Ristretto – Mercoledì 7 dicembre il Presidente del Perù Pedro Castillo ha anticipato un voto di impeachment sospendendo il Congresso e instaurando un Governo di emergenza. Dopo poche ore il Presidente è stato arrestato: “l’auto colpo di Stato” è fallito.
È durato 90 minuti il colpo di Stato tentato dall’ormai ex Presidente del Perù Pedro Castillo. L’ex maestro elementare e leader sindacale, alla guida del Paese dalla polarizzata elezione del 2021, ha annunciato alle 12 locali la sospensione del Congresso e la messa in atto dello stato di emergenza. Nell’annuncio, Castillo ha disposto un “Governo di eccezione” tramite decreto, fino alle elezioni da indire entro nove mesi. Il Presidente ha poi ordinato un coprifuoco notturno e la consegna delle armi per tutti i possessori. A mezz’ora dall’annuncio il Congresso avrebbe dovuto votare una mozione di impeachment, che sembrava destinata a rimuovere il Presidente dall’incarico per “permanente incapacità morale”. Castillo era accusato di far parte di un’organizzazione criminale per sfruttare contratti governativi. L’annuncio presidenziale è stato subito criticato da media e istituzioni come un vero e proprio “auto colpo di Stato”. Il Presidente è stato immediatamente abbandonato dai suoi ministri, che si sono dimessi, poi dal partito e infine dall’esercito, con i generali che hanno deciso di appoggiare il Congresso e ristabilire la Costituzione. Se per mesi si era faticato a trovare gli 87 voti necessari per l’impeachment, 90 minuti dopo il golpe i voti sono stati 101, e Pedro Castillo è stato destituito. A rispecchiare la tesa atmosfera politica negli ultimi mesi in Perù, dimostranti pro e contro Castillo sono scesi nelle piazze di Lima, alcuni tentando di bloccare il Congresso per fermare il processo al loro leader. Nel frattempo, fallendo una fuga dal palazzo presidenziale con la famiglia, Castillo è stato arrestato e detenuto dalle Autorità. A seguito della destituzione e dell’arresto di Castillo, la vicepresidente Dina Boluarte Zegarra, che aveva condannato il colpo di Stato, ha giurato come prima presidente donna della repubblica peruviana. Nel suo primo discorso, Dina Boluarte ha chiamato i peruviani all’unità nazionale di fronte a una situazione politico-sociale ancora molto confusa e da mesi sull’orlo della rivolta. La comunità internazionale, che aveva condannato “l’attentato alla democrazia” di Castillo, ha chiesto il dialogo e il rispetto dei diritti umani, riconoscendo il nuovo governo di Boluarte. Con Pedro Castillo finisce il mandato di un presidente discontinuo, che aveva avuto 80 cambi ministeriali, sei indagini criminali e tre impeachment in un anno, ed era stato largamente criticato per la sua incompetenza di fronte alle crescenti inflazione e povertà.
Mario Parolari
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