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L’ammodernamento delle Forze Armate polacche

Miscela Strategica – La Polonia, ormai da alcuni anni, sta puntando a qualificarsi come uno degli interlocutori di punta nel panorama strategico internazionale. Uno dei Paesi europei più virtuosi in tema di gestione dei fondi strutturali e dei finanziamenti, la Polonia sta lavorando per fare il salto di qualità. Ambizione e orgoglio nazionale non mancano, soprattutto per quanto riguarda il delicato settore della difesa e della sicurezza nazionale. Vediamo se il complesso programma di ammodernamento della Forze Armate polacche sarà effettivamente sostenibile

LA DIFESA POLACCA VERSO IL 2022 – Nel 2013 viene pubblicato il Libro Bianco per la Difesa polacco, un documento molto complesso e denso di contenuti. Già dal 2010 la Polonia aveva avviato un processo di revisione del proprio comparto difesa e sicurezza ma, sull’onda delle crescenti tensioni ai suoi confini orientali, il Governo ha maturato la decisione di dare maggiore enfasi al processo avviando tavoli tecnici e di consultazione con il Ministero della difesa, i principali esponenti dell’industria nazionale della difesa e think tank locali con l’obiettivo di mettere nero su bianco le esigenze strategiche polacche per il medio e lungo periodo. Se da un lato gli eventi internazionali come l’aggressione di Mosca in Crimea e il perdurare della crisi in Medio Oriente influenzano direttamente la politica di difesa di Varsavia, il Libro Bianco pone l’accento sulle possibili minacce di natura locale e regionale. La Polonia è un membro attivo di diverse organizzazioni internazionali e sovranazionali con competenze legate alla sicurezza e alla difesa a partire dalla NATO, dall’Unione Europea e dall’OSCE. Inoltre, partecipa con convinzione al Gruppo di Visegrad nonché al Consiglio degli Stati del Mar Baltico, rimarcando quel ruolo di “security provider” che aspira a vedersi riconosciuto nella regione. Posto dunque il fatto che l’attuale clima internazionale rappresenta una minaccia relativa per la Polonia, sono due le principali forme di minaccia individuate: il terrorismo internazionale e l’aggressività di alcuni Paesi nella regione. Sul fronte del contenimento della minaccia terroristica, la Polonia individua principalmente nelle organizzazioni criminali e terroristiche transnazionali la prima fonte di rischio. Attacchi di natura cyber con conseguente compromissione di dati sensibili o delle infrastrutture critiche nazionali sono da considerare come una minaccia probabile. In secondo luogo, il Libro Bianco enfatizza le dinamiche alle porte del Paese, spiegando che l’uso della forza o la minaccia dell’uso della stessa ai confini polacchi da parte di “politiche estere aggressive” – il riferimento a Mosca non è esplicito ma assolutamente evidente – rappresenta una minaccia che non può essere sottovalutata, considerando anche la presenza di armi non convenzionali fra gli arsenali dei vicini di casa più bellicosi. Ecco quindi che si rende necessario l’adattamento dell’apparato di sicurezza nazionale a questo tipo di minaccia, con l’obiettivo ultimo di dotarsi di una diretta capacità interna di reazione.

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Fig.1 – Truppe polacche nel corso dell’esercitazione Rapid Trident

IL SISTEMA DI SICUREZZA NAZIONALE – Alla luce delle esigenze strategiche che emergono dalla diagnosi sviluppata all’interno del Libro Bianco, il processo di riorganizzazione e ammodernamento dell’apparato di sicurezza nazionale già iniziato nel 2007 diventa il pilastro della politica di difesa di Varsavia per i prossimi 7-10 anni. Sono tre i punti cardine dell’intero processo:

  • rendere l’apparato di difesa nazionale capace di reagire nei confronti delle possibili minacce all’integrità territoriale della Polonia, sia autonomamente che in un’ottica di integrazione e interoperabilità con il sistema NATO;
  • sviluppare un quadro normativo univoco, leggero e flessibile in grado gestire in modo integrato le competenze delle autorità che fanno capo al sistema di difesa nazionale;
  • essere in grado di fornire adeguata protezione agli interessi nazionali vitali del Paese come la sovranità territoriale e l’indipendenza politica.

