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Lo Stato Islamico diffonde un nuovo video: cosa ci dice ?

Miscela Dark L’ultimo video propagandistico dello Stato Islamico rilasciato da “al Hayat Media Center” intitolato “Flames of War II – Until the final hour” pone importanti interrogativi sul futuro del gruppo e ci fornisce alcune indicazioni 

ATTENTATI IN OCCIDENTE

Nelle cartine mostrate ad inizio video si evidenziano le operazioni del gruppo in Occidente. Tra quelle evidenziate manca l’attentato di Barcelona avvenuto ad agosto, ma compare quello di Las Vegas di Ottobre. Potrebbe trattarsi di una scelta grafica per cui le cittĂ  vengono menzionate solo per specificare che in un Paese ci sono stati piĂą attacchi. Belgio e Spagna così, avendo entrambe solo una cittĂ  colpita, vale a dire Bruxelles e Barcelona, non necessitano della specifica che invece occorre per US, Inghilterra e Francia, che hanno molteplici centri attaccati. Analizzando i fotogrammi delle immagini riprese dai principali media, si può intuire che il materiale raccolto da inserire nel video sia stato reperito fino a metĂ  giugno circa. Non citati in questo video gli attentati in Turchia o le operazioni in alcuni Paesi africani.

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Fig. 1 – La prima parte del video “Flames of War” narra della controffensiva dello Stato Islamico per riprendere il controllo di Palmira.

LE FILIALI

L’aspetto fondamentale da analizzare in questo video è il seguente. Una parte del filmato contiene immagini girate nel Sinai e questo potrebbe risultare un indizio rilevante. Dimostrerebbe infatti che la filiale egiziana di IS ha, o aveva, contatti diretti con il nucleo originario del gruppo, collocato invece in Siria e Iraq. Inoltre, delle filiali in Afghanistan, Pakistan, Libia o Filippine non compare neanche una menzione. La forte relazione, dimostrata dal montaggio di questo video, tra IS-Sinai e IS centrale è dovuta solo a mere questione geografiche? A tale proposito fanno pensare molto le recentissime dichiarazioni di un ex emiro di IS-Khorasan passato nei ranghi dell’Emirato Islamico dell’Afghanistan. Nel video diffuso da Umar Media in cui si annuncia il disimpegno da IS-K e l’entrata nelle file dei Taliban, l’ex emiro fedele ad al Baghdadi ha accusato il suo ex gruppo di non avere una solida e centrale catena di comando. Capire le relazioni tra le varie filiali, in questo periodo transitorio del gruppo, permetterebbe di capire e di anticipare anche il prossimo flusso dei foreign fighters, fattore cruciale nel perseguire le varie strategie di sicurezza nazionale dei paesi che hanno a che fare con questo fenomeno. Torneranno nelle loro patrie? O si sposteranno a proseguire il jihad in altre aree?

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Fig. 2 – Un blindato egiziano pattuglia la zona di confine tra il Sinai ed Israele, spesso teatro di scontro con la filiale locale dello Stato Islamico

REGIA E ULTIME ANNOTAZIONI

La voce narrante – in inglese – del video è la stessa protagonista del primo episodio di “Flames of War – Fighting has just begun”. Alcune strutture narrative presenti nei 58 minuti di filmato sono simili al primo episodio e una in particolare, l’esecuzione di tre prigionieri iracheni costretti poco prima di morire a scavare la propria fossa, è uguale alla stessa applicata su alcuni prigionieri siriani nel primo episodio. Gli inizi sono uguali, si mostrano immagini e dichiarazioni dei presidenti US in carica nel periodo in cui il video è stato girato e si prova a smentire le loro dichiarazioni – they lied, they failed – per poi dare spazio ai portavoce del gruppo, al Adnani e al Muhajir. Trovare continuitĂ  nel cambiamento, perchĂ© la guerra cambia, ma continua. Cambia infatti il tema centrale e in parte il pubblico al quale il video è destinato. Se infatti il primo video conteneva parecchie minacce all’Occidente e richiamava i simpatizzanti a raggiungere le terre del Califfato, il secondo è un filmato diretto soprattutto ai militanti dell’organizzazione in cui si invita a combattere fino all’ultima stilla di sangue e a scatenare “l’inferno” prima di lasciare campo al nemico. A metĂ  video questo concetto viene reso chiaro e deciso:Seeking to kill or to be killed. La qualitĂ  del video è alta, uguale a quella del suo predecessore nel 2014. Inoltre nel filmato si riscontra l’utilizzo di droni per girare molte scene riportate poi sullo schermo. Dalla perdita di Raqqa, la macchina mediatica di IS ha subito una notevole diminuzione della sua produzione, scesa quasi del 70% all’inizio dell’offensiva finale sulla cittĂ  a metĂ  giugno. Per tanto l’alta qualitĂ  del video e degli effetti speciali utilizzati e il recente decremento della produzione mediatica del gruppo, vorrebbe poter dire che il video è stato montato prima dell’inizio della fase finale per riprendere la capitale del Califfato in Siria. Quando IS aveva ancora un bastione solido dove poter programmare al meglio anche la sua potente campagna propagandistica. ChissĂ  se vedremo mai altri video del gruppo di simile fattura.

Valerio Mazzoni

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Sui canali Telegram legati allo Stato Islamico circolano numerose foto che ritraggono i miliziani intenti alla visione del video. Da notare le differenze, se infatti nel 2014 il filmato veniva trasmesso nelle piazze sui maxischermi, ora i militanti si raccolgono in alcune case o in alcune moschee, davanti ad un iPhone o davanti a una piccola televisione. Segnali del declino territoriale dell’organizzazione. Al momento del lancio è stato inoltre richiesto ai seguaci online, dei vari gruppi di diffusione, di diffondere a loro volta il video il piĂą possibile. Una menzione particolare spetta a Trump, definito piĂą “stupido” del suo predecessore Obama e nuovo “Faraone”. [/box]

Foto di copertina di Abode of Chaos Licenza: Attribution License

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Valerio Mazzoni
Valerio Mazzoni

Nato, cresciuto e residente a Roma classe 1989, laureando in Scienze politiche per le Relazioni Internazionali presso l’UniversitĂ  Roma Tre. Formato accademicamente da nottate passate a giocare ad Age of Empire e Risiko, nutre da sempre una smodata passione per la storia e per le relazioni internazionali, con particolare interesse per il fondamentalismo islamico, i servizi segreti e la loro controversa storia. Per il Caffè Geopolitico si occupa della Russia e delle ex Repubbliche Sovietiche. I viaggi e la Lazio sono le sue passioni piĂą grandi, anche se non disdegna rapide incursioni nel mondo NBA.

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