I sette giorni che ci attendono risentono fortemente degli sviluppi del week-end che hanno portato la Lega Araba all'unità d'intenti e la Grecia sull'orlo del baratro. Tutto il mondo si raccolgie nelle proteste di Grecia, Siria e Maldive, situazioni completamente differenti che portano però a simili manifestazioni di piazza, violenze e vittime. Sul fronte americano le primarie tengono banco in Venezuela e negli Stati Uniti, l'Europa prosegue il tour asiatico con la tappa a Pechino e il Giappone fa i conti con lo yen. Il regime di Damasco sembra destinato a subire le influenze dell'Onu, chiamata a pronunciarsi ancora, sia in Assemblea che in Consiglio di Sicurezza mentre a Teheran va in scena l'ennesimo scandalo diplomatico.
EUROPA GRECIA – Collasso sventato per la Grecia di Lukas Papademos, chiamata ad ingoiare l'utlimo dei tanti bocconi amari serviti dalla Troika all'economia più traballante dell'area euro. Nella tarda serata di Domenica Atene si è letteralmente infiammata e per le proteste di piazza forti di almeno 100mila manifestanti e per i numerosi edifici dati alle fiamme lungo le arterie principali che portano al Parlamento. Le misure varate dal governo di coalizione prevedono ulteriori tagli alla spesa pubblica per 3,3 miliardi di euro, condizione necessaria per sbloccare l'ultima tranche di aiuti dall'FMI, 130 miliardi per salvare l'economia greca dal default definitivo. La vera sfida è però solo all'inizio, come riuscirà un'economia stremata dai tagli e dai piani di austerity a ripartire prima che la popolazione si ribelli alle misure imposte dall'esecutivo? SERBIA – Si conclude in uno stallo la missione a Belgrado del Fondo Monetario internazionale diretta da Zuzana Murgasova, che puntava a siglare già in settimana l'accordo di precauzione per salvare l'economia serba da un ulteriore downgrading. Vero nodo politico della questione restano le imminenti elezioni parlamentari di primavera, che potrebbero sancire un cambiamento della maggioranza attuale. Proprio il nuovo parlamento sarà chiamato ad esprimersi sulla revisione del bilancio 2012, mentre le stime per il deficit primario si attestano attorno al 4,25% del PIL e il debito pubblico costretto per legge al 45%. Il dato che preoccupa più di tutti però il Presidente Boris Tadic è la previsione del tasso di crescita, in flessione attorno allo 0,5% a causa delle difficoltà evidenti dell'area euro, che potrebbe chiamare l'esecutivo a nuovi tagli alla spesa pubblica. Mercoledì 15 – Il Consigliere federale svizzero Johann Schneider-Ammann è atteso a Varsavia per una missione economica diretta ad implementare accordi di cooperazione con il principale partner della Confederazione nell'Europa centrale. Non solo incontri bilaterali con i responsabili dell'economia polacca, ma soprattutto una visita nella zona economica speciale di Lodz, vero motore dell'industria, accompagnato dal vicepremier e ministro dell'economia Waldemar Pawlak. Scontato dire che la Svizzera punta molto sul sostegno alla modernizzazione dell'ex repubblica sovietica tramite una rete d'imprese proiettate oltre confine è pronta ad investire nel rilancio europeo dei paesi dell'est. Al termine della visita è in programma l'inaugurazione sponsorizzata dall'Ambasciata svizzera a Varsavia di un forum economico che raccoglierà discussioni, incontri e progetti sulle relazioni bilaterali dei due paesi. AMERICHE STATI UNITI – Il G.O.P stenta faticosamente a trovare l'uomo giusto per sfidare Barack Obama alle presidenziali di novembre mentre si avvicinano i primi appuntamenti decisivi per la resa dei conti delle primarie. Dopo la scioccante vittoria di Rick Santorum in Missouri e Minnesota, Mitt Romney torna in sella all'elettorato conservatore grazie ad un vantaggio di un solo punto percentuale nel caucus in Maine. Più che il primo gradino del podio davanti al libertario Ron Paul, è