In 3 sorsi – In Virginia si sono da poco tenute le elezioni governative e il candidato democratico, McAuliffe, ne è uscito sconfitto. La vittoria dei repubblicani rappresenta un campanello d’allarme anche per la Presidenza Biden.
1. LE ELEZIONI IN VIRGINIA
Lo scorso 2 novembre i cittadini statunitensi sono stati chiamati alle urne. Si è votato per varie cariche in diverse città e Sati, tra cui il New Jersey e la Virginia, dove hanno avuto luogo le elezioni per i rispettivi Governatori.
Particolare rilevanza nazionale hanno assunto le elezioni in Virginia, che, seppur considerato uno “swing State” quindi politicamente ondivago, negli ultimi tempi aveva ampiamente supportato il Partito Democratico, come dimostrato dalle elezioni presidenziali del 2020. Infatti proprio in Virginia il Presidente Biden si era affermato con un margine del 10% in più rispetto al candidato repubblicano Trump. La Virginia è tornata così a essere nuovamente teatro di confronto tra democratici e repubblicani. Questa volta la partita si è giocata tra il candidato democratico Terry McAuliffe, in corsa per il secondo mandato non consecutivo (aveva precedentemente ricoperto la carica di Governatore fino al 2018), e Glenn Youngkin, il repubblicano di posizioni più moderate rispetto all’ex Presidente Trump.
Nonostante la campagna elettorale avesse inizialmente visto McAuliffe in leggero vantaggio, i repubblicani hanno guadagnato terreno soprattutto tra gli elettori delle aree rurali ed extraurbane.
Fig. 1 – La Virginia torna ad essere teatro di confronto tra democratici e repubblicani e a offrire un quadro piĂą chiaro sulle elezioni del 2022 che decideranno il controllo del Congresso
2. LA VITTORIA DEI REPUBBLICANI
Le elezioni si sono così concluse con la vittoria di Glenn Youngkin, eletto con il 50,9% dei voti rispetto al 48,4% registrato da McAuliffe. A influire sul risultato sono stati diversi elementi, tra i quali in primis la gestione della campagna elettorale. Da un lato McAuliffe, personaggio di rilievo all’interno del Partito Democratico, ha portato avanti una campagna definita dai critici non lineare e troppo concentrata a legare Youngkin a Trump.
Dall’altro il repubblicano Youngkin, ha parzialmente preso le distanze dall’ex Presidente, nonostante il suo endorsement, prediligendo la via seguita anche da altri repubblicani, come Eli Bremer o Jim Lamon, persino negli “swing States” e impegnandosi quindi in un “tenue matrimonio politico di convenienza” che non comporta una rinuncia o un’eccessiva enfasi della “carta Trump”.
Inoltre Youngkin ha fatto della riduzione delle tasse e del miglioramento del sistema scolastico pubblico due importanti pilastri del proprio programma elettorale. Politiche che si sono rivelate determinanti anche per ottenere i voti delle cosiddette “mamme dei sobborghi”.
Fig. 2 – Il repubblicano Glenn Youngkin è diventato il nuovo governatore della Virginia sconfiggendo il democratico McAuliffe e infliggendo un duro colpo alla stessa Presidenza Biden
3. L’IMPATTO DELL’ELEZIONE PER LA PRESIDENZA BIDEN
La sconfitta del Partito Democratico in Virginia assume un rilievo non indifferente a livello nazionale. Si tratterebbe di un campanello d’allarme per la stessa Presidenza Biden, che sta attraversando un momento di scarso consenso popolare. Come affermato dall’analista Doug Herman, Biden e i democratici sono stati eletti per risolvere dei problemi che in realtà continuano a persistere, anche a causa dei blocchi del Congresso sulle proposte di riforma e nonostante l’approvazione del piano infrastrutturale bipartisan.
In effetti, nonostante il Partito Democratico si sia riuscito ad affermare in altri scenari come in New Jersey, dove il democratico Philip Murphy ha ottenuto il 50,4% dei voti contro il 48,8% del candidato repubblicano, la vittoria resta amara e come per il risultato elettorale in Virginia rappresenta un chiaro campanello d’allarme per i Democratici. Entrambi i risultati elettorali sono indizi importanti sull’umore dei cittadini statunitensi rispetto al primo anno della Presidenza Biden e aprono altresì diversi interrogativi per le elezioni congressuali di metà mandato previste per il 2022.
Le ragioni di tale calo di consenso possono essere ritrovate, tra l’altro, nella fragilità della coalizione di Biden e nelle conseguenti difficoltà riscontrate nell’attuazione del piano di trasformazione economica, ma non solo. Anche su altri fronti, quali quelli racchiusi nel piano di riforme del “Build Back Better”, in ambito di welfare sociale, le proposte dei democratici appaiono per alcuni troppo ambiziose e progressiste, acuendo la divisione tra moderati e progressisti già presente dentro al Partito.
Serena Caridi
Foto di copertina: “Skyline Richmond Virginia” by rvaphotodude is licensed under CC BY-SA