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Germania: una nuova GroKo?

In 3 sorsi Da pochissimi giorni si sono concluse le trattative relative ad un accordo di Grande Coalizione tra i principali partiti tedeschi. In nome della stabilità, CDU-CSU e SPD hanno deciso di accettare importanti compromessi, cosa che sta provocando tensioni nei due schieramenti. Tuttavia, manca ancora un ultimo ostacolo da superare per avere il nulla osta finale e definitivo alla nuova GroKo.

UNA NUOVA GROKO

La strada sembra spianata per la formazione della GroĂźe Koalition (GroKo), una nuova grande coalizione in Germania, tra il partito cristiano-democratico (Christlich Demokratische Union – CDU)  di Angela Merkel, gli alleati bavaresi della CSU (Christlich Soziale Union) e i socialdemocratici (Sozialdemokratische Partei Deutschlands – SPD, centro-sinistra) di Martin Schulz. CDU e CSU sono entrambi di orientamento democristiano, centro-destra; tuttavia, la CSU è piĂą conservatrice, mentre la CDU rappresenta il centrodestra moderato. Questi due partiti sono però un unico gruppo nel parlamento tedesco.

Dopo diverse settimane di trattative, l’accordo tra i due schieramenti è infatti stato raggiunto, superando anche le divergenze riguardanti la limitazione dei contratti di lavoro a tempo determinato e l’aumento degli onorari dei medici delle mutue pubbliche al livello di quelli dei loro colleghi delle casse di malattia private, in ottemperanza a quanto richiesto dai socialdemocratici.

A quasi cinque mesi dalle elezioni, l’intenzione di garantire alla Germania un governo stabile ha quindi convinto i principali partiti tedeschi a abbandonare le iniziali posizioni di intransigenza e a essere più inclini ad un compromesso.

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Fig. 1 – Angela Merkel e Martin Schulz si accordano su un documento base per una nuova GroKo.

LE ELEZIONI DEL SETTEMBRE 2017

Le elezioni politiche del 24 settembre 2017 avevano creato in Germania una situazione di stallo. Angela Merkel ha teoricamente vinto, ma nessuno dei due grandi partiti tedeschi ha ottenuto un numero di voti che permettesse di governare da soli. Da qui la necessità di formare una coalizione di governo. Angela Merkel è cancelliera della Germania dal 2005, mentre Sigmar Gabriel è il vice-cancelliere dal 2013. Pur essendo rimasto il partito più forte, quello della Merkel (CDU) ha subito una grave emorragia di consensi nelle ultime elezioni, scendendo di quasi nove punti percentuali, cosi come la sua ala bavarese, la CSU (che ne ha invece persi dieci). Stesso discorso vale per la SPD, che ha perso meno voti, ma ha ottenuto il peggior risultato del dopoguerra. Il nuovo presidente dell’SPD ha subito dichiarato di voler essere il più importante partito di opposizione in parlamento e di non essere più disposto a fare compromessi con il blocco conservatore.

L’FDP (Freie Demokratische Partei, Partito Liberaldemocratico) aveva ottenuto il 10,7% dei voti, con un aumento di circa sei punti percentuali. I risultati che però hanno preoccupato di più riguardano il partito AfD (Alternative für Deutschland – Alternativa per la Germania), partito conservatore, anti-Euro, anti-immigrazione e anti-Islam, che ha ottenuto il 13%, mentre nel 2013 non era entrato in parlamento per via dello sbarramento del 5%. Dopo queste ultime elezioni è quindi entrato nel Bundestag, con ben 94 deputati.

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Fig. 2 – Il Bundestag tedesco.

IL DOPO ELEZIONI: JAMAIKA O GROKO?

All’indomani delle elezioni, le possibilità di governo in Germania erano sostanzialmente due: o una nuova grande coalizione tra i due maggiori partiti (CDU/CSU e SPD) oppure una coalizione tra CDU/CSU, FDP e Verdi (Grüne), la coalizione Giamaica (Jamaika-Koalition), per via dei colori dei tre partiti coinvolti. Quest’ultima opzione appariva la più probabile, per via della posizione intransigente di Martin Schulz. Tuttavia nel novembre 2017 i liberali hanno rinunciato a formare una coalizione Giamaica, soprattutto a causa di una divergenza fondamentale riguardo al tema migranti.