l'endorsement della CPAC, la Conservative Political Action Conference, uno dei forum più importanti per le associazioni conservatrici americane a rilanciare Romney, affossando Newt Gingrich al terzo posto. A tenere banco ora è il super Tuesday del 6 marzo in cui ben 11 stati, tra cui il fondamentale Texas, sono chiamati a sancire finalmente il favorito per la corsa alla casa bianca. Occhio all'ex speaker della Camera Gingrich, su questo appuntamento ha dedicato gran parte dei suoi sforzi, la Georgia, inclusa tra gli 11, è la sua patria, e i suoi slogan populistici potrebbero già aver allettato i conservatori duri e puri ben radicati al sud. Ottima occasione anche per Santorum, che grazie alla sua devozione creazionista potrebbe assicurarsi le grazie dei "catto-repubblicani" che furono alla base del successo di George W. Bush. CUBA – Le vie del petrolio sono infinite, ma almeno per quello echo en Cuba, non portano verso Washington. L'embargo economico sull'economia dell'isola che dura ormai da mezzo secolo tiene lontane le multinazionali statunitensi del greggio dai promettenti giacimenti della zona economica esclusiva cubana. Secondo le stime basate sul Sistema di Petrolio Totale le riserve nascoste nel fondale orientale si aggirebbero tra i 5 e i 20 miliardi di barili di greggio. Se veramente le estrazioni garantissero entro il 2016, come promettono da l'Avana, quota 530 mila barili al giorno l'economia e l'elite militare di Raul Castro godrebbero di benefici inauditi rispetto alle ristrezze in cui versano al momento. Tra i principali attori in scena nelle trivellazioni come Repsol, Gazprom, la cinese CNOOC e il colosso verdeoro PETROBRAS e la norvegese STATOIL agiranno anche le statali dei paesi alleati e amici del paese, mentre già si prospetta un balzo al vertice per Cuba nella produzione petrolifera del Sud America. VENEZUELA – Sarà Henrique Capriles, il giovane governatore dello stato di Miranda a sfidare l'attuale leader venezuelano Hugo Chávez nelle presidenziali del 7 Ottobre. Un vantaggio accreditato attorno al 20% garantisce a Capriles un margine sicuro nell'elettorato dell'opposizione che ha partecipato in massa alle primarie, tanto da costringere i seggi a prolungare l'apertura. Capriles si è rivolto direttamente a Chávez nell'ultimo dei dibattiti promettendo alla popolazione "meno chiacchiere e più rispetto della libertà", mentre appaiono chiari i riferimenti al modello brasiliano di crescita e sviluppo consapevole. La vittoria dell'opposizione in ottobre, che si preannuncia ardua, almeno per la pervasività del potere dell'esecutivo nella società, potrebbe allontanare il Venezuela dai rogue states e avvicinarsi all'influenza statunitense che punta forte sul paese. AFRICA CONGO – Muore in uno schianto aereo nei pressi della città di Bukavu, il Consigliere Capo del Presidente congolese Joseph Kabila, recentemente confermato dalle elezioni contestate dall'opposizione. Il velivolo appartenente alla compagnia aerea Hewa Bora Airlines, inclusa nella black-list europea, si sarebbe schiantato al suolo in fase d'atterraggio lasciando senza gravi conseguenze il resto dei passeggeri, tra cui il Governatore del Kivu del Sud Marcellin Cishambo e il Ministro delle Finanze Matata Ponyo Mapon. Augustin Katumba Mwanke, fedele consigliere e amico personale di Kabile, risultava tra le figure più influenti dell'inner circle presidenziale, la sua scomparsa si porta dietro voci d'intrighi e indiscrezioni, anche se gli incidenti aerei in Congo sono da sempre all'ordine del giorno. SOMALIA – Niente di nuovo sotto il sole del Corno d'Africa, tant'è che nemmeno l'annuncio dell'ingresso del gruppo islamista al-Shabaab nella rete di Al-Qaeda smuove particolarmente l'atmosfera asfissiante che vive la popolazione. Più preoccupate sembrano la CIA e i contingenti di marina impegnati nel pattugliamento dei mari