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Trump, Gorsuch e l’importanza della Corte Suprema

In 3 sorsi – La nomina di Neil Gorsuch a nuovo giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti è stata la decisione più importante presa da Trump durante le prime settimane della sua presidenza. Ma chi è Gorsuch e perché la sua designazione potrebbe rivelarsi decisiva per il futuro della più grande democrazia del pianeta?

1. LA SCELTA DI TRUMP – I primi giorni di presidenza di Donald J. Trump sono stati, come c’era d’aspettarsi, assai discussi e controversi. Molte sono state le decisioni prese dal neo-Presidente durante le sue primissime settimane alla Casa Bianca e tutte, o quasi, sono state oggetto di pesanti polemiche (sia politiche che giuridiche). Ma una decisione non si è scontrata con lo sdegno unanime degli oppositori di Trump e i borbottii malcelati dell’establishment repubblicano. Si tratta della tanto attesa nomina del nuovo giudice della Corte Suprema statunitense, avvenuta il 31 gennaio, che andrĂ  a sostituire il compianto Antonin Scalia, venuto a mancare un anno fa. La scelta di Trump è ricaduta su Neil Gorsuch, giĂ  magistrato presso la Corte d’Appello, una carriera accademica di prestigio e un curriculum decisamente notevole. Gorsuch, conosciuto anche per le sue posizioni conservatrici, incontra il favore unanime del Grand Old Party, come viene chiamato il Partito Repubblicano, e, anche tra i democratici si fa fatica a contestare la sua nomina, dato il suo cursus honorum di altissimo livello. Eppure, il partito di Obama e dei Clinton, in minoranza al Congresso, è tentato di ostacolare in ogni modo la scelta di Donald Trump per vendicarsi di quanto fecero i repubblicani appena pochi mesi fa, quando impedirono l’elezione di Merrick Garland, candidato democratico al seggio che fu di Antonin Scalia.

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Fig. 1 – Neil Gorsuch e sua moglie Marie Louise insieme al Presidente Trump durante la conferenza stampa per la nomina alla Corte Suprema, 31 gennaio 2017

2. UN RUOLO FONDAMENTALE – Secondo molti, la nomina di Gorsuch alla Corte Suprema degli Stati Uniti potrebbe essere una delle decisioni piĂą importanti dell’intera presidenza Trump. La centralitĂ  di questa scelta è dovuta alla rilevanza che la stessa Corte riveste nel sistema costituzionale americano. Basti pensare che le decisioni prese da questo fondamentale organo giurisdizionale hanno effetti che si protraggono per decenni, se non per secoli. Fu della Corte Suprema, ad esempio, la storica sentenza che nel 1857 dichiarò legittima la schiavitĂą, portando poi alla Guerra di Secessione; fu sempre la Corte, o SCOTUS (Supreme Court of the United States), come la chiamano abbreviatamente gli americani, a stabilire nel 1954 che la segregazione per razze era incostituzionale; fu ancora la Corte a chiudere ad ogni possibilitĂ  di riconteggio nelle elezioni presidenziali del 2000, dando così definitivamente la vittoria a George W.Bush; e fu, infine, sempre la Corte, in tempi piĂą recenti, nel 2015, a sancire la legalitĂ  dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. Insomma, non c’è organo nell’intero panorama costituzionale americano ad avere un’importanza simile. Anche alla luce del fatto che sempre la Corte può decidere l’illegittimitĂ , e quindi la non applicabilitĂ , delle leggi emanate dal Congresso e di molti atti dello stesso Presidente degli Stati Uniti, tra cui i decreti, di cui l’attuale inquilino della Casa Bianca sta facendo un uso abbondante e da molti contestato.

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Fig. 2 – Militante LGBT attende la sentenza della Corte Suprema che sancirĂ  la legittimitĂ  dei matrimoni omosessuali, 26 giugno 2015

Ma come può un singolo giudice, nella specie Neil Gorsuch, avere un peso così determinante? Semplice: la Corte Suprema si compone di nove magistrati. Tradizionalmente, quando si libera un posto (o per decesso o per dimissioni di uno dei giudici che, va ricordato, possono detenere la carica vita natural durante, se lo desiderano), il Presidente nomina un sostituto che, di solito, appartiene al proprio schieramento politico. I Presidenti repubblicani nominano normalmente giudici “conservatori” e quelli democratici giudici “liberal“. Con la morte di Antonin Scalia, paladino dei conservatori, la Corte si è trovata in una situazione di paritĂ , o quasi. Da un lato quattro giudici liberal, dall’altro tre giudici conservatori piĂą uno (Anthony Kennedy, considerato piĂą di centro anche se nominato dal repubblicano Reagan). Se Gorsuch dovesse essere confermato la prossima primavera dal Senato, i conservatori tornerebbero in una situazione di predominanza o, quantomeno, paritĂ . E le conseguenze si avvertirebbero su tutta una serie di questioni sociali ed economiche a partire dai diritti della comunitĂ  LGBT, per finire con temi sempre dibattuti come aborto e libertĂ  religiosa.

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Fig. 3 – Gli attuali nove giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti con il compianto Antonin Scalia (secondo da sinistra in basso)

3. ANCORA NOMINE IN VISTA PER TRUMP? – Come scritto poc’anzi, un giudice della Corte Suprema può rimanere in carica a vita. La prassi, tuttavia, vuole che, raggiunta una certa etĂ , i giudici si ritirino. Questo aspetto potrebbe in futuro portare a nuove nomine da parte di Trump, cosa che potrebbe finire per consolidare in maniera massiccia il dominio repubblicano all’interno della Corte. Sono tre i giudici che, ottuagenari o quasi, potrebbero rassegnare le proprie dimissioni in futuro: Ruth Bader Ginsburg, ottantatrĂ© anni, nominata da Bill Clinton nel 1993; il sopraccitato Anthony Kennedy, ottant’anni; e Stephen Breyer, settantotto anni, anch’egli una nomina di Clinton. La prospettiva di lasciare la Corte ai repubblicani potrebbe però convincere i giudici di cui sopra a tenere duro ancora qualche anno, nella speranza che nel 2020 gli elettori non confermino Trump alla presidenza. Insomma, una resistenza democratica (e liberal) in un panorama costituzionale americano completamente dominato dal partito dell’elefante.

Gennaro Messina

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più 

Durante la sua presidenza, Barack Obama ha nominato due giudici della Corte Suprema, entrambi donne. Si tratta di Elena Kagan e Sonia Sotomayor. Quest’ultima, in particolare, ha fatto la storia per essere la prima donna di origini ispaniche a sedere su uno degli scranni della Corte.[/box]

Foto di copertina di VoxLive rilasciata con licenza Attribution License

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