La già menzionata crescita delle capacità della criminalità organizzata e l’occasione persa di dare un giro di vite approfittando delle necessità dei mondiali (e degli extra-stanziamenti) passa nuovamente la palla alle Forze Armate, che saranno chiamate a concorrere a fermare le organizzazioni più pericolose, dopo la loro “trasferta” nelle grandi città , sull’immenso territorio brasiliano.
In effetti le considerazioni sulle necessità delle Forze Armate e di sicurezza non sono basate soltanto sul ruolo che esse dovrebbero coprire nel nuovo quadro geopolitico brasiliano. L’esigenza primaria per fornire la cornice di sicurezza adeguata all’implementazione delle attività economiche strategiche nelle zone sensibili del Paese sarà quella di dare adeguata risposta al dilagante fenomeno degli attori non statali violenti le cui risorse economiche sono in grado di finanziare piccoli eserciti privati con capacità offensive non indifferenti e che si trovano sia in Brasile che nei Paesi limitrofi, spesso sfruttando la permeabilità dei confini per perseguire traffici illeciti ed altre attività criminali.
Se il capitolo Mondiali si chiude, per il Brasile il capitolo sicurezza rimane aperto su piĂą fronti.
Marco Giulio Barone