Il Giro del Mondo in 30 Caffè – Il "sette giorni in un ristretto" di ogni lunedì si trasforma all'interno del nostro speciale in una grande agenda globale del 2012, con un particolare focus sulle elezioni di un anno eccezionale, perchè pieno come in poche altre occasioni di grandi appuntamenti elettorali in tutti i continenti. Il 2012 oltre a farsi carico di tutte le aspettative tradite negli anni precedenti raccoglie le eredità della Primavera Araba e si prepara ad ospitare la campagna elettorale più importante, quella per la Presidenza degli Stati Uniti. Anche il vecchio continente è chiamato al banco di prova con le elezioni in Francia e una politica monetaria e fiscale da rivedere in piena crisi
EUROPA
UNIONE EUROPEA – Nonostante i continui scontri tra agenzie di rating, Commissione Europea, BCE e leadership tedesca, l’Eurozona è destinata con tutte le probabilità a passare indenne il 2012, con l’unico dubbio amletico per quanto riguarda le sorti di Atene. La campagna elettorale costringerà necessariamente Nicolas Sarkozy a lasciare al cancelliere tedesco Angela Merkel e al primo ministro-professore Mario Monti la guida del timone europeo attraverso la tempesta. Nonostante gli sforzi per inasprire ancor di più il regime di controlli sui bilanci statali introdotto dalFiscal Compact, l’opzione di un’ulteriore perdita di sovranità creerà tensioni tra i partner di Bruxelles tra cui la già ritiratasi Gran Bretagna e probabilmente gli stati dell’est. Il Fondo Salva-Stati (EFSF) verrà rafforzato, probabilmente con l’aiuto dell’FMI, per garantire una credibile scialuppa di salvataggio ai debiti sovrani colpiti dalla scure della speculazione finanziaria. Paradossalmente non sembra essere in vista alcun implementazione della cooperazione in tema di diplomazia e difesa, materia su cui l’integrazione latita senza speranza lasciando senza risposta il celebre quesito di Henry Kissinger: ”che numero devo comporre per parlare con Bruxelles?”.
22 Aprile, 10-17 Giugno – La Francia affronterà uno dei momenti decisivi per il suo futuro di potenza del vecchio continente, sono in calendario infatti sia le lezioni Presidenziali che quelle per i seggi dell’Assemblea Nazionale. I due principali sfidanti saranno Nicolas Sarkozy, l’attuale leader del movimento popolare e François Hollande, il candidato scelto dai socialisti nelle primarie del 2011. Mentre i sondaggi continuano a certificare la precipitosa caduta dei consensi del Presidente in carica, aggravata anche dal downgrading del debito pubblico di Parigi, lo spettro del Fronte Nazionale della figlia d’arte Marie Le Pen potrebbe erodere parte dei consensi della destra ultra-nazionalista. Difficile che già a fine Aprile esca dalle urne un responso chiaro e definitivo, più probabile la sfida all’ultimo voto con il ballottaggio fissato al 6 Maggio anche se il pacato Hollande parte già favorito rispetto ai candidati socialisti delle ultime elezioni.
4 Marzo – La Russia è chiamata ad eleggere il suo nuovo Presidente, che, nonostante una tornata legislativa poco trasparente e le successive proteste da parte delle opposizioni, sarà il leader del Partito-Stato Russia Unita Vladimir Putin. Oltre alla totale assenza di figure carismatiche paragonabili tra gli sfidanti comunisti e liberaldemocratici, il futuro inquilino del Cremlino gode di un sostegno popolare non indifferente grazie anche al voto assicurato da parte dei membri dell’apparato statale e delle forze di sicurezza. La Primavera non porterà, questa la nostra previsione, alcun vento nuovo nella sterminata Federatsiya il cui popolo, almeno nella gran parte riconosce di non essere ancora pronto per un regime pienamente democratico. Tutto ciò non toglie che la campagna elettorale sarà probabilmente una delle più accanite dal crollo della dittatura sovietica, che i nostalgici e gli anziani richiamano quale simbolo di grandezza. La verità è che anche tra i giovani serpeggia il malcontento contro il duopolio Putin-Medvedev ma l’elemento mancante è la capacità di coinvolgere le masse chiamate ad esprimere il voto decisivo, che resta il vero punto di forza del partito dei due gerarchi.
