Con l'Europa che esce dal Consiglio rafforzata ma senza Londra e la Conferenza di Durban che si chiude con un fiasco sventato all'ultimo, la settimana che ci attende si apre con l'evento clou dell'ottava Conferenza WTO a Ginevra, sul fronte della diplomazia commerciale. Si rincorrono intanto le minacce di azioni armate un po' in tutto il globo con il natale conteso in Corea, la scadenza dell'ultimatum di Assad a Homs e le voci dell'ennesimo complotto virale contro la sicurezza degli Stati Uniti. A voi la scelta, con cosa gustate il ristretto di oggi: burro o cannoni?
EURASIA
Lunedì 12 – Il Premier serbo Boris Tadic, dopo il colpo basso ricevuto venerdì con il rinvio della candidatura di Belgrado per l'ingresso in Europa, riallaccia i contatti con l'alleato più fidato della regione, l'Italia. Visiterà le città di Trieste, Udine e Treviso dove incontrerà esponenti delle rappresentanze locali ed esponenti dell'industria veneta, tra cui Luciano Benetton, per il rafforzamento della cooperazione economico-commerciale.
Mercoledì 14 – I Ministri del Commercio dei paesi membri dell'Unione si incontreranno con il Consiglio per gli Affari Esteri per preparare l'ottava conferenza ministeriale della WTO che si terrà a Ginevra dal 15 al 17 Dicembre. Discuteranno la proposta della Commissione per l'apertura di negoziati bilaterali con Egitto, Marocco, Giordania e Tunisia per l'innalzamento dei rispettivi accordi d'associazione euro-mediterranea e il progetto di aree di libero mercato. Il Consiglio è inoltre chiamato ad approvare l'accessione della Russia nella WTO.
Giovedì 15 – Il Presidente della Federazione Russa Dimitry Medvedev sarà ospite a Bruxelles del presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy e da quello della Commissione Manuel Barroso per l'EU-RUSSIA Summit. All'ordine del giorno i rapporti tra l'unione e la Federatsiya e le questioni scottanti dei paesi membri UE ritenuti dalla Russia parte del suo estero vicino così come le recenti vicissitudini in Ucraina e Bielorussia. L'Alto Rappresentante C. Ashton è stata criticata nel week-end da alcuni parlamentari europei delle ex repubbliche sovietiche per il trattamento preferenziale riservato da sempre alla questione dell'est Europa.
AMERICHE
U.S.A. – Si rincorrono le voci di un ennesimo complotto, stavolta sotto forma di attacco di cyber-warfare, contro le strutture della Casa Bianca, del Pentagono e dell'FBI. Responsabili del tentativo sarebbero nientemeno che i servizi segreti di Iran, Venezuela e Cuba che puntavano a mandare in tilt i sistemi di sicurezza di sedi e centrali nucleari. A sventare l'episodio sarebbero stati degli ex studenti dell'Università Nazionale Autonoma di Città del Messico. Nell'intrigo che, se confermato, rappresenterebbe un motivo di alta tensione, sarebbero coinvolti, secondo gli stessi studenti e alcuni parlamentari americani, l'Ambasciatore cubano in Messico e il Console Generale venezuelano a Miami, Livia Antonieta Acosta.
PANAMA – L'ex dittatore Manuel Antonio Noriega è tornato Domenica notte a Panama City, dopo 22 anni trascorsi tra le carceri di Stati Uniti e Francia. Dovrà scontare altri 20 anni in un paese che lo ha ormai dimenticato. Esperto d'intelligence, lotta al narcotraffico e terrorismo, giunse al potere dopo la morte del suo leader Omar Torrijos nel 1981. “Amico sincero” della CIA ai tempi di George W. Bush, garantì la mancata sovietizzazione del paese del canale, e grazie all'ampio appoggio politico, il suo regime liberticida si liberò dell'influenza americana criticandola duramente. Nel 1987 alcuni ufficiali dell'esercito lo accusarono di riciclare i proventi del cartello di Medellin di Pablo Escobar e i fratelli Ochoa. L'operazione “Just Cause” degli US Marines lo costrinse alla resa a suon dell'odiato rock il 20 dicembre 1989, mentre era assediato nell'ambasciata vaticana.
ASIA
Giovedì 15 – Sabato 17 – Il Primo Ministro indiano Manmohan Singh si recherà nel fine settimana in Russia per una visita ufficiale. Putin e Medvedev avranno l'occasione di discutere con la loro controparte della cooperazione strategica e militari tra i due paesi, che nel maggio scorso aveva subito una brusca caduta – con il ritiro della Marina russa dall'esercitazione congiunta con quella indiana – in seguito al cambiamento di condizioni per la vendita della portaerei Admiral Gorshkov, ora INS Vikramaditya, e per alcune incomprensioni sullo sviluppo congiunto del caccia Mikoyan MiG-35. Si parlerà anche di cooperazione nel settore energetico-nucleare, con l'implementazione del progetto di costruzione di impianti nucleari civili nel sub-continente, sotto la supervisione di tecnici di Mosca.
