Le interviste del Caffè – Matteo Pugliese, ricercatore postdoc e analista presso Debunk.org, ci fornisce uno spaccato delle recenti elezioni in Moldova. Qual è stato il ruolo della Russia nell’esito finale delle elezioni? E quali spaccature culturali e linguistiche dividono l’elettorato moldavo e mostrano il fianco all’intervento russo?
Credi che la lieve vittoria del Sì nel referendum sulla UE sia dovuta all’influenza delle interferenze russe? Oppure la popolazione moldava non è così compattamente favorevole al progetto europeo come descritto da molti media?
Il risultato del referendum sull’UE è frutto di molteplici fattori. È stato promosso da Maia Sandu con l’intenzione di fare dell’ingresso nell’Unione il suo principale obiettivo politico a lungo termine. La vittoria risicata del Sì è dovuta ad una martellante campagna di propaganda di Mosca, che ha fatto leva sulla nostalgia sovietica nelle vecchie generazioni e sul timore di vedere bandita la lingua russa, ancora usata da una fetta importante della popolazione. Lo scarso margine è dovuto anche alle campagne di disinformazione. Tra le principali narrazioni c’era quella secondo cui l’Europa e l’Occidente vogliono trascinare la Moldova in guerra, ma anche che con l’ingresso in UE aumenterà il costo della vita e dell’energia, si perderanno i valori tradizionali ortodossi a favore dell’ideologia LGBT e l’azienda americana BlackRock comprerà tutta la terra del Paese. Queste notizie distorte e senza fondamento hanno convinto molti a votare No, ma la grande diaspora che vive già in UE e conosce i benefici dell’integrazione ha salvato il risultato.
Sono state accertate interferenze russe anche durante il primo e il secondo turno di votazioni per la presidenza. Quanto hanno influito sull’esito finale, comunque favorevole a Maia Sandu?
Ci sono prove di una vastissima operazione di corruzione elettorale, con milioni di dollari introdotti nel Paese da corrieri partiti da Mosca facendo scalo in Armenia, anche preti ortodossi russi. La polizia sostiene che almeno 130mila cittadini sono stati pagati per votare No al referendum e per il candidato filorusso Stoianoglo alle presidenziali. Il Cremlino ha pagato voli charter e pullman per portare ai seggi i moldavi residenti in Russia, Bielorussia, Turchia e Azerbaijan. La propaganda di Mosca ha dipinto Maia Sandu come una marionetta corrotta degli Stati Uniti e della Romania, hanno persino diffuso un referto medico falso di una clinica austriaca per far credere che la Presidente soffrisse di schizofrenia.
Fig. 1 – La Presidente della Moldova, Maia Sandu, al summit della Comunità Political Europea (CPE) di Budapes, in Ungheria, 7 novembre 2024
Quali potrebbero essere le mosse di Mosca in risposta alla rielezione di Sandu? È possibile un’intensificazione delle azioni di destabilizzazione del quadro politico moldavo in vista delle elezioni parlamentari dell’anno prossimo?
Grazie al leak di un documento ufficiale del Cremlino del 2021 sappiamo qual è la strategia russa per la Moldova: creare una rete stabile di gruppi di influenza nell’élite politico-economica, alimentare un atteggiamento negativo della società moldava verso la NATO, sostenere la Chiesa ortodossa nel Paese quale strumento di potere. Per farlo, Mosca ha da anni fondato una serie di organizzazioni e associazioni nella società civile, che l’anno prossimo avranno un ruolo centrale nella campagna di corruzione e interferenza nelle decisive elezioni parlamentari.
La Gagauzia appare come la regione più filo-russa della Moldova. Eppure la UE ha attivamente sostenuto diversi progetti per la sua modernizzazione economica e infrastrutturale. Credi che ci sia contezza nei cittadini gagauzi di questo sforzo? E noti una differenza di opinione verso l’Unione tra loro e il resto della popolazione moldava, anch’essa interessata da diverse iniziative europee?