AMERICA 6 Novembre – I cittadini americani sono chiamati alle urne per eleggere un terzo dei seggi del Senato e tutta la Camera oltre che il Presidente degli Stati Uniti d’America. Nonostante l'aspra lotta con lo sfidante Newt Gingrich sarà probabilmente il magnate mormone Mitt Romney lo sfidante scelto dagli elettori repubblicani per giocarsi contro l’uscente Barack Obama la chance per la Casa Bianca. Le palesi differenze che lo caratterizzano dai precedenti candidati, le convinzioni religiose che lo dalla tradizione repubblicana e le scarse concessioni populistiche che lo distinguono dagli sfidanti alle primarie, ne segneranno, a meno di un vero miracolo, l’amara sconfitta. Nonostante l’opposizione che ha suscitato la riforma del sistema sanitario nell’elettorato repubblicano, Barack Obama rimane il presidente che ha firmato sia la condanna a morte del nemico pubblico n°1, Osama Bin Laden, sia il foglio di via per migliaia di reduci con il ritiro dall'Iraq. L’amministrazione ha gestito con efficacia e consapevolezza le sfide che gli si sono presentate, sia in politica estera, che in politica economica, anche grazie al compromesso al Senato con l’opposizione, sancendo così una probabile riconferma per altri 4 anni.
1 Luglio – Anche il Messico, altro stato federale dell’America del Nord è chiamato alle urne per eleggere il futuro Presidente e 628 membri tra Camera e Senato in una situazione di tensione che sconvolge la vita quotidiana della popolazione. Mentre il partito di governo PAN stenta ancora a trovare il proprio candidato, il Partito Rivoluzionario Democratico rilancia Andrés Manuel López Obrador e il Partito Rivoluzionario Istituzionale il volto pulito della politicaEnrique Peña Nieto. Obrador venne sconfitto nella criticatissima tornata elettorale del 2006 e sembra rappresentare il vero cambiamento per la maggioranza dei messicani, Nieto ha ottenuto il consenso popolare da Governatore del distretto federale grazie ad opere pubbliche colossali. Con il Partito di Azione Nazionale destinato a lasciare il posto ad uno dei due "rivoluzionari" la guerra per il controllo del territorio e contro gli 11 cartelli della droga resterà comunque il leitmotiv del prossimo governo. Tuttavia solo una vera politica regionale condivisa di soppressione della domanda di stupefacenti garantirebbe un futuro meno opprimente ai cittadini messicani.
7 Ottobre – Sfida decisiva tra il Polo Patriótico e la Coalizione dell'Unione Democratica, le due formazioni politiche che raggruppano i principali partiti venezuelani. Hugo Chàvez, al potere dal 1999 avrà il piacere di scoprire chi tra 5 candidati sarà il suo diretto sfidante solo dopo le primarie unitarie del 12 Febbraio. I sostenitori delle opposizioni sono chiamati a scegliere tra Diego Arria, ex rappresentante venezuelano presso le Nazioni Unite, Henrique Capriles Radonski, ex Presidente della defunta Camera dei Deputati, Marina Corina Machado leader dell'ONG Sùmate, Pablo Pérez Alvarez governatore dello Stato di Zulia e Léopoldo Lopez ex sindaco di Chacao, leader di Voluntad Popular. I papabili sono in realtà l'unica donna candidata e il vero tormento di Chavez, ovvero il giovane Lopez che nonostante una sentenza vincolante della Corte Interamericana dei Diritti Umani, resta bandito dai pubblici uffici grazie ad un'accusa di corruzione montata ad hoc dal governo. Come tutte le elezioni in regimi non democratici, quelle di ottobre restano un vero punto di domanda, solo un candidato che smuova perentoriamente l'opinione pubblica ammansita potrebbe sconfiggere il fantasma di probabili brogli ed irregolarità alle urne.
