In 3 sorsi – Le votazioni interne del Partito conservatore hanno assegnato la vittoria a Liz Truss, che con questo voto diventa leader dei Tories e automaticamente nuovo Primo Ministro.
1. IL VOTO DEI TORIES
Come ampiamente pronosticabile dai sondaggi della vigilia, il voto dei militanti conservatori ha sancito la vittoria di Liz Truss. La 47enne di Oxford ha sconfitto il rivale Rishi Sunak – ex Cancelliere dello Scacchiere nel Governo Johnson – incassando il 57,4% dei voti. Sugli oltre 200mila votanti, Truss ottiene uno score di 81.326 preferenze contro le 60.399 del contendente.
Truss è la prima leader dei conservatori britannici, dagli anni Duemila, a essere eletta con una maggioranza più bassa rispetto ai predecessori. Nel 2019 l’ormai ex Primo Ministro Boris Johnson venne eletto con il 66,4% dei consensi, mentre Theresa May ottenne il 60%. Il più alto indice di gradimento lo incassò David Cameron, che nel 2005 ottenne quasi il 67% delle preferenze degli iscritti al Partito conservatore.
Il passaggio di consegne è avvenuto nel pomeriggio di martedì, quando Truss è stata proclamata ufficialmente Primo Ministro dalla Regina Elisabetta presso la residenza reale scozzese di Baltimoral. Liz Truss è il 15esimo Primo Ministro a essere nominato dalla Regina nei suoi 70 anni di regno.
2. LA CARRIERA POLITICA DEL NUOVO PRIMO MINISTRO
Terza donna a ricoprire la carica di Primo Ministro del Regno Unito dopo Theresa May e Margaret Thatcher, Liz Truss si ispira proprio alla Lady di ferro per idee neo-liberiste, comportamenti e abbigliamento.
Su posizioni liberal-democratiche all’inizio della propria carriera, entra a far parte del Partito conservatore nel 1996. Manager nel settore privato, arriva in Parlamento nel 2010, per poi ricoprire diversi incarichi, tra cui Segretario capo al Tesoro e Ministro al Commercio Internazionale. Nel settembre 2021 è stata nominata Ministro degli Esteri. Come capo del Foreign Office è stata molto dura con l’Unione Europea per la questione dell’Irlanda del Nord e con la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Inizialmente contraria all’uscita del Regno Unito dall’UE, nel tempo ha mutato idea, diventando una forte sostenitrice dell’hard Brexit. Nel discorso post vittoria, Truss ha immediatamente ringraziato il proprio predecessore Johnson per il lavoro fatto a Downing Street negli ultimi anni, lodando il suo atteggiamento nelle relazioni con Bruxelles.Sul tema delle relazioni internazionali, oltre alla necessità di insistere nel testa a testa con l’UE sul protocollo dell’Irlanda del Nord e continuare a supportare l’Ucraina con l’invio delle armi, si prevede una sostanziale continuità con l’agenda Johnson. Non sembrano esserci quindi le basi per un possibile riavvicinamento tra Londra e Bruxelles. Anzi. Nel suo mandato da Ministro del Commercio Internazionale, Truss è stata molto attiva nel promuovere accordi commerciali tra Regno Unito e Paesi extraeuropei al fine di ridurre la dipendenza di Londra dagli Stati europei. Si segnala inoltre una forte diffidenza verso la Cina, definita dalla nuova Primo Ministro una “minaccia ufficiale”.
3. LE PROSSIME SFIDE DELL’ESECUTIVO
Sul piano interno, durante la campagna elettorale Truss ha adottato toni molto duri contro i sindacati, promettendo tagli alle tasse e una limitazione della presenza dello Stato sul mercato. Il nuovo Primo Ministro si troverĂ ad affrontare una situazione complessa per il proprio Paese. Il Regno Unito, che si appresta a entrare in recessione, attraversa una forte crisi del costo della vita e un’inflazione che ha superato il 10%. La Banca d’Inghilterra prevede addirittura che l’inflazione nel Regno Unito salirĂ al 13% con l’intensificarsi della crisi energetica e che il Paese entrerĂ in recessione prima della fine dell’anno. Per fronteggiare il forte aumento dei prezzi dell’energia, Truss ha promesso azioni di supporto alle famiglie nel pagamento delle bollette con una politica di congelamento dei prezzi. Ha insistito sulla necessitĂ delle trivellazioni nel Mare del Nord e di maggiori investimenti sulle energie rinnovabili. Altro dossier sul tavolo del nuovo capo del Governo sarĂ la questione scozzese, con Edimburgo che chiede di poter indire un referendum per l’indipendenza nel 2023.
Nel discorso di insediamento, di fronte al numero 10 di Downing Street, Liz Truss ha promesso che traghetterà il Regno Unito “fuori dalla tempesta”. Le sue priorità saranno l’economia (con riduzione delle tasse e nuove riforme), l’energia (con un pacchetto di misure per contenere i costi energetici previsto nei prossimi giorni) e la riforma del sistema sanitario nazionale.
Oltre al difficile momento economico che vive il Regno Unito, Truss dovrà occuparsi di risollevare un partito in crisi di consenso. I recenti scandali che hanno attraversato i Tories e che hanno portato Boris Johnson a dimettersi a luglio hanno rafforzato il principale oppositore, il Partito laburista. La forza guidata da Keir Starmer, secondo gli ultimi sondaggi, si attesta sul 43% contro il 28% dei conservatori. Nonostante ci siano dubbi sul carisma e sulla leadership di Starmer, secondo gli analisti l’aumento di consenso dei labour è da attribuire a un’agenda maggiormente riformista sullo stile delle politiche di Tony Blair.
Tra i due litiganti c’è però un terzo che gode. Ed è paradossalmente Boris Johnson. Nonostante la vittoria alle elezioni interne, la Truss non riscuote una grande fiducia all’interno del proprio partito. Molti militanti non pensano infatti che l’ex Ministro degli Esteri possa traghettare la compagine alla vittoria alle prossime elezioni. Per questo motivo non è da escludere un rientro sulla scena politica di Johnson, che al netto dei party organizzati durante il lockdown, gode di grande considerazione politica tra i sudditi di Sua Maestà .
Luca Rosati
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