La penultima settimana del 2011 si apre tra tendenze discordanti: in Europa la Francia conferma la politica di contrapposizione con Londra, mentre rischia di scontrarsi apertamente con la Turchia per antichi rancori. Intanto in Asia la Corea del Nord rientra nei ranghi della non proliferazione mentre il Pakistan trema di fronte alle voci dell'ennesimo colpo di stato militare. In America le primarie dei repubblicani entrano nel vivo mentre il Medio Oriente rischia di arrivare al 2012 con lo scontro diplomatico in Iran e una guerra civile dichiarata nella Siria degli Assad. C'è spazio per speranze e tensioni nel ristretto di questa settimana.
EURASIA
Lunedì 19 – I Presidenti di Commissione e Consiglio Europeo José Manuel Barroso e Herman Van Rompuy saranno ospiti a Kiev del Presidente ucraino Viktor Yanukovych per il quindicesimo EU-Ukraine summit. I punti principali delle discussioni riguarderanno l'agenda delle riforme ucraine e i legami tra l'Unione Europea e il paese dell'est Europa per quanto riguarda l'obiettivo condiviso dell'associazione politica e dell'integrazione economica. Ci sarà spazio anche per trattare tematiche scottanti quali le conseguenze del progetto di liberalizzazione dei visti, le preoccupazioni per i diritti umani e delle minoranze e i rapporti di Kiev con i paesi vicini quali Moldavia, Bielorussia e Fed. Russa.
Giovedì 22 – Si riunisce il Consiglio di Governo della Banca Centrale Europea, essendo il secondo meeting del mese di dicembre verranno discusse esclusivamente materie che non riguardano la politica monetaria dell'eurozona, comunque collegate alle competenze della BCE. Verranno tirate le somme dei primi 10 anni di funzionamento della struttura e delle prospettive di allargamento dell'unione monetaria dopo l'ingresso dei nuovi membri. Sarà l'occasione per capire quale ruolo ricoprirà in futuro la struttura guidata da Mario Draghi negli sviluppi della ripresa dell'economia greca e degli altri paesi in difficoltà finanziarie, mentre le maggiori agenzie di rating annunciano declassamenti incombenti.
FRANCIA – Mentre la tempesta Joachim lascia le coste nord-occidentali con un bollettino disastroso, i rapporti diplomatici di Parigi sembrano risentire delle stesse tensioni mentre si avvicina la scadenza per le presidenziali del 2012. Dopo la mancata stretta di mano tra Cameron e Sarkozy al Consiglio europeo, ci ha pensato il Ministro delle Finanze francese François Baroin a raggelare i già stilizzati rapporti con Londra criticandone i fondamentali economici. Intanto la votazione in seno al Parlamento di una legge sul genocidio degli armeni del 1915 potrebbe sancire la rottura con un altro attore europeo, la Turchia. La minoranza armena è una delle più cospicue in Francia e il provvedimento potrebbe colpire tutti coloro che negano l'eccidio compiuto dall'Impero ottomano un secolo fa. Ankara ha già promesso il ritiro dell'Ambasciatore a Parigi e la rottura delle relazioni bilaterali tra i due paesi se la legge dovesse passare.
AMERICHE
STATI UNITI – I candidati repubblicani alla nomination per le presidenziali del 2012 si affrontano in una sfida all'ultimo sangue per conquistare i voti dei simpatizzanti del G.O.P nell'Iowa, dove le primarie scatteranno il 3 gennaio. Newt Gringrich, populista di pancia si appella ai contrasti tra magistratura e popolino accusando i suoi competitors di concorrenza sleale, Michelle Bachmann affronta una marcia a tappe forzate di dieci giorni attraverso le 99 contee dello stato affiancata dal Governatore di New York Rick Perry nella caccia al voto dei piccoli imprenditori. La vera stella dei repubblicani, Mitt Romney, ha guadagnato invece il supporto del più importante quotidiano locale e del Governatore della Carolina del Sud Nikki Haley. Le primarie in Iowa non saranno sicuramente determinanti per il successo dei candidati, ma essendo il primo scontro elettorale in programma, determineranno le future linee di dibattito.