ASIA CINA – Il diciottesimo Congresso del Partito Comunista Cinese si terrà in autunno e nominerà il suo nuovo segretario, l'attuale vicepresidente Xi Jinping. Come stabilito secondo la rigida prassi della successione al potere lo stesso Xi sarà nominato Presidente della RPC nel 2013. Nello stesso anno l'attuale vicepremier esecutivo Li Keqiang, giurista ed economista di fama mondiale, succederà all'attuale premier Wen Jiabao e coordinerà le attività del Comitato Centrale dove continueranno a sedere gli alti funzionari Li Yuanchao, Bo Xilai e Wang Qishan. La girandola di nomi può sembrare caotica in sé ma rispecchia decisioni prese in realtà nelle stanze dei bottoni di Pechino atte ad evitare lotte intestineche caratterizzarono gli anni bui della Rivoluzione Culturale. Solo funzionari di carriera statale o militare giunti nella fascia tra i 60 e i 70 anni possono ambire ai posti chiave del regime comunista, una somma di primavere che garantisce un riparo da scelte avventate e politiche dissennate. I due cavalli di razza del futuro istituzionale di Pechino, la quinta generazione, sono in realtà i protegé di Wen Jiabao e Hu Jintao, l'uno favorevole a politiche di redistribuzione delle ricchezze dalle città alle campagne, proiettato al dinamismo economico delle coste il secondo. 1 Aprile – Suu Kyi correrà per le elezioni politiche birmane che mettono in palio per le opposizioni solo 48 seggi dei 664 totali che restano affidati per il 25% ai militari di carriera e per la restante parte ai membri del Partito-Stato del Consiglio della Pace e dello Sviluppo. La complessa formula elettorale, mutuata dal sistema indonesiano ideato da Suharto, garantisce alla dittatura militare di Naypyidaw un riparo sicura dalle proteste di massa generatesi dopo le elezioni del 1992 in cui la Lega Nazionale per la Democrazia ottenne circa l’80% dei consensi. Questa volta, ne siamo sicuri, il regime non permetterà alcuna sorpresa e anche la leadership LND sembra convinta di poter ottenere al massimo qualche decina di seggi, che le permetterebbero comunque un ruolo di garante e maggiore visibilità. Aprile – Dicembre – Il 2012 sarà un anno fondamentale per la politica sud coreana, non solo per la rituale coincidenza delle elezioni legislative e presidenziali, ma per la futuribile trasformazione del sistema di Seoul verso il bipolarismo. La formula di Duverger introdotta nell’ultima legge elettorale dovrebbe portare ad una divisione dei 299 seggi in ballo tra il tradizionale Grand National Party (GNP) e il Democratic Unified Party (DUP) dati entrambi al 30% dei consensi dall’ultimo sondaggio. Il dissenso è però diffuso tra i coreani e si prospetta che candidati indipendenti abbiano ampi spazi di manovra, con i votanti indecisi stimati intorno al 32%. La leader del GNP Park Geun-hye sembra dividersi il trono di front runner con Ahn Cheol-soo, il brillante professore nonché fondatore della Ahnlab Inc. ma entrambi restano invisi a buona parte della popolazione. La Park ha pubblicato in estate un saggio sulla nuova politica di conciliazione con Pyongyang, denominataTrustpolitik, che appare una versione aggiornata della metafora del bastone e della carota, dato che offre benefici e aperture contrapposte ad immediate rappresaglie in caso di provocazioni.
AFRICA 26 Febbraio – Il Presidente uscente Abdoulaye Wade cercherà una riconferma alle imminenti elezioni presidenziali dopo aver scatenato proteste di piazza nel giugno scorso con il tentativo di far passare una riforma elettorale per garantirsi la successione del figlio Karim. Wade dovrà vedersela con la contestazione del movimento giovanile scaturito dalle proteste M23 che ha trovato, grazie alla popolarità della leadership costituita principalmente da cantanti rap, ampio sostegno nella popolazione. Gli sfidanti sono l'eterno rivale e leader del Parti Sociaiste Ousmane Tanor Dieng e il famosissimo cantante Yossou Ndour nonchè imprenditore mediatico, i più noti di una ventina di altri candidati tra cui anche l'ex funzionario ONU Ibrahima Fall e il giornalista d'assalto de "La Gazette" Abdou Latif Coulibaly. Intanto il destino di Wade è ancora in bilico, solo il 27 gennaio il Consiglio Costituzionale si potrà pronunciare sulla legittimità di tutte le candidature e quella del Presidente uscente sarebbe illegittima stando alle leggi in vigore e all'opinione delle opposizioni. Le ingerenze francesi e statunitensi sembrerebbero optare per un ritiro dell'appoggio all'85enne presidente