PAKISTAN – La base aerea di Shamsi, nel Pakistan del nord, è stata evacuata nella tarda serata di domenica dall'esercito americano in seguito all'ultimatum ordinato dal Governo di Yousuf Raza Gilani poco dopo l'incursione di un drone americano che ha causato la morte di 24 soldati. Alcuni alti ufficiali dell'esercito di Islamabad hanno ammesso di aver ricevuto ordini politici di aprire il fuoco contro qualsiasi drone faccia ingresso nel territorio pakistano; i posti di frontiera sono stati muniti di sistemi d'arma anti-aerei per mettere fine all'impunità delle violazioni di sovranità. I rapporti tra Pakistan e Stati Uniti hanno forse raggiunte il livello più basso dall'invasione dell'Afghanistan; un asse di rifornimento strategico è stato chiuso per protesta, i parlamentari di Islamabad minacciano la revisione dei trattati di cooperazione militare.
COREA DEL NORD – Nuovi venti di guerra in Corea, per motivi decisamente particolari: potremmo definirla la guerra delle luci di Natale. Il regime di Pyongyang ha condannato la decisione di Seul di riprendere la tradizionale accensione di alberi natalizi illuminati lungo il confine contestato del 38^parallelo. L'elite atea del regime comunista del nord denuncia l'iniziativa bollandola come un atto di guerra psicologica volta a convertire il popolo alla religione cattolica, molto diffusa al sud. La minaccia è chiara: se il 23 dicembre, come da programma, le luci saranno visibili da Kaesong, la più grande città del nord vicina alla frontiera, Seul potrebbe affrontare conseguenze inaspettate, niente male come biglietto di auguri.
MEDIO ORIENTE
Lunedì 12 – Il Consiglio di Sicurezza si riunisce in sessione straordinaria per discutere della repressione continua del regime di Bashar al Assad nei confronti delle manifestazioni pacifiche degli oppositori al governo. Nel fine settimana il Segretario Generale dell'ONU Ban Ki Moon ha criticato apertamente il vertice politico siriano per l'indifferenza mostrata agli appelli della Comunità Internazionale per misure più umane nei confronti dei civili disarmati e dei minori che continuano a morire, stando alle cifre del Consiglio Nazionale Siriano. Sul tavolo dei rappresentanti anche l'attacco della scorsa settimana ad un convoglio della Missione UNIFIL a Tiro in Libano, che vede coinvolto in forze anche il contingente italiano.
Intanto in terra di Siria scade lunedì l'ultimatum lanciato dal Presidente Assad ai manifestanti e ai disertori assediati dalle forze di sicurezza a Homs, la città simbolo della protesta, lasciando intendere fra le righe che in caso di mancata resa ci sarà da attendersi un vero e proprio massacro. Fu proprio in seguito a minacce simili che il Consiglio di Sicurezza aveva approvato lo scorso 19 Marzo l'intervento militare in Libia, volto ad evitare una strage nella città di Bengasi. Le situazioni sono naturalmente imparagonabili, così come gli interessi in gioco, ma la minaccia di un'ulteriore catastrofe umanitaria è ora reale e ha una data precisa.
IRAN – Dopo l'esposizione del Sentinel RQ-170 da parte dei Pasdaran iraniani, il regime di Mahmud Ahmadinejad ha fatto sapere che chiederà all'ONU di condannare la violazione della sovranità territoriale tramite le scuse ufficiali di Washington, che naturalmente non riavrà mai il suo drone indietro. Torna intanto libero il regista Mojtaba Mirtahmasb, autore del documentario “This is not a film” diffuso dalla BBC di Londra sulle condizioni del regista Jafar Panahi, formalmente libero, ma sotto stretto controllo delle forze di sicurezza di Teheran.
AFRICA
Giovedì 15 – Dopo gli scontri dell'anno scorso che hanno portato alla cacciata di Laurent Gbagbo e all'insediamento del legittimato Ouattara, i cittadini della Costa D'Avorio sono chiamati ad eleggere i 225 membri dell'Assemblea Nazionale unicamerale. Repubblicani dell'attuale Presidente, Democratici e Liberali si contendono un elettorato profondamente ferito dai ricordi degli scontri vissuti sulla propria pelle. Probabilmente è ancora troppo presto per una riconciliazione nazionale e c'è ancora posto per appelli che strumentalizzino la rabbia e il dissenso verso il passato, mentre i sostenitori del decaduto Gbagbo invitano la popolazione all'astensione.
Sabato 17 – Elezioni legislative anche per il Gabon, altra ex colonia francese del Golfo di Guinea, dove i votanti sono chiamati a scegliere 111 membri che insieme ad altri 9, nominati direttamente dal Presidente Ali Ben Bongo succeduto al padre nel 2009, formeranno la camera bassa, l'Assemblea Nazionale. Una sfida essenzialmente a due, quella di Sabato, in cui il Partito Democratico del leader Bongo contenderà la maggioranza all'Unione del Popolo, priva del suo padre storico Pierre Mamboundou, morto a metà ottobre all'età di 65 anni.
CONGO – Come previsto nei “ristretti” precedenti il seguito delle elezioni presidenziali in Congo hanno portato il paese sull'orlo del caos, per l'ennesima volta. Il leader dell'opposizione Etienne Tshisekedi ha contestato i risultati elettorali auto-dichiarandosi il leader legittimo della Repubblica. Benché la dichiarazione non abbia alcun significato legale, il coinvolgimento dell'opinione pubblica e delle bande di ribelli che tuttora si muovono per le strade di Kinshasa potrebbero far esplodere una polveriera da sempre considerata a rischio dall'ONU.
Fabio Stella [email protected]