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Arrivano i Vichinghi!

L’appuntamento del Caffè Mondiale di oggi è con la Danimarca. Squadra giovane, sempre piena di sorprese, come quella del 1992 in cui, da ripescata, vinse l’Europeo di Svezia. Qualificata come prima di un girone di ferro per i Mondiali del Sudafrica, ma inserita in una fase iniziale altrettanto ostica. Quanto andrà lontano?

IL PAESE

Ciò che si definisce un Paese virtuoso. La Danimarca rappresenta una delle realtà più floride, dal punto di vista politico, economico e sociale, di tutto il Vecchio Continente. 5,5 milioni di abitanti inseriti in uno Stato che a livello istituzionale è una monarchia costituzionale e che godono di uno degli stili di vita migliori d’Europa e, conseguentemente, di tutto il mondo. Il suo coefficiente di GINI, quel valore che misura l’eguaglianza o meno della redistribuzione del reddito e della ricchezza e quindi anche di salute e benessere all’interno di un Paese, secondo le statistiche dell’UNDP (la divisione della Nazioni Unite che si occupa dello sviluppo), è il più virtuoso al mondo, insieme a quello dei Paesi scandinavi. Lo stato sociale danese è addirittura proverbiale: ai primi posti in Europa in quanto a sussidi statali per la disoccupazione e la sanità e al primo posto europeo nella speciale classifica del sistema pensionistico. D’altro canto tale regime economico è sostenuto dai più alti livelli di tassazione statale al mondo.

Dai Vichinghi che invasero l’Europa intera e ne determinarono in parte le sorti medievali, dunque, la Danimarca sembra essersi evoluta ad un livello tale da permettersi di rifiutare di entrare a far parte della moneta unica europea, l’Euro, nel 1999. Caratterizzata storicamente da una sorta di euro-scetticismo che l’ha contraddistinta durante il processo di integrazione dell’Europa, la Danimarca ha però saputo coniugare atteggiamenti di tipo “isolazionista” come nel caso della mancata adesione all’Euro e ad alcuni criteri dell’accordo di Maastricht, a momenti di cooperazione internazionale, come dimostrato dalla partecipazione alle missioni internazionali a guida NATO in Kossovo, Libano e Afghanistan

CAFFE’ IN PILLOLE

  • Più del 17% della domanda di energia elettrica interna è soddisfatta dalla produzione di energia degli impianti eolici. Pe rincoraggiare la realizzazione di nuove turbine per lo sfruttamento dell’energia eolica, il governo danese ha instaurato un regime fiscale molto favorevole che prevede l’esenzione totale del pagamento delle tasse per la generazione di questa energia.

  • Appartengono alla sovranità della monarchia danese anche due territori geograficamente non facenti parte della Danimarca: la Groenlandia e le Isole Far Oer.

UNA NAZIONALE PIENA DI SORPRESE

La nazionale di calcio danese si è affacciata nel grande panorama internazionale del calcio da relativamente pochi anni. La sua prima apparizione ai Mondiali di calcio risale soltanto all’edizione del 1986 in Messico (quella dominata dall’Argentina di Maradona). In quell’occasione fu eliminata al primo turno. Un buon Mondiale, invece, fu quello disputato nel 1998 in Francia, dove la Danimarca fu eliminata soltanto ai quarti di finale dal solito Brasile (che avrebbe perso la finale proprio contro i padroni di casa francesi). Nel 2006 la nazionale danese non raggiunse l’obiettivo della qualificazione. Il momento di gloria per la squadra è arrivato nel 1992 quando, del tutto inaspettatamente, vinse gli Europei disputati in Svezia, battendo in finale per 2-0 la Germania, allora Campione del Mondo in carica.

La squadra ha un buon organico, pur non potendo contare su stelle internazionali di primissimo livello. Per arrivare alla fase finale di Sudafrica 2010 ha comunque sorpreso tutti gli spettatori, riuscendo a piazzarsi al primo posto in uno dei gironi più difficili, che includeva anche Portogallo e Svezia. A livello storico, non si possono dimenticare personaggi come il portiere Peter Schmeichel, ex numero uno anche del Manchester United e tra i migliori al mondo nel suo ruolo (primo anche nella speciale classifica delle presenze in nazionale, a quota 129), così come l’ex juventino Michel Laudrup, che contribuì a fare grande la Juventus degli anni ’80, al fianco di giocatori del calibro di Platini e Boniek. Attualmente, l’attaccante dell’Ajax Dennis Rommedahl è forse il giocatore più rappresentativo della squadra, caratterizzata da una delle rose più giovani del Mondiale. Nel girone con Olanda, Camerun e Giappone, potrebbe giocarsi un posto come seconda del girone insieme agli africani, mentre il Giappone sembra avere meno chances.

GEOPALLONE

In rarissime occasioni la politica ed il calcio si sono incrociate ed incontrate in un modo che ha cambiato il corso degli eventi sportivi di una manifestazione intera, come accadde nell’estate del 1992. La Jugoslavia (allora ancora “unita” e con questo nome) era una squadra indubbiamente forte e in crescita, reduce anche da un buon Mondiale disputato in Italia nel 1990. Era pronta ad affrontare l’Europeo di Svezia 1992 dopo aver superato il girone di qualificazione piazzandosi al primo posto, proprio davanti alla Danimarca. Era la squadra di Savicevic, Stojkovic e Suker. Poi fu la guerra civile. I violenti scontri militari succeduti alla caduta del Muro di Berlino e allo scioglimento dell’Unione Sovietica, che si verificarono dopo la dichiarazione di indipendenza di Croazia, Bosnia-Erzegovina, Slovenia e Macedonia indussero la FIFA e l’UEFA a escludere il Paese dalle competizioni internazionali.

Fu solo così che, all’ultimo minuto, la Danimarca fu ripescata e potè prendere parte agli Europei del 1992. Il resto rimane nella leggenda. I danesi passarono il primo girone del tutto a sorpresa, essendo quello di Francia, Inghilterra e Svezia (le prime due entrambe eliminate). In semifinale, altra sorpresa, batterono ai rigori (dopo un 2-2) l’Olanda di Rijkaard e Van Basten. In finale la Danimarca era data per spacciata contro i Campioni del Mondo della Germania. Il risultato invece fu secco: 2-0 per i danesi, che divennero la cenerentola d’Europa. Henrik Larsen, autore della doppietta in semifinale, chiuse il torneo come capocannoniere. Tutto “merito” di una guerra, la prima in territorio europeo dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Stefano Torelli

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