A questo punto il Presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier (SPD) ha giocato un ruolo chiave, invitando i partiti a dialogare e a rivedere le proprie posizioni, per poter raggiungere un compromesso. Ovviamente Steinmeier ha immediatamente pensato alla formazione di una nuova Grosse Koalition (GroKo).

L’ACCORDO PER UNA NUOVA GROSSE KOALITION

Si arriva quindi al 12 gennaio scorso, quanto è stato approvato, dai due schieramenti, un documento che rappresenta la base per la formazione della Grande Coalizione. Sempre a gennaio l’SPD ha tenuto un congresso straordinario a Bonn, durante il quale la maggioranza ha approvato l’accordo (con 362 delegati a favore e 279 contrari). Il partito appare però piuttosto diviso, con i giovani, guidati dagli Jusos (fazione giovanile dei socialdemocratici) e dal loro Presidente, Kevin Kühnert, assolutamente contrari alla GroKo.

La Merkel potrebbe dunque cominciare il suo quarto mandato, con la stessa coalizione che ha governato negli ultimi quattro anni, ma ha comunque dovuto cedere, nell’ultimo round negoziale su alcuni punti: sei ministeri andrebbero ai socialdemocratici, tra cui le Finanze e gli Esteri. Economia e Difesa, invece, rimarrebbero alla CDU di Merkel, mentre il leader della CSU, Horst Seehofer, dovrebbe diventare Ministro dell’Interno. Anche Schulz ha dovuto rinunciare a qualcosa: sarà Scholz il prossimo vice cancelliere e, per quanto concerne la guida del partito, Schulz ha annunciato di voler cedere la presidenza ad Andrea Nahles, protagonista del congresso di Bonn. Inoltre Schulz è stato costretto dai vertici del suo stesso partito a rinunciare agli Esteri. In ogni caso, elemento fondamentale della nuova intesa è l’intenzione di collaborare a un rilancio del processo di integrazione europea, a fianco alla Francia di Macron.

Tuttavia, non è ancora detta l’ultimissima parola: secondo la procedura formale spetterĂ  infatti ai 464 mila iscritti dell’SPD dare il nulla osta definitivo alla GroKo, esprimendo il proprio voto sulla coalizione tra la fine di febbraio e gli inizi di marzo. La procedura è rischiosa, considerando la posizione degli Jusos e di KĂĽhnert e i malumori in entrambi gli schieramenti. Ma se la formazione della Grande Coalizione non dovesse andare in porto, l’alternativa sarebbe costituita da nuove elezioni, che potrebbero rappresentare un rischio ancora piĂą grande per la stabilitĂ  della Germania e dell’Unione Europea.

Nancy Vellone

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Il sistema elettorale tedesco è un proporzionale con soglia di sbarramento al 5%. Ogni elettore riceve due schede: una per esprimere la propria preferenza per un candidato nel collegio uninominale, dove vengono eletti la metà dei parlamentari; l’altra invece per votare direttamente il partito, per determinare in maniera proporzionale quanti seggi sono da assegnare a tutte le forze politiche che abbiano superato la soglia di sbarramento del 5%. Questo sistema elettorale porta spesso alla creazione di larghe intese post voto, con la cancelleria che viene assegnata al candidato del partito che ha ottenuto più voti alle elezioni.

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Foto di copertina di markus spiske Licenza: Attribution License

 

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Nancy Vellone
Nancy Vellone

Con una Laurea in Scienze Politiche, indirizzo politico-internazionale alla Sapienza di Roma e diverse specializzazioni e master in Relazioni internazionali, Studi Europei, Sicurezza internazionale, ho lavorato in diversi settori, dalla cooperazione internazionale, alla Commissione Europea, come funzionario del Ministero della Difesa, dove mi sono occupata per diversi anni di non proliferazione delle Armi di Distruzione di Massa. Attualmente lavoro per il Nato Defence College, dove in passato ho seguito i suoi principali corsi sulla sicurezza internazionale, sulla Nato e le organizzazioni internazionali e sull’area Middle East and North Africa (MENA).  Mi interessano soprattutto i temi legati alla Nato, all’Unione Europea, al Medioriente, al terrorismo internazionale…Da sempre appassionata di geopolitica, affari internazionali e studi strategici, mi piace fare analisi e scrivere articoli su diverse aree geografiche e tematiche.

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