Ristretto – Ilham Aliyev ha vinto in modo schiacciante le elezioni presidenziali in Azerbaijan. Il Presidente uscente ha infatti ottenuto l’86% dei voti, sbaragliando facilmente i pochissimi candidati a cui è stato consentito di partecipare alla contesa elettorale.
Aliyev resterà quindi alla guida del suo Paese per i prossimi sette anni e rafforzerà ulteriormente il suo controllo personale sulle principali istituzioni azere. Una tendenza che molti analisti internazionali vedono sempre più come una svolta autoritaria destinata a trasformare l’Azerbaijan in una sorta di “proprietà” dell’attuale Presidente e dei suoi familiari.
Non a caso le ultime elezioni presidenziali – inizialmente previste ad ottobre – sono state boicottate dai maggiori partiti di opposizione e hanno visto svariate denunce di brogli e manipolazioni. Critiche sono giunte anche dai Paesi occidentali, sia per la discutibile organizzazione dell’evento elettorale che per l’atteggiamento repressivo del Governo azero verso giornalisti e attivisti dell’opposizione. È però improbabile che queste critiche vadano oltre semplici espressioni verbali. Aliyev è stato infatti molto abile nel coltivare rapporti diplomatici e economici con diversi Stati membri della UE, sfruttando soprattutto le ricche risorse energetiche del suo Paese. Risorse che sono ad esempio al centro del gasdotto TAP (Trans-Adriatic Pipeline) che dovrebbe toccare anche l’Italia al termine del suo percorso attraverso Turchia, Balcani e Adriatico. Il Presidente azero può poi contare sul pieno supporto della Russia, con cui ha mantenuto buone relazioni negli ultimi anni, e sta attivamente corteggiando la Cina per essere incluso appieno nel grande progetto della Belt and Road Initiative (BRI). Molte nazioni sono dunque interessate a restare in rapporti amichevoli col Governo azero a dispetto delle sue politiche autoritarie.
Al potere ininterrottamente dal 2003, dopo la morte del padre Heydar, Aliyev dovrà ora concentrarsi sull’economia, che versa in condizioni difficili dopo il crollo dei prezzi petroliferi degli anni scorsi. Inoltre la valuta nazionale azera, il manat, ha perso di recente parecchio terreno nei confronti del dollaro, aggravando ulteriormente i problemi di inflazione e di disoccupazione del Paese. Per rilanciare le fortune economiche azere il Presidente sembra puntare molto sugli investimenti esteri e su una maggiore diversificazione energetica che liberi Baku dalla sua pericolosa dipendenza dai combustibili fossili. Nel frattempo, Aliyev dovrà anche vedersela con l’Armenia per l’annosa questione del Nagorno-Karabakh, riaccesasi violentemente con gli scontri militari dell’aprile 2016. A tal proposito il leader azero sta cercando il sostegno di Paesi vicini come Turchia e Iran, con la speranza di indebolire la posizione di Yerevan nello scacchiere regionale.
Simone Pelizza