In 3 sorsi – La vittoria di Bassirou Diomaye Faye alle elezioni presidenziali del 24 marzo ha consacrato la rivalsa del popolo senegalese nella lotta per difesa della sovranità e dei suoi valori democratici.
1. IL SUCCESSO DI FAYE
Con soli 44 anni, Bassirou Diomaye Faye, candidato del Pasteuf (Patriotes Africains du Sénégal pour le Travail, l’Ethique et la Fraternité), è il Presidente più giovane della storia del Senegal e il quinto dall’indipendenza dalla Francia del 1960.
Tra 19 candidati, le elezioni si sono risolte in un duello tra i due maggiori, Amadou Ba, legato all’ex Presidente Sall, e lo stesso Faye, con la vittoria del fronte d’opposizione.
Nonostante i timori iniziali, le votazioni si sono svolte in un clima politico sereno. Nelle settimane precedenti la campagna elettorale era andata avanti con non poche tensioni, dal momento che i candidati avevano avuto meno tempo rispetto a quello previsto dal regolamento elettorale per conquistare gli elettori. La nuova data delle presidenziali, inizialmente rinviate a dicembre dal Presidente Sall, era stata infatti comunicata per il 24 marzo solamente agli inizi del mese.
Dopo giorni di proteste, che hanno segnato una profonda frattura nel tessuto politico e sociale del Paese, la vittoria di Faye è stata accolta con grande entusiasmo dai cittadini, che sono scesi in piazza per festeggiare.
Nonostante il Ramadan, 7,3 milioni di persone si sono recati alle urne per votare, facendo registrare un’affluenza mai vista prima, che ha espresso chiaramente la volontà degli elettori a favore di una netta rottura con il sistema politico precedente.
Fig. 1 – Il nuovo Presidente senegalese Bassirou Diomaye Faye (a sinistra) e il predecessore Macky Sall, 2 aprile 2024
2. CHI È IL NUOVO PRESIDENTE DEL SENEGAL?
Panafricanista di sinistra, Faye ha annunciato fin da subito di voler cambiare il regime politico a favore della riconciliazione nazionale, impegnandosi a combattere la corruzione attraverso una profonda revisione delle Istituzioni. Il nuovo Presidente ha indicato come priorità assoluta il contrasto alla disoccupazione, la riduzione del costo della vita, l’abbandono del franco CFA e la ricontrattazione degli accordi nazionali per la gestione delle risorse petrolifere.
Secondo molti osservatori, la vittoria di Faye potrebbe finalmente rappresentare una svolta per il Senegal, per dar vita a quel cambiamento profondo che i cittadini richiedono ormai da molto tempo, soprattutto dopo che negli ultimi tre anni i continui scontri tra Macky Sall e il leader dell’opposizione Ousmane Sonko (divenuto adesso Primo Ministro) avevano gettato il Paese nel caos, provocando profonde tensioni sociali e centinaia di arresti.
Così, in un contesto caratterizzato da povertà persistente, violenze e corruzione dilagante, il neopresidente si presenta come il garante di una “nuova stabilità” che mira soprattutto a ripristinare la sovranità nazionale ormai svenduta alle potenze coloniali, schierandosi sempre dalla parte dei più deboli.
Fig. 2 – Cittadini senegalesi festeggiano per l’elezione di Faye, Dakar, 24 marzo 2024
3. QUALE SARÀ IL FUTURO DEL PAESE?
Il Senegal si riconferma ancora una volta un modello di stabilità nel panorama politico del continente africano. Gli ultimi anni infatti sono stati alquanto turbolenti a causa dei numerosi colpi di Stato che si sono susseguiti nei Paesi vicini e che hanno contribuito a indebolire ulteriormente il panorama socio-politico del Sahel.
Dopo anni di proteste, le elezioni in Senegal hanno portato al tanto sperato “lieto fine”, con la vittoria su ampia base popolare del partito d’opposizione che è stata accolta con grande entusiasmo, specialmente tra i più giovani.
Dall’altra parte però, il successo di Faye suscita non poche preoccupazioni nel mondo occidentale e soprattutto in Europa.
Nonostante egli stesso abbia pubblicamente dichiarato che il Senegal rimarrà un “amico” prezioso e affidabile per tutti i suoi alleati, allo stesso tempo il punto cardine del suo programma elettorale è il ripristino della sovranità nazionale. L’obiettivo primario è infatti quello di liberarsi definitivamente dallo sfruttamento delle potenze straniere e coloniali che per troppo tempo “hanno usato il Paese per i propri interessi economici e commerciali”. In questo senso sono anche da interpretare le dichiarazioni del Primo Ministro Sonko, che il 21 maggio ha messo in dubbio la permanenza dei 400 soldati francesi di stanza in Senegal.
Al momento le prospettive per il futuro politico del Senegal sono più che mai incerte e complesse, e lasciano spazio a due scenari possibili: nel primo il nuovo Presidente darà vita a un netto e radicale cambiamento di rotta, riuscendo finalmente a risollevare il Paese da anni di violenze e corruzione. Nel secondo, l’accentuarsi delle fratture tra il partito di opposizione e le varie fazioni politiche ancora fedeli all’ex Presidente Sall porterà a un conflitto nelle Istituzioni che potrebbe trascinare lo Stato in una crisi politica senza precedenti.
Alessia Tolu
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