ARGENTINA – Il secondo mandato di Cristina Kirchner si fa sempre più insidioso, infatti una proposta di legge approvata sabato dalla Camera dei Deputati potrebbe compromettere le proprietà dei grandi latifondisti stranieri nel paese sudamericano. Mille ettari a persona, sia fisica che giuridica, questo il limite per le future concessioni nei confronti degli investitori non nazionali. Prima tappa dell'ambizioso progetto sarà la creazione di un Registro unico nazionale per le Terre Agricole, una sorta di censimento, per comprendere quanti dei 206 milioni di ettari del territorio nazionale siano in mano straniera. Il gruppo Benetton, tramite la Compagnia de Tierras Sud Argentino detiene 900 mila ettari in Patagonia dove alleva greggi dalla lana pregiata. Il vero obiettivo della misura sono però le penetrazioni dalla Cina, interessata ai territori del sud del paese in gran parte disabitati e perciò sfruttabili immediatamente.
AFRICA
Martedì 20 – Con la comunicazione da parte del Consiglio di Sicurezza, degli Stati Uniti e del Regno Unito della restituzione di circa 80 miliardi alla Banca Centrale di Tripoli si chiude il capitolo delle sanzioni dopo la caduta del regime di Gheddafi. Intanto tra le maggiori sfide che attendono il CNT il disarmo dei gruppi ribelli è al primo posto dell'agenda, scade martedì l'ultimatum per l'abbandono della capitale di tutti i comitati della resistenza. In caso di mancata attuazione il Consiglio Locale di Tripoli ha già autorizzato l'esercito a chiudere le strade al traffico e a procedere all'espulsione dei gruppi armati. La scorsa settimana attentati, sequestri lampo hanno colpito alcune figure di spicco del nuovo governo, causando persino la chiusura dello spazio aereo della capitale. Il vero problema resta la disoccupazione dei giovani con la produzione petrolifera prevista in pieno recupero solo per la fine del 2012, con il ritorno ai 1,6 milioni di barili di greggio al giorno.
SOMALIA – Ali Mohamoud Rahge, portavoce del gruppo fondamentalista Al Shabaab, ha minacciato apertamente il governo del Gibuti che aveva mostrato interesse nell'invio di truppe a sostegno dell'operazione di peace-keeping dell'Unione Africana AMISOM, che opera a Mogadiscio. Domenica nella capitale del failed state per antonomasia un soldato governativo ha giustiziato davanti ai passanti increduli il giornalista televisivo somalo Abdisalan Sheikh Hassan, in seguito ad un diverbio. La visita del Segretario Generale dell'ONU Ban Ki Moon e la promessa dell'apertura di una missione delle Nazioni Unite nel paese non sembra aver portato grossi cambiamenti in un paese in cui lo stato di diritto è ormai un ricordo lontano.
ASIA
COREA DL NORD – Gli incontri dello scorso week-end tra l'inviato statunitense per i diritti umani Robert King e il responsabile per l'America del Nord del Ministero degli Esteri Ri Gunn hanno portato ad un accordo di massima tra Stati Uniti e Pyongyang sull'abbandono del programma di arricchimento dell'uranio a fini militari. In cambio della sospensione della proliferazione nucleare nordcoreana, Washington garantirà la fornitura di aiuti umanitari per 240.000 tonnellate, la cui distribuzione sarà sorvegliata da inviati internazionali. Il regime di Kim Jong Il affronta una delle più gravi crisi alimentari della sua storia in seguito all'innalzamento dei prezzi dei generi di prima necessità e a causa della quasi totale chiusura del paese verso l'esterno. Il risultato dell'accordo potrebbe sancire la riapertura dei nuclear-talks tra Stati Uniti, Russia, Cina, Giappone e le due Coree abbandonati nel 2008.
KAZAKISTAN – Da venerdì scorso nel Kazakistan sud-occidentale, in particolare nella regione di Mangistau, sono in corso violenti scontri tra la categoria dei lavoratori del greggio e le forze di sicurezza di Astana. Il numero di morti a causa delle proteste è arrivato a 14, mentre il Presidente Nazarbaev, da sempre sostenitore della liberalizzazione economica non democratica, ha imposto un coprifuoco di venti giorni sulla città di Zhanaozen, epicentro degli scontri. I lavoratori delle industrie petrolifere del distretto si battono esclusivamente per ottenere maggiori diritti sul posto di lavoro e condizioni più umane, in una delle ex repubbliche sovietiche più interessate dagli investimenti esteri.