Come si compone, quindi, il sistema di sicurezza nazionale? Ne fanno parte tutti gli organi e le istituzioni aventi potere legislativo, esecutivo e giudiziario responsabili della sicurezza in conformità con la Costituzione della Repubblica di Polonia, compresi il Parlamento, il Presidente della Repubblica, il Primo ministro e il Consiglio dei Ministri. Elemento cruciale di tutto l’assetto sono ovviamente le Forze Armate e i servizi governativi deputati alla prevenzione e alla difesa delle minacce esterne e alla tutela della pubblica sicurezza. Naturalmente, anche l’industria della difesa nazionale rientra nell’equazione. È recente infatti il passaggio sotto PGZ – il Gruppo Armamenti Polacco – delle compagnie facenti parte della pre-esistente PHO – la Holding Difesa Polacca. Il passaggio di competenze non è stato indolore, dato che il tentativo di integrazione fra le industrie difesa più disparate sta portando a quello che alcuni osservatori hanno definito un “incubo gestionale”. L’allineamento fra gli ambiziosi piani industriali nazionali e la ripartizione delle competenze fra PGZ e le realtà private come WB Electronics – leader nel campo dei sistemi radar – si sta rivelando più macchinoso di quanto sperato dalle autorità nazionali in sede di formulazione della Strategia di Difesa Nazionale nel 2007.

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Fig.2 – Artiglieria semovente polacca schierata nel corso dell’esercitazione NATO Noble Jump

L’AMBIZIOSO TECHNICAL MODERNIZATION PLAN (TMP)Il TMP è un ambizioso piano di ammodernamento delle Forze Armate polacche previsto per il periodo 2013-2022. A quasi tre anni dal suo avvio, sono molti i passi intrapresi dalle autorità polacche; in particolare sono stati avviati 14 programmi operativi pluriennali che rappresentano anche i principali obiettivi dell’intero programma. Seppur con molti ritardi sulla maggior parte dei programmi, il TMP ha iniziato a registrare qualche successo in termini di acquisizioni riuscite. Nel 2013 sono stati investiti 5.913 miliardi del PIL nazionale, ovvero circa il 21 % del budget dedicato alla difesa nazionale, per arrivare nel 2014 ad una spesa di 8.231 miliardi. In che cosa sono state spese queste risorse? In primo luogo nell’acquisto di equipaggiamento militare e armamenti, nel rinnovamento e nella modernizzazione degli armamenti e equipaggiamenti già presenti e nell’acquisizione di esplosivi e munizioni. In secondo luogo sono stati investiti in programmi di ricerca e sviluppo sia a livello NATO che a livello Unione Europea. Onde evitare confusione, è utile specificare che tutte le acquisizioni nelle categorie appena enunciate devono portare ad una crescita effettiva delle capacità delle Forze Armate polacche. Diversamente, acquisizioni nelle medesime categorie ma orientate ad una ordinaria manutenzione degli assetti presenti non possono rientrare nel programma di spesa approvato in seno al TMP. Tale precisazione è doverosa, perché si è rivelata uno dei limiti più grandi dell’intero programma. Il gran numero di programmi avviati nel biennio 2013-2015 ha subito un forte rallentamento a causa dei vincoli di bilancio subentrati nel 2013. Questo ha comportato due effetti negativi principali: sul piano nazionale, sono state necessarie manovre di riallocazione delle risorse per soddisfare le esigenze di manutenzione ordinaria interna, mentre sul piano internazionale gli investitori e i partner hanno avuto una percezione di “stallo” sull’intero programma.

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Fig.3 – Mig.29 polacco in evoluzione