infestati dalla pirateria, dato che per celebrare l'unione terrorirtica potrebbero presto giungere azioni dimostrative. La Somalia nonostante l'uscita dalla terribile carestia dell'estate scorsa, resta uno dei luoghi più pericolosi al mondo, senza alcun controllo centrale e con il governo federale relegato nella città-prigione di Mogadiscio, dove è attiva la misione AMISOM dell'Unione Africana. Anche le promesse di un maggior impegno delle Nazioni Unite per lo stato collassato rischiano di cadere nel vuoto a causa dell'alto livello di insicurezza diffusa in tutta la regione. MALI – Continua la marcia inarrestabile del movimento per la liberazione dell'Azawad nel nord del Mali, dopo che almeno 7 villaggi al confine sono caduti sotto i colpi dei tuareg. Intanto si innalzano le polemiche dei paesi vicini per l'enorme esodo dei rifugiati stimati intorno alle 30mila unità dall'UNCHR e diretti verso il Niger, il Burkina Faso e la Mauritania. Dopo le accuse lanciate contro un'alleanza con l'algerina Al-Qaeda nel Nord Africa, tornano con insistenza le voci, poco credibili, che vedono un sostegno francese quale causa di successo dei tuareg. Il Burkina Faso ha imposto controlli severi alle frontiere per evitare l'ingresso di armi nel paese, il governo del Niger invece si dice preoccupato per il sensibile calo dei raccolti stimato intorno alle 700mila tonnellate metriche. Intanto OXFAM ha lanciato un appello per gli aiuti umanitari in vista del probabile innalzamento del livello delle violenze.
ASIA Martedì 14 – Dopo l'India e la soluzione di compromesso per gli accordi sul libero scambio, la triade composta dal Presidente della Commissione José Manuel Barroso, il Presidente del Consilgio Europeo Herman Van Rompuy e la Commissaria per il mercato Karel De Gucht fa tappa a Pechino per l'EU-China Summit. Nonostante le insistenti voci di un possibile ruolo cinese nella soluzione della crisi dell'area euro, gli incontri con la delegazione capeggiata dal Premier Wen Jiabao riguarderanno soprattutto l'apertura definitiva agli scambi con l'Europa dell'economia cinese. Il vero nodo, così come nel recente incontro a New Delhi, sono i dazi attivi nei confronti delle importazioni, nonostante l'ingresso al WTO infatti, Pechino ha sempore mantenuto quote di garanzie su un'ampia gamma di prodotti e servizi. Nonostante le condizioni precarie della popolazione delle campagne, le città costiere si sono rivelate dei veri e propri polmoni per le produzioni del lusso e del settore automobilistico. GIAPPONE – Dopo il colpo quasi mortale inferto dal sisma e dal relativo tsunami del marzo scorso, l'economia giapponese stenta ancora a ritrovare i fasti degli anni '80 a causa di un sensibile apprezzamento dello yen nei confronti del dollaro. Panasonic, Sharp e Honda, aziende leader nei settori high tech ed automobilistico hanno recentemente annunciato previsioni di perdite ingenti, le più alte dalla fondazione. Intanto la Banca Centrale ha rivisto la stima sulla crescita dell'economia portata dal 2,2 al 2%. Il Ministero delle Finanze ha promesso interventi rapidi e significativi per fermare la marcia inarrestabile della valuta del sol levante, solo una delle cause che costringe le imprese ad una lotta impari con le vicine economie a basso costo del lavoro. MALDIVE – L'atmosfera si fa sempre più terrea nell'arcipelago dell'oceano indiano, recentemente balzato nelle cronache mondiali per il colpo di stato orchestrato dalla polizia e dall'ex Presidente Maumoon Abdul Gayoom. Decisivo al fine di evitare un disatstro umanitario l'intervento indiano, paese che vanta forti interessi geopolitici nei confronti di Malè e che ha gestito in via informale il passaggio dei poteri all'ex vicepremier Mohammed Waheed Hassan, ora a capo dell'esecutivo. Mentre il deposto Nasheed implora la comunità internazionale di salvare il suo paese dalla