I cittadini della Gagauzia sono erroneamente convinti che la Russia sia il principale investitore nella regione e se viene loro detto che in realtà è l’UE rispondono che si tratta di disinformazione occidentale. L’Amministrazione locale filorussa spesso non espone o nasconde le targhe che segnalano le infrastrutture finanziate e costruite dall’Europa. La governatrice ha siglato un accordo con le banche pubbliche di Mosca per pagare un’integrazione alle pensioni dei gagauzi, nel tentativo di comprare il loro sostegno elettorale ai candidati filorussi.
Pensi che fattori culturali e linguistici possano contribuire a questa differenza di vedute?
La Gagauzia ha un retaggio linguistico turcofono, ma nella vita quotidiana tutti parlano russo. Il Governo centrale moldavo ha lanciato dei corsi di lingua romena, ma si sono iscritti solo cinquemila gagauzi su una popolazione di 130mila abitanti. L’UE potrebbe tentare di rafforzare una partnership con la Turchia, che investe già nella regione, per svincolarli dal legame con Mosca e fare leva sulla riscoperta dell’identità etnica locale turcofona.
Secondo te quali sono state le maggiori differenze tra le elezioni in Moldova e quelle in Georgia? Che cosa ci dicono questi eventi, coi loro esiti differenti, sulla strategia del Cremlino per controllare politicamente i Paesi vicini?
La differenza fondamentale è che in Moldova i russi hanno dovuto ricorrere alla corruzione elettorale e alla disinformazione perché non controllavano il Governo locale, mentre a Tbilisi il partito Sogno Georgiano ha spianato la strada all’agenda del Cremlino con brogli elettorali sistematici in tutti i collegi rurali, che hanno alterato il risultato del voto altrimenti favorevole alle opposizioni europeiste unite. In Georgia la strategia prevedibile di Mosca è ora quella di accusare gli Stati Uniti di un “golpe” attraverso le spontanee manifestazioni europeiste di piazza, come già fece nel 2013 in Ucraina quando si svolse l’Euromaidan contro il regime di Janukovich.
Fig. 2 – Un’immagine da Chisinau, capitale della Moldova, ottobre 2024
Cosa potrebbero fare UE, OSCE e Consiglio d’Europa per aiutare a difendere la fragile democrazia moldava?
L’UE avrebbe la capacità economica di iniettare enormi fondi nello sviluppo di un Paese così piccolo come la Moldova, ma serve la volontà politica, che forse ci sarà se gli europeisti controlleranno il prossimo parlamento a Chisinau. Per questo l’anno scorso Sandu ha creato un Centro contro la disinformazione, che dovrà smascherare le campagne sempre più sofisticate di Mosca. L’OSCE è debole, paralizzata dalla presenza di Russia e Bielorussia, che boicottano ogni iniziativa in seno all’Organizzazione multilaterale.
Quali lezioni può trarre l’Europa dal voto moldavo, soprattutto in ambito di contrasto ai tentativi di ingerenza della Russia nei processi elettorali dei Paesi democratici?
Che nessun Paese è immune alla minaccia delle interferenze russe, come insegnano anche le recenti elezioni presidenziali romene, annullate dalla Corte costituzionale. In quel caso è stata accertata dal controspionaggio una vasta campagna su TikTok che ha favorito illecitamente l’esposizione mediatica del candidato filorusso complottista Georgescu, fino a pochi giorni prima semi-sconosciuto. I suoi reel aggiravano le regole del social network cinese e non erano classificati come contenuti politici, venivano ricondivisi da una rete di influencer pagati in totale quasi 400mila euro da un programmatore ora arrestato. Nella strategia del Cremlino, una Romania a guida filorussa renderebbe molto più vulnerabile anche la vicina Moldova.
Matteo Pugliese, PhD, è ricercatore di sicurezza internazionale, analista per Debunk.eu ed editorialista del giornale Domani. Nel 2022 ha svolto ricerca sul campo in Ucraina, ha pubblicato il libro “Kiev, Occidente” e i suoi studi sulla propaganda russa sono stati citati dalla rivista Foreign Policy e dal quotidiano Guardian. Ha lavorato come Ufficiale dell’Arma dei Carabinieri occupandosi di cooperazione internazionale.
Intervista a cura di Irene Rusconi
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