LE ACQUISIZIONI: IL CASO WISLA – Nonostante i ritardi dovuti ai fattori che abbiamo visto, numerosi contratti sono stati portati a termine mentre altri sono entrati nella delicatissima fase di trattativa di gara. Fra questi ultimi, sicuramente uno dei contratti più attesi, nonché il più costoso, è il programma operativo in materia di difesa aerea. All’interno del programma operativo, uno dei punti cardine è rappresentato dall’acquisizione del sistema di difesa missilistico aereo a medio raggio Wisla (o Vistula). Tale sistema comprenderà l’installazione di aree coperte da missili anti balistici ABM con capacità di intercettazione sia di missili a corto raggio in un range massimo di 1 chilometro, sia di missili a medio raggio in un range di 100 chilometri. Nel primo caso, il riferimento al sistema russo 9K720 Isklander-M è evidente. Nel secondo caso, invece, si arriverebbe alla capacità di intercettazione di target in movimento come velivoli tattici, elicotteri, UAV o missili cruise. La fase di selezione dei possibili contraenti è iniziata nel 2013 e si è rivelata la più controversa dal punto di vista della gestione generale delle procedure di gara. Nell’estate del 2013 l’Ispettorato per gli Armamenti polacco ha avviato una serie di dialoghi tecnici con 14 controparti sia polacche che estere per definire i requisiti tecnici e tattici dell’intero sistema. Il secondo livello di lavoro è stato interamente focalizzato sulle possibilità di cooperazione industriale e tecnologica fra le parti, arrivando in termini di tempistiche alla primavera del 2014 con quattro offerenti: il consorzio Eurosam fra la PHO, una branca europea di MBDA, la francese Thales e il consorzio POL che presentava una versione “polacca” del sistema SAMP/t; la statunitense Raytheon con il sistema PATRIOT; il consorzio statunitense-italo-tedesco che presentava il sistema MEADS e il Governo israeliano che ha presentato il proprio programma di difesa anti-missile. A questo punto l’Ispettorato degli Armamenti annuncia che saranno ammesse a partecipare alla gara soltanto due compagnie, ovvero il consorzio Eurosam e la Raytheon. La decisione, giudicata controversa da molti interlocutori internazionali, è stata giustificata dal Governo polacco spiegando i fattori determinanti alla scelta. Innanzitutto, spiega un rapporto del Ministero della difesa, la Polonia potrà acquisire sistemi che abbiamo una comprovata capacità operativa e che svolgano il loro servizio in Paesi NATO. Inoltre, altro fattore dirimente, l’industria polacca dovrà ottenere il massimo coinvolgimento possibile nelle attività di produzione, mantenimento e sviluppo dei sistemi. Coinvolgimento dell’apparato industriale polacco da un lato, e esigenze politiche dall’altro. A fine 2014, infatti, le autorità polacche hanno avviato un negoziato intergovernativo con Washington per l’acquisizione di missili PATRIOT, preferendoli dunque alla proposta francese di Thales. Al momento, il Ministero della difesa polacco prevedere di acquisire 8 batterie di MRAD PATRIOT fra il 2019 e il 2025. Il sistema dovrà avere una configurazione multi-canale (essere in grado di attaccare più target nello stesso momento), una copertura a 360 gradi, un sistema di comando e controllo C2 integrabile sia sul piano nazionale che internazionale, nonché essere provvisto della tecnologia “hit-to-kill” a energia cinetica. Vedremo ora se le tempistiche saranno rispettate e in che modo questo sistema andrà a integrarsi con il cosiddettoPolish Fangs” o sistema di deterrenza interna che conta – fra le altre componenti – anche l’acquisizione di missili NSM e JASSM da installare sugli F-16 nonché su sottomarini di ultima generazione.

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Fig.4 – Missili Patriot statunitensi in esercitazione in Polonia

[one_half][box type=”warning” align=”” class=”” width=””] RISCHI

  • insufficienza normativa integrata interna polacca
  • difficile gestione di PGZ
  •  insufficiente interoperabilità fra le Forze Armate polacche e quelle alleate
  • esperienza delle autorità nazionali limitata in materia di acquisizioni di grossa portata nel settore difesa e sicurezza [/box][/one_half]

[one_half_last][box type=”note” align=”” class=”” width=””] VARIABILI

  • possibili ulteriori riduzioni del budget del programma di ammodernamento delle forze armate
  • cambiamento delle esigenze strategiche a causa di fattori esterni (terrorismo, migrazioni)
  • vincoli economici e tecnologici in ambito dei programmi NATO e UE
  • formulazione di un nuovo concetto strategico NATO a luglio 2016 [/box][/one_half_last]

Emma Ferrero

 

 

Foto: Olivier CABARET

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Emma Ferrero
Emma Ferrero

Torinese di nascita, ma romana di adozione, ha frequentato da civile la Scuola di Applicazione e Istituto di Studi Militari dell’Esercito, conseguendo con lode la Laurea Magistrale in Scienze Strategiche nel 2012. Con passate esperienze di ricerca e analisi in ambito geostrategico e militare presso il Centro Studi per le Operazioni Post Conflict di Torino e presso la Rappresentanza Permanente italiana alla NATO a Bruxelles, dopo aver conseguito un master in Sicurezza Economica, Geopolitica e Intelligence in SIOI, attualmente collabora con alcune testate e organizzazioni internazionali. Le sue aree di interesse sono: NATO e sicurezza cooperativa, industria difesa, analisi d’area (in particolare Afghanistan, Iraq, Paesi del Golfo, Medio Oriente, Asia Centrale).

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