violenza, gli scontri si diffondono anche negli atolli periferici, tanto che Nuova Dehli avrebbe già messo in allarme una nave da guerra e alcune vedette per costituire un ponte navale per i 30mila lavoratori indiani che lavorano nell'economia turistica locale. Almeno per ora restano lontane le ipotesi di un intervento umanitario indiano simile a quello guidato nell'88 da Rajiv Gandhi, ma l'opzione resta con ogni probabilità sul tavolo, in attesa di ulteriori sviluppi. MEDIO ORIENTE SIRIA – Si è concluso con un intesa di massima il vertice di domenica della Lega Araba tenutosi al Cairo, il Presidente Nabil Elaraby, ex giudice della C.I.G., richiamerà l'attenzione del Consiglio di Sicurezza per proporre l'invio di una forza di pace sotto l'egida ONU con il compito di attuare il cessate il fuoco tra le parti. Damasco, dopo aver attenuato l'assedio e i bombardamenti in corso ad Homs, ha bollato l'iniziativa come "atto ostile" e ha denunciato il tentativo espansionistico dei paesi del Golfo. La Tunisia intanto ha annunciato che ospiterà il 24 Febbraio una Conferenza degli Amici della Siria, per progettare e discutere piani di intervento e sostegno al Consiglio Nazionale dell'opposizione. Anche Al-Qaeda ha fatto la sua entrata d'effetto sullo scenario, dopo le voci di coinvolgimento negli attentati ad Aleppo, il leader egiziano Ayman al-Zawahiri ha annunciato il sostegno all'FSA che lotta contro Bashar al Assad. Dalla vicina Giordania, i Fratelli Musulmani chiamano la comunità islamica mondiale alla jihad contro Damasco mentre si inseguono le voci di truppe d'elite inglesi e qatarine presenti in Siria per coordinare le imboscate alle forze di sicurezza. IRAN – Con le promesse di annuncio dei recenti sviluppi dell'industria nucleare iraniana, la crisi politico-diplomatica con Israele e l'occidente continua sotto luci diverse. Mentre stampa specializzata e voci accademiche autorevoli affievoliscono le possibilità di un colpo a sorpresa da parte di Tel Aviv, anche in seguito al recente cambio al vertice delle Israeli Air Force, un nuovo scandalo coinvolge i palazzi di Teheran. La testata israeliana Haaretz ha pubblicato recentemente una serie di e-mail sottratte dalle caselle di autorità siriane dal gruppo hacker di Anonymous. I messaggi, se confermati, mostrano l'impegno delle autorità iraniane per sostenere la lotta di Assad contro le opposizioni tramite il rifornimento di armi e munizioni e l'acquisto per miliardi di dollari di beni di prima necessità tra cui olii e carni. La notizia di per se non costituisce una fonte di scandalo, dato che è noto il legame tra i due paesi, più intrigante è invece l'impegno di una cellula di hackeraggio in tematiche internazionali, quasi a cogliere l'eredità dell'ormai dimenticato Wikileaks. LIBANO – Le violenze in atto in Siria dilagano anche nel vicino Libano, fortemente legato a Damasco e già colpito al suo interno dalla lotta tra le varie etnie e religioni. A Tripoli, la vecchia Tarablus, seconda città per popolazione tre giovani sono morti negli scontri tra sostenitori e oppositori al regime di Al-Assad. Il pretesto è solo uno dei tanti dato che le minoranze alawita e sunnita da sempre si contendono il potere e l'influenza sulla maggioranza del paese, alawita è peraltro la famiglia Al Assad che da quarant'anni guida la Siria, paese a maggioranza sunnita. Ultimamente Beyrut è al centro delle dinamiche del Medio Oriente, ancordipiù dopo l'annuncio del leader del movimento Hezbollah, Hassan Nasrallah, di non dare per scontata una rappresaglia irregolare contro un possibile attacco israeliano contro i siti nucleari di Teheran. Le buone notizie scarseggiano dunque per il contingente italiano impegnato nella missione ONU UNIFIL presenti sul terreno per garantire il cessate il fuoco nel sud paese dopo la guerra del 2006 tra Hezbollah e Israele. Fabio Stella [email protected]