lunedì, 5 Giugno 2023

Associazione di Promozione Sociale | Rivista di politica internazionale

Groenlandia, una scelta difficile

In breve

  • La Groenlandia è entrata in una crisi di Governo generata da un dibattito sulla necessità di sfruttare il prezioso sottosuolo, ricco di terre rare.
  • La miniera di Kvanejfield rappresenta una grande opportunità di crescita per l’economia del Paese, ma anche un rischio per la salute delle persone e dell’ambiente.
  • Le elezioni del 6 aprile saranno un’importante cartina tornasole delle politiche future del Paese in tema di tutela ambientale ed estrazioni minerarie.

Dove si trova

Ascolta l'articolo

Prima di iniziare...

Il Caffè Geopolitico è gratuito da sempre e lo rimarrà anche in futuro. Non usiamo pubblicità, ma esistiamo grazie ai nostri sostenitori. Se ti è utile quello che facciamo, aderisci alla campagna associativa!

In 3 sorsiLe recenti polemiche sull’apertura della miniera di Kvanefjeld, in Groenlandia, hanno riacceso un conflitto interno al Paese che risale agli anni Ottanta, tra necessità di sviluppo economico e tutela dell’ambiente e delle persone.

1. LA MINIERA DI KVANEJFIELD

La Groenlandia, una piccola democrazia di 56mila abitanti, si trova nel mezzo di una crisi di Governo. I democratici hanno tolto il sostegno all’esecutivo guidato dal partito Siumut, opponendosi all’apertura della miniera di Kvanejfield (o Kuannersuit). La miniera rappresenta una delle più grandi risorse di uranio e terre rare del globo, e la Groenlandia proprio per questa ragione è una sorvegliata speciale. Un report di marzo 2021 dell’alleanza di intelligence FVEY (Five Eyes) evidenzia la pericolosa dipendenza di Regno Unito, Nord America, Europa e alleati del Pacifico dalla Cina per quanto riguarda l’approvvigionamento di queste materie prime, necessarie allo sviluppo di nuove tecnologie in ambito militare e ambientale. Il progetto di apertura della miniera ha ottenuto l’approvazione dell’Environamental Impact Assesment (EIA) a settembre 2020 e il documento è stato tradotto in lingua locale. Il passo conclusivo sarebbero state le consultazioni pubbliche a inizio febbraio, ma un ritardo dovuto a un allarme bomba ne ha determinato un ritardo che ha spinto il partito democratico a lasciare la coalizione due settimane dopo.

Embed from Getty Images

Fig. 1 – Il quartiere di Myggedalen della capitale Nuuk, fotografato il 25 marzo 2021

2. UNA PICCOLA COMUNITÀ TRA GIGANTI

Si immagina la Groenlandia come un Paese con un’estensione enorme, ingannati dalla proiezione di Mercatore. In realtà le dimensioni di questo Stato sono di poco inferiori all’Argentina. Ma la piccolissima comunità che abita queste terre estreme occupa un suolo al centro di immensi interessi economici internazionali. Nell’estate del 2019 il Presidente americano Donald Trump, preoccupato per la scarsa capacità del suo Paese di approvvigionamento di terre rare, necessarie all’industria bellica, propose di acquistare tutta la Groenlandia con i suoi abitanti, cani e minerali. L’offerta, ritenuta assurda, fu ovviamente rifiutata dall’allora Primo Ministro danese Mette Frederiksen. Ma non basta. La società che si dovrebbe occupare delle operazioni nella miniera di Kvanejfield, la Greenland Minerals, ha come principale azionista la società cinese Shenge, la quale in un memorandum del 2019 dichiarò che avrebbe acquistato tutto l’output prodotto dalla miniera. In realtà il progetto attuale di Greenland Minerals è di esportare tutta la produzione in Europa. L’Unione Europea ha infatti messo in piedi una forte campagna per l’approvvigionamento di terre rare, in linea con il ruolo di leader della transizione energetica.

Embed from Getty Images

Fig. 2 – Membri del partito Inuit Ataqatigiit offrono zuppa e caffè mentre fanno un sondaggio in vista delle elezioni del 6 aprile

3. PRO E CONTRO

La ricchezza generata dalla miniera rappresenterebbe sicuramente un passo in avanti nella strada verso l’autonomia della Groenlandia. Il progetto è fortemente sostenuto dal giovane ministro per le Materie Prime Jans Frederik Nielsen, mentre Jørn Skov, Executive Manager di Greenland Minerals, ha posto l’accento sul grande contributo che la miniera darebbe alla transizione ecologica, poiché garantirebbe il 15-20% dell’approvvigionamento necessario di terre rare. Il processo di autonomia, che ha visto una prima tappa nel 2009 con l’ottenimento dell’autogoverno e della proprietà delle riserve minerali, resta però ostacolato dalla forte dipendenza in termini economici e finanziari dalla Danimarca, che garantisce alla sua nazione costitutiva quasi la metà del budget annuale. Inoltre l’output economico generato dalla miniera potrebbe non bastare nel rendere la Groenlandia autosufficiente e la miniera potrebbe avere un impatto negativo sul turismo, importante fonte di reddito del Paese. Il progetto è fortemente criticato dal partito di opposizione Inuit Ataqatigiit e dall’associazione no-uranio Urani Naamik. Infatti, anche se l’uranio rappresenta solo una piccola parte della produzione, il timore è che possa contaminare le città nei pressi del sito. Le elezioni del 6 aprile rappresenteranno un importante punto di svolta, rendendo chiara la direzione che la Groenlandia e i suoi abitanti vorranno scegliere per il proprio futuro. 

Ilaria Messori

Greenland reflections” by Markus Trienke is licensed under CC BY-SA

Ilaria Messori
Ilaria Messori

Classe 1984, ho due lauree in ambito linguistico e economico. Sempre in cerca di nuovi progetti, viaggiatrice per hobby e per lavoro, cerco di capire la diversità culturale e amo comunicare con persone di tutti gli angoli del pianeta. Il Caffè Geopolitico è una grande opportunità per approfondire tematiche che mi appassionano, quali ad esempio l’emergenza climatica e la tutela dei diritti dei popoli nativi.

Ti potrebbe interessare
Letture suggerite