cui Washington ha chiesto di farsi da parte con una lettera del 14 dicembre. Intanto Parigi si appresta a ridurre ulteriormente il suo contingente a Dakar, passato da 1200 a 400 uomini, saranno solo 300 gli Elementi Francesi in Senegal (EFS) nel 2014. Marzo – Resta ancora sconosciuta la data e la sorte delle prossime elezioni presidenziali promesse dalla giunta militare del Feldmaresciallo Muhammed Hussein Tantawi dopo la cacciata di Hosni Mubarak. Una settimana fa, il candidato di Piazza Tahrir, l’ex Presidente dell’AIEA Mohamed el-Baradei ha rinunciato definitivamente alla corsa per il seggio presidenziale, in parte per l’assenza di democrazia nell’attuale regime, in parte per la consapevolezza dello strapotere delle formazioni islamico-moderate come i Fratelli Musulmani, accreditati al 46% circa dei consensi. La stessa scelta ha portato Naguib Sawiris magnate copto della compagnia telefonica Wind, a ritirare dalla corsa il suo partito “Egiziani Liberi”, che avrebbe garantito alla minoranza cristiana una speranza di rappresentanza politica. La situazione nel paese resta appesa ad un filo, con la voce delle proteste soffocata da un regime tanto liberticida quanto il precedente, con i leader liberal-democratici fuori dalla corsa, restano solo i partiti islamici compresi i salafiti di “al-Nour” ad offrire scenari lontani dalla dittatura militare. Maggio – Non lascia molto tempo l'ultimatum sancito dalla Conferenza Consultiva Nazionale Costituzionale della Somalia del 21-23 Dicembre scorso. Al meeting tenutosi a Garowe capitakle del Puntland hanno partecipato Agostino Mahiga, rappresentante speciale del Segretario Generale per la Somalia, il Presidente Transitorio della Repubblica somala, lo sfiduciato ex-speaker del Parlamento Sheikh Sharif Hassan, il Primo Ministro e il Presidente del Puntland Abdirahman Farole. Entro maggio i firmatari dei ribattezzati "Principi di Garowe" si impegnano a stilare entro maggio una carta costituzionale per le istituzioni dell'intera Somalia, che sarà in seguito sottoposta a referendum. Inoltre il Parlamento sarà ridotto della metà dei suoi membri, che passeranno da 550 a 225, un 20% dei deputati dovrà essere di sesso femminile. La Conferenza oltre a condizionare l'applicazione della formula 4.5 riducendo il dissenso nei confronti dei due sceicchi Sharif Hassan e Sharif Ahmed, garantirà maggior peso ai rappresentanti islamici rispetto alle minoranze etncihe dei clan. Dello stesso avviso sembra essere l'ex Presidente somalo fino al giugno 2011 Mohamed A. Mohamed che ha criticato il documento in primis per la partecipazione dello sfiduciato speaker del parlamento ma soprattutto per l'assenza di rappresentanze della società civile, dello Stato autonomo del Somaliland e delle controparti moderate di Al Shabaab, con cui occorre iniziare un dialogo di pace per garantire l'uscita del paese dall'instabilità. LIBIA – E’ in programma per l’estate la tornata elettorale per la composizione di un Comitato Generale Nazionale, un’assemblea che avrà il compito di scrivere la nuova Costituzione del paese. Mentre sembra scontato un 10% di seggi destinati a rappresentanti di sesso femminile, non sono ancora chiari argomenti più scottanti quali la formazione di partiti politici, assenti per legge nel regime, la formula elettorale e la divisione in circoscrizioni del paese, comprese le modalità di tutela delle minoranze. Molto probabilmente i funzionari statali di Gheddafi saranno esclusi dalla competizione alle urne così come i membri dei comitati rivoluzionari e i condannati per reati gravi. La creazione la scorsa settimana del primo partito islamico a Bengasi, chiamato “Riforme e sviluppo”, sembra prospettare anche per la Libia post CNT un futuro di riformismo islamico moderato. Pur di salvare Tripoli dalla frammentazione politica in emirati, gli alleati occidentali potrebbero essere pronti a sostenere qualsiasi esito elettorale riesca a garantire al paese un futuro nell’unità nazionale. MEDIO-ORIENTE 21 Febbraio – Con l'approvazione parlamentare della legge sull'immunità del Presdente spodestato Ali Abdullah Saleh si fa più certa la data delle elezioni presidenziali, in programma nell'ultima decade del mese prossimo. L'accordo tra le opposizioni ha portato alla formazione del General People's Congress (GPC) che appoggerà la candidatura dell'attuale Presidente ad interim Abd Rabbuh Mansur Al-Hadi che resterà probabilmente senza avversari. Spetterà al vincitore la scelta del Primo Ministro e dei 111 membri del Consiglio della Shura. Le notizie che giungono sul fronte della lotta all'estremismo islamico, come la presa da parte di Al Qaeda della città di Rada'a a soli 150 km dalla capitale, e le minacce all'unità del paese restano le vere ombre sulle elezioni. Il Ministro degli Esteri Abu Bakr al-Qirbi si è detto preoccupato della situazione e ha proposto un rinvio per motivi di sicurezza, il Premio Nobel per la Pace Tawakkul Karman ha invece denunciato di recente i legami tra il precedente regime e le formazioni qaediste, utilizzate e comandate per ottenere il sostegno della comunità internazionale. 