In 3 sorsi – Candidati indipendenti e opposizione sono i veri vincitori delle ultime storiche elezioni cilene. La destra perde importanti municipi e la speranza di avere un peso decisivo nella redazione del nuovo testo costituzionale.
1. LE ‘MEGAELEZIONI’
Sabato 15 e domenica 16 si sono tenute le “megaelezioni” cilene, le più importanti della storia del Paese dal plebiscito del 5 ottobre 1988 che segnò la fine della dittatura di Pinochet. Gli esiti dell’appuntamento elettorale cambiano sicuramente il volto politico del Paese: sono stati eletti Sindaci e consiglieri di 346 comuni e i governatori di tutte le 16 regioni cilene. Ma l’attenzione maggiore era rivolta verso l’elezione dei 155 futuri membri dell’Assemblea Costituente, chiamati a presentare un nuovo testo costituzionale nei prossimi 9 mesi. Il voto si inseriva in un contesto di forti proteste che vanno avanti a fasi alterne da circa due anni e che chiedono misure di equità più incisive, più diritti alle donne e maggiore rappresentanza per i popoli indigeni. Oltretutto lo scorso ottobre poco più del 78% dei cittadini cileni aveva votato per la cancellazione dell’attuale Costituzione, risalente all’epoca di Pinochet. Il voto era stato il culmine di una fase di proteste cominciate nel 2019 per l’aumento del prezzo del biglietto della metropolitana di Santiago, che presero successivamente di mira il Governo, per poi sfociare in rivendicazioni di più ampia portata. Fare previsioni circa l’esito della tornata elettorale era pressoché impossibile, data l’unicità e la portata dell’evento.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Elettori a Maipu, Santiago, 15 maggio 2021
2. LA VITTORIA DEGLI INDIPENDENTI E DELL’OPPOSIZIONE
Il primo e più importante verdetto è che l’Assemblea Costituente vedrà sicuramente una grande rappresentanza da parte di candidati indipendenti e fuori dai circuiti politici classici. Non solo: la somma dei candidati indipendenti e di quelli d’opposizione (le due grandi liste d’opposizione erano Apruebo Dignidad e Lista del Apruebo) supereranno i due terzi dell’Assemblea, il che rappresenta una netta sconfitta per Chile Vamos, la coalizione dell’attuale Presidente Piñera, che ha ottenuto appena 37 seggi. Nonostante il mea culpa del Presidente, che ha parlato di mancata sintonizzazione da parte dei suoi nei confronti delle istanze provenienti dalla società civile, la sua credibilità è in forte discesa da tempo. Già in occasione delle manifestazioni dei mesi scorsi, infatti, si era lasciato andare a dichiarazioni poco felici che minimizzavano i problemi delle classi meno abbienti. La destra ha registrato una pesante sconfitta anche per quel che riguarda l’elezione di sindaci, governatori e consiglieri. Per dare un’idea: la candidata della destra Catalina Parot non è arrivata nemmeno al secondo turno nella Regione Metropolitana di Santiago, mentre l’attuale sindaco di Santiago Felipe Alessandri è stato superato dal candidato del Partito Comunista, Irací Hassler. Altri municipi importanti persi dalla destra sono stati Maipú, Viña del Mar, Ñuñoa e Estación Central.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Proteste a Santiago contro il Governo di Sebastián Piñera, 20 novembre 2020
3. LA NUOVA COSTITUZIONE TRA FEMMINISMO E DIRITTI DEI POPOLI INDIGENI
Dal punto di vista dell’ordine pubblico e delle misure di contenimento della pandemia, tutto sembra aver funzionato in maniera impeccabile. Era la prima volta che un Paese latinoamericano dedicava un fine settimana intero a un appuntamento elettorale, a causa della pandemia. L’affluenza, intorno al 43%, sembra aver risentito delle condizioni avverse nelle quali si svolgevano le elezioni, ascrivibili a pandemia, crisi economica e oggettive difficoltà di un processo che includeva 4 votazioni in contemporanea. Tale dato preoccupa molti osservatori, che esprimono dubbi circa la legittimità di un processo così epocale. L’Assemblea comincerà a lavorare il mese prossimo, toccando temi cruciali come la forma di governo, la rappresentanza, la decentralizzazione ed i diritti dei popoli indigeni (quello Mapuche, in particolare). Non solo: sarà composta per metà da donne, cosa che molti sperano sia propedeutica all’inserimento di alcuni temi cruciali, come il femminismo, nella nuova Costituzione. I prossimi passi prevedono la presentazione di un nuovo testo costituzionale nei prossimi 9 mesi, fatta salva la possibilità di una proroga di 3 mesi. Intorno alla metà del prossimo anno i cileni saranno chiamati ad esprimersi in un referendum, allo scopo di approvare o bocciare la nuova Costituzione, che si preannuncia un esperimento all’avanguardia e per certi versi inedito.
Michele Pentorieri
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