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La reazione della Polonia alla retorica nucleare russa

In 3 sorsi La retorica nucleare è uno dei principali strumenti della propaganda del Cremlino sin dall’era sovietica. La Polonia ne ha subito l’influenza durante la Guerra Fredda preparandosi a fantomatici attacchi nucleari occidentali. Oggi, il Governo polacco aumenta gli sforzi di prevenzione contro la minaccia russa, compresa quella nucleare.

1. LA RETORICA NUCLEARE RUSSA COME PROPAGANDA IN OCCIDENTE

L’arsenale nucleare russo, secondo le statistiche della Federation of American Scientist, consta di quasi 6mila testate, di cui oltre mille in attesa di smantellamento e, come in epoca sovietica, tale primato rappresenta motivo di vanto per il Governo russo che lo usa per orchestrare una efficace propaganda in Occidente volta a mettere in guardia sulle sue potenziali capacità di rappresaglia.
L’invasione dell’Ucraina ha visto da parte di Mosca un forte elemento propagandistico e strategico nella occupazione della centrale nucleare più importante del Paese, quella di Zaporizhzhia, utilizzata anche per tenere in ostaggio buona parte della popolazione del relativo oblast, con il Cremlino che ha sfruttato anche il ricordo del disastro nucleare di Chernobyl del 1986 per spaventare parte dell’opinione pubblica occidentale.
La narrazione sulla minaccia atomica, infatti, è assai sentita presso diversi gruppi pacifisti europei e alcune forze politiche, che non considerano quanto la retorica russa sul nucleare sia essa stessa una strategia del Cremlino per indurre l’Occidente a ridurre il suo sostegno alla causa ucraina.
È bene, infatti, ricordare che l’utilizzo delle armi atomiche secondo la dottrina militare russa spetta direttamente al Presidente soltanto nei casi di un attacco diretto contro la Federazione Russa che minacci la sua integrità territoriale o di un attacco nucleare. Il Cremlino, inoltre, sull’uso delle armi atomiche non può ignorare i propri partner strategici tra cui il Governo cinese, contrario all’uso di tali armamenti nella guerra in corso e a un allargamento del conflitto alla NATO, un rischio per gli investimenti cinesi in Occidente.

Fig. 1 – Nuclear Threat Exhibition: Shelters of Nowa Huta, Nowa Huta Museum, Cracovia | Foto: Lorenzo Pallavicini

2. I RIFUGI ANTI-ATOMICI DELLA REPUBBLICA POPOLARE POLACCA

La Repubblica Popolare polacca si trovava in una posizione cruciale durante la Guerra Fredda, con il posizionamento degli armamenti che ne faceva un Paese chiave nella sfida sovietica al predominio americano nel continente europeo.
Il riarmo della Germania Ovest e il suo ingresso nella Alleanza Atlantica nel 1955, con il placet americano, fu un elemento di spinta per il Governo polacco sia per favorire la creazione del Patto di Varsavia, la risposta dell’URSS alla NATO, sia per sostenere la tesi della rinnovata minaccia nazista tramite l’imperialismo americano, su cui si basarono molte attività comunicative istituzionali volte a fomentare i sentimenti di paura e di ostilità verso l’Occidente nella popolazione.
Tali elementi furono la leva per la costruzione, in tutto il Paese, di migliaia di rifugi anti-atomici (secondo una stima di circa 40mila), con esercitazioni regolari e addestramento da parte della popolazione civile in caso di attacco nucleare occidentale. Assai capillare, la rete dei rifugi venne mantenuta in efficienza fino al 1989, anno della svolta democratica in Polonia.
A seguito della caduta del regime comunista polacco, gran parte delle strutture vennero abbandonate oppure trasformate in museo, con itinerari culturali dedicati, ad esempio nella città di Nowa Huta, distretto di Cracovia, dove c’era una forte presenza dei rifugi anche a causa della importanza del quartiere come polo siderurgico nazionale.

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Fig. 2 – Manifestazione a Varsavia contro la decisione della Bielorussia di ospitare armi nucleari russe, aprile 2023

3. LA RISPOSTA POLACCA ALLA POTENZIALE MINACCIA NUCLEARE RUSSA

L’escalation della guerra in Ucraina ha portato a due elementi significativi nella politica di deterrenza e prevenzione in Polonia. In primis c’è stata la importante dichiarazione del Presidente della Repubblica Duda sulla disponibilità da parte del Paese a ospitare armi nucleari occidentali sul proprio territorio, un aspetto che già lo storico leader di Solidarnocs Lech Walesa teorizzava in chiave di deterrenza.
Tale mossa, se avallata da parte americana, consentirebbe alla NATO di compensare quanto fatto dai russi nella enclave di Kaliningrad, dove, secondo diverse fonti di intelligence occidentali, Mosca ospita già alcune testate missilistiche nucleari come gli Iskander, oltre alla volontà politica di dare un forte segnale sulla protezione di ogni membro NATO da eventuali attacchi russi.
Il Governo russo ha, inoltre, dispiegato armi nucleari tattiche nel territorio bielorusso col benestare del Governo Lukashenko, che ritiene la presenza di tali armi una deterrenza per eventuali aggressioni da parte della Polonia, con la quale da tempo i rapporti si sono inaspriti, sin dalla crisi migratoria del 2021, facilitata da Minsk, sul confine tra i due Stati.
Come parte della politica di prevenzione, il Governo polacco, in cooperazione con le Autorità locali, a partire dal sindaco della capitale Varsavia, intende finanziare con diverse decine di milioni di euro il restauro e la operatività di una parte dei rifugi anti-atomici dell’era socialista, in un Paese nel quale, secondo alcune stime dei vigili del fuoco polacchi, solo il 5% della popolazione dispone di un rifugio sicuro in caso di attacco atomico.
Tali spese per i rifugi rientrano nei programmi promossi dal Ministero della Difesa per aumentare le spese militari, che già ottemperano all’obiettivo del 2% del PIL promosso dalla NATO nel 2014 al summit di Newport, con Varsavia che intende andare oltre il 3% del proprio bilancio, uno sforzo confermato dal nuovo Governo europeista di Donald Tusk.

Lorenzo Pallavicini

Photo by AlexAntropov86 is licensed under CC BY-NC-SA

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Perchè è importante

  • La retorica nucleare russa, propaganda rivolta all’opinione pubblica occidentale.
  • I rifugi anti-atomici nella Repubblica Popolare polacca.
  • La reazione del Governo polacco alla minaccia nucleare russa.

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Lorenzo Pallavicini
Lorenzo Pallavicini

Nato a Cuneo nel 1985, con esperienze politiche a livello locale e regionale in Piemonte,
viaggiatore con esperienza pluridecennale, autore di articoli di attualità locale e politica su
testate locali, da diverso tempo interessato alla scrittura a carattere geopolitico sulla situazione internazionale di diverse aree nel mondo, in particolare della realtà europea e della Federazione Russa e dei paesi ex membri dell’URSS e della galassia comunista.

 

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