In 3 Sorsi – Salito al potere per la prima volta nel 1994 con la vittoria del Fronte Patriottico Ruandese, Paul Kagame si è candidato ufficialmente alle elezioni che si terranno in Ruanda il 15 luglio 2024 per il suo quinto mandato consecutivo. È la prima volta, nella storia politica del Paese, che presidenziali e legislative si terranno contemporaneamente.
1. I TRE MAGGIORI CANDIDATI
Tra gli avversari politici di Paul Kagame, il solo a essere considerato un ostacolo è Frank Habineza, leader del Democratic Green Party, l’unico partito di opposizione riconosciuto in Ruanda, che si era già candidato alle elezioni del 2017 ottenendo appena lo 0,47 % dei voti.
Anche Victoire Ingabire Umuhoza, già leader delle United Democratic Forces of Rwanda, ha presentato la propria candidatura, ma è stata momentaneamente respinta in quanto condannata nel 2013 dal tribunale ruandese per “cospirazione contro le Autorità mediante terrorismo, guerra e minimizzazione del genocidio del 1994”.
La campagna elettorale delle presidenziali è iniziata ufficialmente il 22 giugno. Oltre i due candidati in testa, il terzo avversario con cui dovrà fronteggiarsi Kagame per accaparrarsi i voti degli elettori è Philippe Mpayimana, impiegato del Ministero dell’Unità nazionale e dell’Impegno civico, che si è presentato come indipendente.
Fig. 1 – Il Presidente ruandese Paul Kagame durante una manifestazione elettorale, 22 giugno 2024
2. CHI È PAUL KAGAME?
Nel luglio del 1994, Kigali, un tempo conosciuta come la svizzera dell’Africa, era un luogo desolato e in preda alla violenza.
Nell’arco di tre mesi i gruppi estremisti hutu, saliti al potere in seguito all’assassinio del Presidente Habyarimana, massacrarono e decapitarono a colpi di machete migliaia di ruandesi di etnia tutsi di qualsiasi sesso ed età.
Le milizie del Fronte Patriottico Ruandese (FPR), guidate da Paul Kagame, riuscirono a conquistare la città e a destituire il Governo in carica responsabile del genocidio.
Sono passati 30 anni da quella terribile tragedia, e ancora oggi Kagame, viene visto dai ruandesi come il paladino che ha liberato il Paese dal massacro.
Tra i meriti che vengono riconosciuti al leader del FPR ricordiamo l’abolizione dell’obbligo di indicare l’etnia di provenienza, la lotta contro la povertà e le rivalità etniche, la promozione di un programma di assistenza sanitaria e la sua opera a favore della partecipazione delle donne alla vita politica ruandese.
Grazie al suo impegno sociale, Kagame è stato definito dall’ex Presidente statunitense Bill Clinton “il più grande leader di tutti i tempi” che ha liberato il cuore e l’anima del proprio popolo.
A sostenere la sua vittoria, sono soprattutto i Paesi occidentali che hanno visto nel Presidente ruandese un prezioso alleato nel continente africano.
Fig. 2 – Una manifestazione a Londra contro l’accordo tra Regno Unito e Ruanda sulla gestione dei richiedenti asilo, 8 maggio 2024
3. UN MODELLO O UNA FIGURA CONTRADDITTORIA?
Nonostante sia un leader particolarmente apprezzato in Occidente, Kagame è stato spesso criticato dall’opinione pubblica per il suo approccio autoritario e alquanto controverso.
Se da un lato si presenta come il paladino della giustizia e della rinascita del Paese, dall’altra viene dipinto come un personaggio ambiguo e intimidatorio.
Le critiche rivolte al Presidente riguardano soprattutto i suoi metodi oppressivi e violenti, al punto che la comunità internazionale ha più volte espresso una “profonda preoccupazione” per le violazioni dei diritti umani in Ruanda, e per la posizione assunta dal Governo di Kigali nella difficile situazione della Repubblica Democratica del Congo a sostegno delle formazioni ribelli, come il gruppo armato M23, che negli ultimi anni ha preso in controllo della provincia nordorientale del Kivu.
A muovere maggiormente dubbi sono soprattutto le limitazioni delle libertà personali, oltre che gli atteggiamenti “brutali e spietati” spesso assunti nei confronti dei propri oppositori.
In tanti accusano il Presidente di aver cercato in più occasioni di modificare la Costituzione per restare al potere, spesso ricorrendo a pratiche coercitive, e di aver utilizzato metodi intimidatori nei confronti degli avversari.
Durante le elezioni presidenziali del 2010 i leader dei principali partiti di opposizione vennero arrestati con l’accusa di corruzione, consentendo a Kagame di ottenere la vittoria con il 95% dei voti. Uno dei membri dello stesso FPR, Patrick Karegeya, che aveva assunto posizioni critiche nei confronti del Presidente, venne costretto alla fuga e poi assassinato in Sudafrica nel 2013.
Il Governo ruandese è stato oggetto di forti critiche anche in occasione della partnership stipulata nel 2022 con il Regno Unito per la gestione dei flussi migratori. L’accordo, volto a combattere le organizzazioni criminali che traggono profitto dal traffico di esseri umani, stabilisce che i richiedenti asilo entrati illegalmente nel Regno Unito possano essere trasferiti in Ruanda per tutto il tempo necessario alla valutazione della domanda. Tuttavia, anche nel caso in cui la partica venga accettata, saranno obbligati a restare nel Paese.
Questo sistema di gestione dei flussi migratori ha scatenato forti opposizioni, soprattutto da parte dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che lo ha definito illegale, in quanto contrario alla convenzione di Ginevra, che stabilisce come la richiesta di asilo debba essere valutata nel territorio dello Stato al quale viene presentata.
Un sistema così controverso rappresenta una grave minaccia per i diritti umani, dal momento che ostacola la capacità del Regno Unito di fornire asilo ai richiedenti, lasciandoli in condizioni di estrema precarietà.
Se da un lato quindi Kagame viene visto come il Presidente modello che ha saputo rimettere in piedi una nazione distrutta dal genocidio, dall’altra bisogna chiedersi se la sua vittoria non rischia di trascinare il Paese verso un sistema politico autoritario.
Alessia Tolu
“Rwandan President Visits West Point – President Kagame tours barracks room March 13, 2010” by SETAF-Africa is licensed under CC BY