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Il sogno americano si chiama Nikki Haley

GDM2018 – Nata Nimrata Randhawa da una famiglia emigrata dall’India, dopo aver lavorato nel privato viene eletta alla Camera dei Rappresentanti del South Carolina nel 2004. Attualmente è ambasciatrice alle Nazioni Unite. È una regina nel mazzo di carte targato Il Caffè Geopolitico

1. CHI È?

Nata Nimrata Randhawa da una famiglia emigrata dall’India, dopo aver lavorato nel privato viene eletta alla Camera dei Rappresentanti del South Carolina nel 2004. Conserva la posizione nelle due elezioni successive (2006, 2008) e nel 2010 viene eletta Governatore dello Stato. La rielezione arriva nel 2014 ma due anni prima della scadenza naturale la Haley si dimette: Donald Trump, infatti, la sceglie come nuova Ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite, ruolo che ricopre tutt’ora.

2. COME È STATO IL SUO 2017?

La sua nomina non è stata vista con favore da tutti. La convinzione che fosse troppo inesperta per ricoprire la carica, infatti, era abbastanza diffusa tra gli oppositori politici. Il primo anno della Haley, però, ha fatto ricredere, perlomeno parzialmente, molti. Le capacità dialettica e argomentativa, infatti, hanno contribuito a farle guadagnare credito, diventando il contraltare più “frizzante” del Segretario di Stato Tillerson (dai modi più pacati e meno taglienti) e riuscendo a emergere come una delle figure di spicco nell’amministrazione Trump. Nell’anno appena passato si è distinta, in particolare, per una postura decisa in seno alle Nazioni Unite. Su varie tematiche – tra cui Corea del Nord, Siria, Iran e Israele – gli Stati Uniti hanno alzato la voce nel tentativo di ottenere una modifica dell’approccio internazionale in merito. In particolare, Israele è stato al primo posto nei pensieri della Haley. Ritenuto ingiustamente colpito all’interno dell’organizzazione internazionale, il Paese è stato difeso dall’Ambasciatrice statunitense che è arrivata ad annunciare l’uscita degi USA dall’UNESCO. Anche sulla decisione di riconoscere Gerusalemme come capitale la Haley si è impegnata a difendere il diritto di Wshington di decidere sovranamente dove porre la propria Ambasciata. Infine, l’insoddisfazione per il funzionamento ONU ha spinto l’amministrazione a chiedere un taglio importante del budget dell’organizzazione. Taglio ottenuto: nei prossimi due anni le Nazioni Unite dovranno contare su circa 285 milioni in meno.

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Fig. 1 – Donald Trump e Nikki Haley parlano durante un meeting ONU

3. COME SARÀ IL SUO 2018

Se il 2017 è stato un anno complesso il 2018 non sarà da meno. Su numerose tematiche, infatti, Stati Uniti e comunità internazionale si trovano in disaccordo e toccherà a Nikki Haley difendere la posizione del suo Paese alle Nazioni Unite. Inoltre, la spinta statunitense alla riforma dell’ONU – seppur condivisa dal suo Segretario Generale – non avrà successo tanto facilmente e ciò alimenterà le tensioni. Infine, anche su Israele sarà difficile ottenere un cambio di postura nei prossimi mesi: gli Stati Uniti, in risposta, potrebbero abbandonare altre agenzie/organismi interni o spingere per altri tagli nei fondi destinati all’ONU. Spetterà alla Haley l’ingrato compito di presentare e spiegare la posizione del suo Paese alla comunità internazionale.

Simone Zuccarelli

Foto di copertina di US Mission Geneva Licenza: Attribution-NoDerivs License

Nikki Haley è una delle carte del mazzo de Il Caffè Geopolitico. Associatevi qui per ricerverlo insieme ad altri vantaggi.

 

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Simone Zuccarelli
Simone Zuccarelli

Classe 1992, sono dottore magistrale in Relazioni Internazionali. Da sempre innamorato di storia e strategia militare, ho coltivato nel tempo un profondo interesse per le scienze politiche. 

A ciò si è aggiunta la mia passione per le tematiche transatlantiche e la NATO che sfociata nella fondazione di YATA Italy, sezione giovanile italiana dell’Atlantic Treaty Association, della quale sono Presidente. Sono, inoltre, Executive Vice President di YATA International e Coordinatore Nazionale del Comitato Atlantico Italiano.

Collaboro o ho collaborato anche con altre riviste tra cui OPI, AffarInternazionali, EastWest e Atlantico Quotidiano. Qui al Caffè scrivo su area MENA, relazioni transatlantiche e politica estera americana. Oltre a questo, amo dibattere, viaggiare e leggere. Il tutto accompagnato da un calice di buon vino… o da un buon caffè, ovviamente!

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