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Domenica di sangue in Costa d’Avorio

In 3 sorsi − La Costa d’Avorio è stata colpita da un attentato terroristico che ha causato 16 vittime. Gli assalitori, probabilmente membri di al-Qaida nel Maghreb islamico, sono arrivati dal mare e hanno preso di mira la località turistica di Grand-Bassam, sparando sulla spiaggia e in tre alberghi

1. I FATTI – Ieri in Costa d’Avorio un gruppo di terroristi islamici ha colpito la località turistica di Grand-Bassam, città patrimonio dell’Unesco a 40 chilometri dalla capitale economica Abidjan, uccidendo 16 persone. La dinamica non è ancora stata appurata con precisione, ma secondo alcune testimonianze gli assalitori sarebbero giunti dal mare intorno alle 3 del pomeriggio e avrebbero preso di mira tre alberghi, sparando sia sulla spiaggia, sia negli edifici. In base a quanto riportato dal Governo ivoriano, le forze di sicurezza locali, in collaborazione con i militari francesi presenti nella regione, avrebbero «neutralizzato sei terroristi», sui quali si conosce tuttora molto poco. Ricorrendo ancora alla voce dei testimoni, infatti, non è chiaro se gli armati fossero stranieri, né quale lingua parlassero, anche se alcune fonti riportano di giovani uomini africani con il volto coperto che intervallavano dialoghi in arabo al grido «Allahu Akbar» – diverse vittime sarebbero state obbligate a ripetere queste parole prima dell’esecuzione. Allo stesso modo, non è ancora possibile affermare con certezza se il commando abbia scelto le vittime in base a una selezione (per esempio la distinzione tra cristiani e musulmani operata più volte in Kenya), oppure se l’attacco sia stato indiscriminato. Le autorità ivoriane potrebbero essere in cerca di cinque terroristi fuggiti alla cattura, ma a riguardo le dichiarazioni del Governo si sono più volte sovrapposte. Il bilancio è stato confermato dal Presidente Alassane Ouattara, mentre il capo di Stato francese, François Hollande, ha dichiarato che nell’attentato sia rimasto ucciso un francese – gli europei potrebbero essere quattro in tutto. Ieri sera, infine, sono giunte due rivendicazioni: una credibile per opera di al-Qaida nel Maghreb islamico (AQMI), l’altra, non confermata e piuttosto inattendibile, da parte di al-Mourabitoun, il gruppo di Mokhtar Belmokhtar operante tra il Mali e il Sahel centro-occidentale.

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Fig. 1 – Le forze di sicurezza ivoriane all’opera

2. L’AZIONE – Il modus operandi è ormai collaudato sulla scena terroristica africana: un gruppo di uomini pesantemente armati che attacca sparando sulla folla in un luogo simbolico, talvolta frequentato in larga misura da stranieri. È già successo a novembre 2015 all’hotel Radisson Blu di Bamako (Mali) e a gennaio 2016 a Ouagadougou (Burkina Faso), quando a essere interessato fu anche un locale posseduto da un italiano (che ha perso la moglie e il figlio), senza dimenticare la strage di giugno a Sousse, in Tunisia, azione nella quale i terroristi giunsero via mare, come probabilmente accaduto in Costa d’Avorio. In questo senso, nelle ultime settimane il Paese africano e gli stranieri che vi abitano avevano ricevuto diversi avvertimenti sul rischio di un imminente attacco terroristico, con particolare riferimento alle località balneari – e Grand-Bassam è un celebre luogo di villeggiatura per ivoriani e occidentali. Per comprendere meglio l’attentato, tuttavia, è necessario attendere lo sviluppo delle indagini, a cominciare dalla ricostruzione della precisa sequenza dei fatti. Non è ancora chiaro, come si accennava poco sopra, se per esempio le vittime siano state selezionate su base religiosa, come accaduto in Kenya nelle occasioni dei massacri del centro commerciale Westgate di Nairobi (2013) e del campus universitario di Garissa (2015), nonché in altri attacchi, soprattutto al confine con la Somalia.

3. LA COSTA D’AVORIO – Finora la Costa d’Avorio non era stata interessata da attentati terroristici di vasta scala. Dopo un decennio caratterizzato da due guerre civili (2002-2007 e 2010-2011), per le quali l’ex Presidente Laurent Gbagbo è stato incriminato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità, il Paese africano si è progressivamente avviato verso una fase di relativa stabilità politica e di costante sviluppo economico, con un PIL stimato per il 2015-2016 al +8,5% (con picchi al +9,8%) e importanti investimenti nelle infrastrutture, al punto da divenire uno protagonisti dell’Africa occidentale. Forti criticità restano nella tutela dei diritti umani e nella gestione della giustizia, dall’immunità garantita ad alcuni esponenti delle milizie che sostennero l’attuale Presidente Ouattara durante la guerra civile ai redditizi mercati del contrabbando e del bracconaggio, oltre alle piaghe della violenza sulle donne e del traffico (anche internazionale) di schiave sessuali. Tuttavia, con il contributo delle Nazioni Unite molto è stato fatto per riformare il settore della sicurezza e per comporre i conflitti tra le comunità. Diversa è la questione del quadro geopolitico. Ai confini della Costa d’Avorio si trovano infatti aree d’instabilità che non consentono una completa tranquillità: in primo luogo le sfere d’influenza dei gruppi jihadisti e criminali del Sahel che si muovono da Mali e Burkina Faso, ma anche le ramificazioni occidentali della galassia che ruota attorno a Boko Haram, in costante espansione lungo il Golfo di Guinea e verso l’Africa centrale. Non a caso il Presidente Hollande ha subito confermato l’impegno francese in Costa d’Avorio: l’obiettivo è evitare l’apertura di nuovo fronte in un Paese che è tra le architravi della sicurezza regionale, nonché punto d’incontro delle direttrici che rendono il Golfo di Guinea strategico per il futuro delle relazioni internazionali.

Beniamino Franceschini

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

La città di Grand-Bassam è sito patrimonio dell’Unesco. Qui la pagina dedicata sul portale ufficiale dell’Organizzazione.[/box]

Foto: Free Grunge Textures – www.freestock.ca

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Beniamino Franceschini
Beniamino Franceschini

Classe 1986, vivo sulla Costa degli Etruschi, in Toscana. Laureato in Studi Internazionali all’Università di Pisa, sono docente di Geopolitica presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Pisa. Mi occupo come libero professionista di analisi politica (con focus sull’Africa subsahariana), formazione e consulenza aziendale. Sono vicepresidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del desk Africa.

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