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L’Iraq ha votato

Chiuse le urne in Iraq: comincia l’attesa dei risultati che aiuteranno a capire a che punto è la normalizzazione del Paese. L’Europa fronteggia la sempre più complessa crisi greca, mentre ripartono i colloqui USA-Russia per la riduzione delle testate nucleari. Nuove violenze in Nigeria, e risultati elettorali a rischio in Togo.

Il voto per le elezioni Parlamentari in Iraq si è concluso, con una affluenza stimata del 50/60% e segnato da violenze che hanno portato alla morte di circa 40 persone. Inizia dunque il conteggio dei voti, che forse già in settimana potrebbe portare a dei risultati indicativi.

Il processo elettorale è stato sinora salutato come un successo, ma rimane il dubbio fondamentale: riusciranno le elezioni a consegnare al Paese un Parlamento ed un Governo stabili e capaci di consentire alla coalizione internazionale di programmare il ritiro dalle truppe?

Gli incontri tra Grecia e Germania non hanno portato a soluzioni chiare sulle opzioni per fornire al Governo greco l’aiuto che appare sempre più necessario per tentare di fronteggiare la grave crisi economica del Paese. Sono attesi in settimana altri colloqui a diversi livelli per definire quale sarà l’approccio dell’Europa e quali saranno le misure richieste alla Grecia.

Intanto nel Paese crescono le tensioni ed in settimana sono attese due grandi manifestazioni contro le misure di “austerity” che il Governo ha detto di voler adottare: in piazza andranno i sindacati del settore pubblico e di quello privato, così come i funzionari del Fisco.

Intanto in Portogallo, altro Paese a rischio, il Parlamento dovrebbe votare giorno 12 il bilancio per il 2010 con le relative misure anti-crisi.

In tema di terrorismo e sicurezza, il Pakistan sembra aver avviato una campagna volta a dare segnali positivi di cooperazione agli Stati Uniti. Diversi gli arresti già eseguiti dalla Polizia e dall’Esercito pakistano di esponenti legati ai Talebani e ad Al Qaeda ed aumenta adesso il rischio di una reazione violenta di questi gruppi sul suolo pakistano ed afghano.

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In Africa, ancora una volta, si riaccendono le tensioni etniche e inter-religiose. In Nigeria, nello stato di Plateau, nuovi scontri tra musulmani e cristiani hanno già fatto circa 500 vittime. La situazione attuale di crisi politica, dovuta all’incertezza sulle possibilità del Presidente Yar’Adua di continuare a governare, aumenta l’instabilità e rischia di bloccare o ritardare, nei prossimi giorni, la definizione di adeguate misure per prevenire che le violenze si espandano ad altre aree del Paese.

Rischi di violenze ed instabilità anche in Togo, dove il risultato delle elezioni presidenziali è contestato; il Presidente uscente Faure Gnassingbé è stato riconfermato, ma l’oppositore Jean-Pierre Fabre contesta irregolarità nel conteggio dei voti.

Infine segnaliamo, come sempre, gli incontri più importanti previsti in settimana.

  • Il 9 marzo Russia e Stati Uniti si ritrovano a Ginevra per riprendere i negoziati sul Il Trattato per la riduzione degli armamenti strategici, scaduto a Dicembre 2009.

  • Sempre in tema di relazioni militari, il Primo Ministro russo Vladimi Putin si recherà in India per incontrare il Primo Ministro Manmohan Singh, col quale discuterà un accordo di cooperazione militare da circa 4 miliardi di dollari.

  • Giorni di agitazione in Thailandia, dove dopo le decisioni della Corte Suprema di confiscare circa metà del patrimonio della famiglia dell’ex Primo Ministro Thaksin Shinawatra. Tra il 12 ed 14 marzo si terranno diverse manifestazioni organizzate dai suoi sostenitori, per le quali il Governo sta valutando di adottare misure di sicurezza particolarmente restrittive. Il Primo Ministro Abhisit Vejjajiva ha anche cancellato la visita prevista in Australia.

  • Giorno 14 in Cina il National People’s Congress dovrebbe votare, a conclusione dei propri lavori annuali, i documenti di indirizzo normativo.

La Redazione

8 marzo 2010

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