In 3 Sorsi – Mentre il Puntland si allontana dal Governo federale somalo, la regione si trasforma in un nuovo epicentro dell’espansione jihadista. L’ISIS rafforza la propria presenza e gli Stati Uniti sembrano riattivare il proprio coinvolgimento militare. Tra strategie ambigue e tensioni secessioniste, il futuro del Puntland resta incerto.
1. LA ROTTURA TRA PUNTLAND E SOMALIAÂ
Costituitosi autonomamente nel 1998 ed entrato a far parte della Federazione somala nel 1998, il Puntland ha ufficialmente ritirato il riconoscimento delle Autorità federali somale nel marzo 2024, dichiarandosi indipendente dal Governo di Mogadiscio. La decisione ha rappresentato l’ultimo atto di una frattura diventata sempre più profonda nel corso degli anni, che ha portato il Puntland a intraprendere un percorso sempre più autonomo, soprattutto nella gestione della sicurezza.
Mentre nel resto della Somalia al-Shabaab continua a rappresentare il principale attore destabilizzante, il Puntland è divenuto il cuore pulsante delle operazioni del ramo somalo dell’ISIS. Pressato dalle forze di al-Shabaab nel sud del Paese, il gruppo ha infatti trovato rifugio tra le montagne del nord, espandendo la propria influenza nel Puntland. Un editoriale dell’ultimo numero di Al-Naba, pubblicazione settimanale associata allo Stato Islamico, approfondisce le ambizioni del gruppo in Africa orientale. Intitolato “Somalia: la terra della migrazione e del sostegno”, l’articolo non solo promuove la migrazione nella regione, ma sottolinea anche l’intenzione del gruppo di rendere la Somalia il nuovo fronte dell’espansione globale dello Stato Islamico. Con un controllo centrale sempre piĂą debole e difficoltĂ economiche che esacerbano le rimostranze locali, il Puntland presenta un ambiente ideale per il reclutamento e il consolidamento del gruppo.
Fig. 1 – Il Presidente del Puntland, Said Abdullahi Deni (a sinistra), con il Presidente della Somalia, Hassan Sheikh Mohamud, Garoe, 25 gennaio 2024
2. IL COINVOLGIMENTO DEGLI USA
Negli ultimi anni il Puntland è stato teatro di una sequenza ininterrotta di attacchi terroristici che ne hanno minato la stabilità . Nel medesimo numero di Al-Naba che celebra l’espansione dell’ISIS nel Corno d’Africa, il gruppo rivendica con enfasi un assalto a una base militare della regione, conclusosi con la morte di 22 soldati e 9 miliziani. Più recentemente, un attentato suicida, anch’esso contro una base delle forze di sicurezza del Puntland, ha provocato quasi cento vittime e decine di feriti.
In risposta, le forze di sicurezza locali, supportate da raid aerei statunitensi, hanno lanciato offensive contro le cellule terroristiche. A meno di due settimane dall’inizio del proprio mandato, Donald Trump ha ordinato un attacco aereo sulle montagne del nord-est della Somalia, colpendo un alto esponente dell’ISIS e diversi militanti. Tuttavia, il fatto che la Somalia sia stata l’obiettivo della prima grande operazione militare statunitense sotto la nuova Amministrazione ha sorpreso molti nel Paese, timorosi di un imminente disimpegno americano, così come numerosi analisti, colti alla sprovvista dal cambio di rotta rispetto al primo mandato di Trump, durante il quale aveva ordinato il ritiro di circa 700 soldati dalla Somalia, decisione successivamente ribaltata da Joe Biden.
Fig. 2 – Membri della Puntland Maritime Police Forces (PMPF) durante un pattugliamento antipirateria al largo delle coste del Puntland, gennaio 2024
3. QUALE STRATEGIA?
La recente operazione potrebbe rappresentare uno dei segnali di una rinnovata relazione tra i due Mogadiscio e Washington, soprattutto alla luce delle crescenti preoccupazioni del Governo somalo per la riorganizzazione dell’ISIS e le pressioni autonomiste di Puntland e Somaliland. A sostegno di questa interpretazione ci sono alcuni sviluppi recenti che indicano un timore concreto, da parte di Mogadiscio, di un possibile disimpegno americano.
Nel tentativo di consolidare il legame con gli Stati Uniti, il Governo somalo ha recentemente siglato un contratto con il BGR Group, una delle principali società di lobbying di Washington, con l’obiettivo di garantire continuità al sostegno statunitense nella lotta al terrorismo. Inoltre, nel mese di marzo, si è dichiarato disponibile a offrire agli Stati Uniti il controllo esclusivo di porti strategici e basi aeree, sostenendo che tali infrastrutture, situate in posizioni strategiche, possano rafforzare la presenza militare americana nella regione, “assicurando un accesso militare logistico ininterrotto e impedendo a potenze rivali di stabilirsi in questo corridoio critico”. Tuttavia, trattandosi di porti e basi aeree situate nel Puntland e in Somaliland, alcuni analisti hanno interpretato l’offerta come un tentativo del Governo centrale di riaffermare, indirettamente, la propria legittimità su territori che rivendicano da tempo l’autonomia o la secessione. Un gesto che tradisce, più che una strategia militare condivisa, un’urgenza politica interna.
Dall’altra parte, ci sono esperti che leggono il coinvolgimento degli USA in chiave prettamente interna: una mossa politica utile a rafforzare l’immagine di Donald Trump come leader forte e determinato nella lotta al terrorismo, in vista delle prossime sfide elettorali.
Quel che è certo è che la Somalia resta un contesto estremamente frammentato, nel quale interessi locali e internazionali si intrecciano in modo complesso. Mentre Mogadiscio spera in un impegno di Washington più strutturato e duraturo, gli analisti restano cauti. Come sottolinea Matt Bryden, analista di Sahan Research, l’operazione americana, pur significativa, non implica necessariamente un’intensificazione dell’intervento militare: la strategia degli Stati Uniti in Somalia resta, almeno per ora, ambigua.
Beatrice Gobbi
“Presidential Palace In Puntland, Somalia” by BlatantWorld.com is licensed under CC BY