La recente ondata di proteste in Armenia ha colto di sorpresa sia l’establishment del Paese che la comunità internazionale. Abbiamo intervistato Karen Harutyunyan, direttore del sito giornalistico Civilnet, per capire cosa sta succedendo a Yerevan e come si svilupperà la situazione politica locale dopo l’inaspettata uscita di scena dell’ex presidente Sargsyan.
Colpisce il fatto che l’attuale “Rivoluzione” sia iniziata da Gyumri, una città che sembra non essersi interessata alla politica nazionale armena dal 1988, l’anno del grande terremoto. È questo il segno che stiamo affrontando una vera rivoluzione popolare?
Quello che lei dice non è corretto. Gyumri è sempre stata una delle città politicamente più attive in Armenia. Serzh Sargsyan e il suo Partito repubblicano hanno sempre perso le elezioni a Gyumri e nella regione di Shirak. Uno dei motivi per cui Gyumri era “all’opposizione” rispetto al Governo era l’alto livello di povertà e le scarse opportunità economiche. Rispondendo alla sua domanda, questa è davvero una rivoluzione popolare, supportata da oltre il 90% della popolazione.
Negli ultimi venti anni abbiamo assistito a molte rivoluzioni non solo in Armenia, ma anche in Asia centrale. Nulla è veramente cambiato (ad esempio in Kirghizistan) perché la situazione economica in quei Paesi è rimasta sostanzialmente la stessa. Come può l’Armenia ottenere un vero cambiamento e quali problemi dovrebbe affrontare il nuovo Primo Ministro?
Le rivoluzioni non sempre comportano un vero cambiamento della situazione. A volte i rivoluzionari cambiano le persone al potere, ma il sistema rimane intatto. Ecco perché è della massima importanza per il nuovo Governo dell’Armenia sostenere la costruzione di Istituzioni politiche ed economiche, fornendo pari opportunità economiche e diritti a ogni cittadino. È importante soprattutto garantire che il cambiamento del prossimo Governo avvenga attraverso elezioni libere ed eque e non per mezzo di rivoluzioni. Penso che l’energia popolare positiva e l’ascesa della coscienza civica aiuteranno l’Armenia a migliorare le proprie Istituzioni democratiche.
Fig. 1 – Karen Harutyunyan, direttore di Civilnet | Foto: Christian Eccher
Qual è la posizione dell’Unione europea (comprese le sue diverse Agenzie e la missione in Armenia) sui futuri sviluppi politici nel Paese?
L’Ue ha invitato le parti, il Governo e l’opposizione, a trovare una soluzione pacifica. Penso che l’Ue accoglierà con favore il cambiamento pacifico e democratico nel Paese. Come probabilmente saprete, l’anno scorso l’Armenia ha firmato un accordo di partenariato globale e rafforzato con l’Ue, che supporterà l’ulteriore democratizzazione e lo sviluppo economico dell’Armenia.
In che modo Pashinyan intende costruire le relazioni dell’Armenia con la Russia?
Pashinyan ha dichiarato che non ci sarà alcuna inversione nella politica estera. Ha detto che l’Armenia manterrà la sua appartenenza all’Unione economica eurasiatica (Uee), così come all’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (Csto). I russi, a differenza di ciò che è accaduto durante le rivoluzioni ucraina e georgiana, si sono dichiarati neutrali e non hanno sostenuto nessuna delle due parti in lotta.
Fig. 2 – Manifestazione a Yerevan a sostegno del leader dell’opposizione Nikol Pashinyan, 2 maggio 2018
Come verranno rimodellati i rapporti con l’Unione eurasiatica nell’era post-Sargsyan?
L’appartenenza dell’Armenia all’Unione economica eurasiatica era condizionata da alcune questioni politiche e di sicurezza legate al ruolo della Russia nel Caucaso, in particolare nella regione del conflitto del Nagorno-Karabakh. L’Armenia manterrà la sua appartenenza all’Unione eurasiatica per ragioni economiche e politiche, allargando al contempo la sua cooperazione e il suo spazio di manovra con l’Ue e i Paesi occidentali. Ci sono sicuramente preoccupazioni tra i leader autoritari dell’Unione eurasiatica, i quali faranno di tutto per impedire che l’esperienza armena si ripeta nei rispettivi Paesi.
Che potenzialità e opportunità hanno i politici tradizionali (Ter-Petrosian, Kocharyan) dopo che Sargsyan ha lasciato il potere?
Sebbene abbiano ancora qualche influenza politica, penso che la loro epoca sia davvero finita. La rivoluzione è stata fatta da una generazione di ventenni capeggiata da un quarantaduenne, Nikol Pashinyan. Questa generazione si sente molto più libera delle precedenti ed è molto più decisa a proteggere il proprio futuro, senza non tornare al passato.
Fig. 3 – Conferenza stampa di Pashinyan e di altri membri dell’opposizione di fronte all’Hotel Marriott di Yerevan, 2 maggio 2018
Quale delle parti in lotta viene sostenuta dalla diaspora armena?
La diaspora armena non è un soggetto omogeneo. Ci sono molte comunità in tutto il mondo e queste comunità sono strutturate attorno a organizzazioni tradizionali, come la Chiesa armena, l’Unione armena generale di benevolenza (la più grande associazione armena del mondo) e i partiti politici della diaspora: queste tre entità hanno sempre sostenuto i Governi in Armenia. Adesso non hanno espresso alcun supporto esplicito per il Governo, ma si sono anche astenute dall’appoggiare il movimento popolare. Contrariamente a questi attori tradizionali, gli armeni di tutto il mondo hanno organizzato manifestazioni di massa a sostegno della rivoluzione e del cambiamento di regime. Gli armeni all’estero si riuniscono ogni aprile nelle rispettive comunità per commemorare il genocidio del 1915. Questo aprile è stato completamente diverso. Uno degli armeni più famosi del mondo, Serj Tankian del gruppo System of a Down, ha espresso la propria vicinanza e conta di arrivare presto a Yerevan per sostenere Nikol Pashinyan e il popolo. Molti altri armeni che non fanno parte delle organizzazioni estere tradizionali hanno a loro volta chiesto a Serzh Sargsyan di dimettersi. Questa volta la pressione della diaspora è stata enorme, anche se sono stati i cittadini armeni a condurre il gioco.
Fig. 4 – Passeggeri bloccati all’aeroporto internazionale di Zvartnots a causa delle proteste anti-governative, 1 maggio 2018
Christian Eccher e Rusif Huseynov
*Questa intervista apparirà anche in lingua inglese sul sito The Politicon
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più
Civilnet ha coperto costantemente le manifestazioni anti-governative delle scorse settimane. Nonostante le dimissioni di Sargsyan, l’Armenia resta però bloccata in una sorta di stallo politico: il Parlamento e le principali cariche di Governo sono infatti ancora controllati dal Partito repubblicano dell’ex Presidente, che ha finora resistito alle pressioni di Pashinyan per la formazione di un nuovo esecutivo composto dai leader del movimento di protesta. Negli ultimi giorni Pashinyan sembra avere accettato la possibilità di un “Governo di riconciliazione” con i repubblicani e spera di essere eletto Primo Ministro con il prossimo voto in Parlamento, l’8 maggio. In caso contrario è probabile che il Paese andrà verso nuove elezioni politiche. Intanto Pashinyan si è anche incontrato con i rappresentanti diplomatici di Russia, Stati Uniti e Unione europea, rassicurandoli del suo impegno per una risoluzione pacifica della crisi armena.[/box]