Lunedì 19 – La Corte Suprema Pakistana è chiamata a giudicare lo scandalo della richiesta di aiuto diretta alla Casa Bianca da parte di un membro dell'entourage del Presidente Asif Ali Zardari. Intanto nella giornata di domenica gruppi islamisti hanno organizzato proteste nelle città di Lahore e Peshawar contro le truppe americane e NATO e in sostegno dei talebani che lottano nelle regioni tribali. Il Presidente Zardari è ancora ricoverato a Dubai, ufficialmente per problemi cardiovascolari, in realtà si teme l'ennesimo putsch dei militari, favoriti dal precipitare dell'alleanza con Washington e dalle accuse di corruzione ed incompetenza mosse dai media locali. Il Generale Ashfaq Kayani, capo di stato maggiore, smentisce qualsiasi mossa da parte degli alti ufficiali, la storia del paese dice però il contrario.
MEDIO ORIENTE
Mercoledì 21 – Con il sostegno del disegno di risoluzione depositato dalla Russia al Consiglio di Sicurezza ONU, la Lega Araba sembra intenzionata ad internazionalizzare la situazione in Siria. Secondo il premier del Qatar all'incontro dei Ministri degli Esteri dei paesi arabi di mercoledì si discuterà soprattutto delle modalità d'intervento dell'ONU nel paese, che avverrà tramite paesi della regione. In effetti lo scontro tra i ribelli dell'esercito libero e le forze di sicurezza del regime potrebbe costituire una minaccia alla pace della zona mediorientale. Le misure provvisorie che il Consiglio di Sicurezza è chiamato a prendere sono volte a non pregiudicare i diritti e le posizioni di entrambe le parti in conflitto. Il cessate il fuoco e l'ingresso di una forza araba di coalizione con compito di peace-keeping potrebbe essere accompagnato dall'ingresso di osservatori a Damasco, in modo da rallentare la carneficina che ha colpito finora circa 5000 persone.
IRAQ – La guerra in Iraq è ufficialmente terminata domenica all'alba con il ritiro degli ultimi contingenti americani dalle basi militari nel paese. Quasi otto anni di intervento armato hanno spazzato via Saddam Hussein e gli uomini chiave del regime baathista, portando al potere uomini nuovi, come il Presidente Jalal Talabani e il Premier Nuri al-Maliki. 4800 i soldati caduti della coalizione, pari a zero il numero delle WMD (armi di distruzione di massa) trovate nel paese, circa 800 i miliardi spesi per le operazioni militari. Ma mentre i marines tornano in Kuwait nelle basi americane, Baghdad è tutt'altro che stabile, una violenta crisi politica colpisce il paese, già diviso per le fratture religiose tra sciiti e sunniti. La formazione laica Iraqiya, forte di 82 deputati ha deciso di abbandonare i lavori del Parlamento contro le minacce e le intimidazione nei confronti dei colleghi dell'ex premier Iyad Allaoui. Toccherà al Partito Radicale Sciita del capo spirituale Moqtada Sadr tentare una mediazione tra le parti, tramite la figura del leader politico Baha al-Araji.
IRAN – Si rincorrono le voci, diffuse dal giornale ebraico Yedihot Aharonot, di un possibile colpo mortale da parte di Teheran contro un satellite spia della CIA. Se la notizia venisse confermata si tratterebbe del secondo strike iraniano in pochi giorni nella guerra diplomatico-tecnologica che coinvolge il paese degli ayatollah e gli Stati Uniti. Intanto, nota di colore, l'erede dello Shah, Reza Pahlavi ha denunciato ufficialmente al Tribunale Penale Intrernazionale (TPI) la guida suprema Ali Khamenei per crimini contro l'umanità nei confronti dei prigionieri politici. La televisione di stato ha mostrato nel week-end le immagini della spia americana arrestata nelle scorse settimane, si tratterebbe di Amir Mirza Hekmati, cittadino statunitense di origini iraniane, analista d'intelligence addestrato a Bagram, Afghanistan per infiltrarsi tra le fila dei padaran.
Fabio Stella [email protected]