Ristretto – La neutralizzazione da parte dell’IDF (Israeli Defense Forces) di Fouad Shukr, leader strategico di Hezbollah, e le conseguenti dichiarazioni in cui il gruppo paramilitare libanese afferma di essere pronto a vendicare la morte di uno dei propri comandanti contribuiscono a un ulteriore innalzamento del livello di attenzione sul Medio Oriente che, lontano dal (ri)trovare una forma di equilibrio, sembra, ogni giorno di più, vicino al collasso totale.
Lo scontro fra Israele e Hamas iniziato il 7 ottobre 2023 ha ormai da tempo allungato la propria ombra di violenza anche sugli Stati vicini, minacciando l’equilibrio e la sicurezza dell’intera regione. Il conflitto intra-statale si sta, infatti, trasformando in una guerra “atomizzata” con focolai distanti logisticamente, ma accumunati dalle stesse divergenze ideologiche e identitarie. Protagonisti indiscussi di questo scontro con diversi centri sono gli attori non statali che, lungi dall’essere unicamente pedine armate di Stati antagonisti, hanno un peso specifico sempre maggiore nel determinare lo stato di pace o di guerra nell’area. Le vicende che stanno coinvolgendo Hezbollah ne sono un esempio lampante. In solidarietà con Hamas, il gruppo paramilitare libanese ha avviato, già dall’8 ottobre dell’anno scorso, una serie di attacchi missilistici contro Israele, ai quali le Forze Armate israeliane hanno prontamente risposto, dapprima prendendo di mira le piattaforme di lancio avversarie lungo la linea di confine fra Israele e Libano, in seconda battuta eseguendo delle operazioni con l’obiettivo specifico di minare la rete infrastrutturale e di leadership dell’organizzazione sciita, addentrandosi in maniera capillare e profonda in suolo libanese. Mentre le tensioni nella striscia di Gaza continuano e il cessate il fuoco sembra sempre più un miraggio, un punto di svolta, in negativo, in questo scontro parallelo pare essere stato raggiunto a cavallo fra fine luglio e inizio agosto, quando, dopo l’attacco missilistico contro la città drusa di Majdal Shams – la cui attribuzione ad Hezbollah ha suscitato una serie di dubbi, – Israele ha neutralizzato, come forma di rappresaglia, il leader strategico di Hezbollah, Fouad Shukr, conosciuto anche come Sayyed Mohsen. Il raid israeliano, avvenuto a sud di Beirut, è stato condannato dai rappresentanti del Governo libanese e riconosciuto come atto offensivo e ha ulteriormente alimentato la postura aggressiva dell’organizzazione paramilitare libanese. Anche a seguito dell’uccisione a Teheran del leader di Hamas Ismail Haniyeh, il capo di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, ha dichiarato di voler rispondere in maniera proporzionale all’inasprimento delle attività offensive israeliane. Il “come” non è possibile prevederlo, e l’attesa in cui il Medio Oriente e la comunità internazionale sembrano essersi impantanati, lontana dal rappresentare un momento di quiete, sembra creare uno stato di tensione sempre crescente che non solo deteriora le già precarie condizioni di sicurezza della regione, ma soprattutto allontana i civili di più Stati dalla speranza di un ritorno alla pace, avvicinandoli, in maniera quasi inevitabile, a una potenziale catastrofe sotto forma di conflitto su larga scala.
Sara Cutrona
“Disturbing yellow” by Giorgio Montersino is licensed under CC BY-SA