29 Marzo – Nel mezzo della guerra diplomatica conl'occidente la Repubblica Islamica dell'Iran apre le urne per rinnovare i 290 seggi dell'Assemblea Consultiva Islamica. 5 seggi sono garantiti per legge alle minoranze religiose mentre i restanti sono attribuiti secondo la formula del voto multiplo non trasferibile, tanti voti per elettore quanti seggi da assegnare per distretto. Le due alleanze, Conservatori e Riformisti, raggruppano ciascuna 5 formazioni, alcune speculari anche nel nome e candidano rispettivamente Ali Larjani della Società Islamica degli Ingegneri e Mohammad Ali Najafi a capo del partito più vicino all'ex Presidente Akbar Hashemi Rafsanjani. Un altro ex Presidente, il riformista Mohammad Khatami aveva chiesto ufficialmente la liberazione degli sfidanti di Ahmadinejad alle Presidenziali del 2009 Mousavi e Karroubi entrambi ai domiciliari per aver partecipato alle proteste di piazza. Le scorse legislative, tenutesi nel 2008 sancirono una vittoria schiacciante dei conservatori che ottennero 195 seggi e il 67% dei consensi, sembra che da qui a marzo sia in programma una campagna di arresti mirati tra i riformisti che potrebbero perdere uomini di punta in vista dello scontro elettorale. Marzo-Maggio – Nonostante il clima surreale di drôle de guerre, il Presidente Bashar al-Assad ha annuciato il 10 gennaio l’ennesimo rinvio delle elezioni legislative in programma per Febbraio. Solo dopo il referendum per l’approvazione della nuova Costituzione, che si terrà a metà marzo, si potrà votare per la scelta dei 250 membri del Consiglio del Popolo. Nonostante gli scarsi risultati sull’escalation di violenze della missione degli osservatori della Lega Araba è probabile che venga prorogata per almeno un altro mese, visto il consenso espresso dai vertici di Damasco. Intanto a fine mese il Dipartimento di Stato americano ha annunciato la chiusura dell'Ambasciata americana a Damasco per motivi di sicurezza, in realtà la mossa sembra essere un ulteriore tentativo di pressione politico-diplomatica sul governo di al-Assad. Le sorti di uno dei paesi guida del mondo arabo sono appese al filo delle azioni del Consiglio Nazonale Siriano e del suo braccio armato, l'Esercito Libero Siriano, che continuano nella loro strategia di guerriglia forti del sostegno turco e di legami con le forze di sicurezza. Più volte la lega Araba ha respinto le richieste di coinvolgimento del Consiglio di Sicurezza ONU che resta bloccato sulla questione siriana, dalle minacce di veto di Cina e Russia. 4 Maggio – L'Autorità Nazionale Palestinese si avvia verso le elezioni presidenziali e legislative, in programma ad inizio maggio nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania . Le elezioni del 2006 portarono ad una separazione de facto dei territori palestinesi, con Hamas al potere a Gaza e Fatah nella West Bank, i tentativi di mediazione tra le due frange hanno subito un'accelerazione dalla richiesta di ammissione all'ONU decisa unilateralmente da Abu Mahzen. Con l'arresto nella scorsa settimana di Abdel Aziz Dweik speaker del defunto Parlamento Palestinese Israele sembra confermare la strategia di contrasto ai colloqui tra i due movimenti. Intanto Khaled Meshaal, leader di Hamas ha dichiarato di non volersi riproporre per la guida del politburo. Il movimento islamico di resistenza ha annunciato che 200 impiegati dell’ufficio di Hamas hanno già lasciato Damasco per Turchia, Libano, Qatar, Sudan e Egitto, diaspora frutto dell'allontamento dal regime di Bashar al-Assad e dall'alleanza con Ankara sostenuta dal Ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu. L'ANP intanto stenta a trovare il suo uomo per le elezioni dato che il popolare Marwan Barghouti, detenuto in Israele da 10 anni, non è stato rilasciato nel maxi-scambio per la liberazione di Gilad Shalit. Fabio Stella [email protected]