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Le “Scam Cities” del Myanmar: tra truffe digitali, conflitto armato e crisi umanitaria

In 3 sorsiIn alcune zone del Myanmar stanno nascendo vere e proprie “città delle truffe” online. Migliaia di persone vi vengono sfruttate e costrette a lavorare in attività criminali. Le recenti operazioni delle Autorità mostrano quanto la situazione sia grave e quanto sia urgente una risposta internazionale.

1. LE ‘SCAM CITIES’: NUOVE ROTTE DELLA CRIMINALITĂ€ DIGITALE

Le cosiddette “scam cities”, città delle truffe, si trovano ai confini del Myanmar con Thailandia e Laos. In queste aree, reti criminali internazionali organizzano truffe digitali su larga scala. Spacciati per centri industriali o turistici, sono in realtà luoghi di sfruttamento che attraggono migliaia di lavoratori provenienti da Paesi come Cina, Bangladesh, India, Etiopia, Kenya e persino Brasile , con la falsa promessa di impieghi ben retribuiti. Una volta giunti a destinazione i malcapitati vengono privati dei documenti, costretti a turni di lavoro massacranti e coinvolti in attività illecite: investimenti fittizi in criptovalute, truffe sentimentali, phishing e gioco d’azzardo illegale, con bersagli principalmente occidentali.
Secondo le testimonianze raccolte da organizzazioni internazionali e giornalisti, chi si rifiuta di collaborare viene punito con violenze, torture, isolamento e, in alcuni casi estremi, la vendita ad altri gruppi criminali. Alcuni prigionieri sono stati liberati solo dopo il pagamento di riscatti da parte delle famiglie. Il fenomeno, oltre a rappresentare una grave violazione dei diritti umani, ha generato un vero e proprio settore economico sommerso, con guadagni stimati in miliardi di dollari. Le aree più colpite si trovano negli Stati di Kokang, Shan e Myawaddy, territori difficilmente accessibili e spesso fuori dal controllo governativo e dominati da milizie locali. Queste condizioni favoriscono la diffusione di attività illecite.

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Fig. 1 – Alcune vittime indonesiane delle “scam cities” in Myanmar appena giunte in patria dopo essere state liberate, marzo 2025

2. INTERVENTI RECENTI E IMPLICAZIONI GEOPOLITICHE

Negli ultimi mesi, operazioni congiunte tra Thailandia, Myanmar e Cina hanno permesso di liberare oltre 7mila persone. Tuttavia, il loro trasferimento in campi di detenzione provvisori ha sollevato ulteriori preoccupazioni: queste strutture, spesso gestite da gruppi armati locali, sono sovraffollate e prive dei servizi essenziali, come assistenza sanitaria e cibo adeguato. In alcuni casi, si sono verificati nuovi episodi di violenza e abuso.
La lentezza delle operazioni di rimpatrio è dovuta a vari fattori: mentre la Cina ha organizzato corridoi umanitari per i propri cittadini, altri Paesi, come Nigeria o Etiopia, hanno maggiori difficoltà economiche o diplomatiche. A volte i Governi non riconoscono nemmeno i rispettivi cittadini tra le vittime, rendendo ancora più complicata la collaborazione internazionale.
Queste “città della truffa” non sono solo un problema legato a criminalità e diritti umani: c’è anche un forte impatto geopolitico. I soldi guadagnati dalle truffe online, secondo alcune inchieste, finanziano sia la giunta militare del Myanmar, sia le milizie armate che si oppongono al regime. La linea di confine tra opposizione politica e criminalità organizzata si fa sempre più sfumata.

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Fig. 2 – Membri della Karen Border Guard Force (BGF) impegnati in un’operazione contro attivitĂ  illecite legate alle “scam cities” nell’area di Myawaddi, febbraio 2025

3. IL RUOLO DELLA CINA E GLI SCENARI FUTURI

La Cina ha adottato un approccio ambivalente: da un lato ha aumentato la pressione sul Myanmar per chiudere i centri illegali, soprattutto dopo che numerosi cittadini cinesi sono risultati tra le vittime, dall’altro continua a mantenere relazioni economiche e politiche con il regime militare, limitando l’efficacia del proprio intervento. Secondo un’analisi dell’ISPI, per la Cina il contrasto alle “scam cities” è anche una prova della propria leadership nella regione. Tuttavia, senza un’azione coordinata da parte della comunitĂ  internazionale, c’è il rischio che queste attivitĂ  criminali si spostino in altre aree del Sud-est asiatico.
In conclusione, la crisi in Myanmar ci ricorda l’urgenza di un intervento globale. La criminalitĂ  digitale è ormai una delle sfide geopolitiche contemporanee. Ignorarla significherebbe lasciare spazio alla crescita di reti illecite sempre piĂą complesse e pericolose, capaci di mettere in pericolo la sicurezza regionale e internazionale. Servono azioni concrete per contrastare la tratta di esseri umani, creare meccanismi efficaci di rimpatrio e reinserimento, e soprattutto un impegno serio per affrontare le cause profonde della povertĂ , della disoccupazione e dell’instabilità che rendono possibile tutto questo. Senza un approccio integrato, le “scam cities” continueranno a crescere, con conseguenze devastanti per migliaia di persone e per la sicurezza internazionale.

Annachiara Maddaloni

Photo by vickygharat is licensed under CC BY-NC-SA

Dove si trova

Perchè è importante

  • Le scam cities, o “cittĂ  della truffa”, rappresentano un terreno fertile per una nuova forma di traffico di esseri umani.
  • Negli ultimi mesi sono emersi diversi casi di persone raggirate online e attirate da altri Paesi con la promessa di falsi impieghi, per poi ritrovarsi coinvolte in drammatici circuiti di sfruttamento.
  • Per contrastare efficacemente questi fenomeni è necessario un intervento congiunto di tutti gli attori coinvolti, a partire dalla Cina, che registra il maggior numero di cittadini vittime di queste truffe.

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Annachiara Maddaloni
Annachiara Maddaloni

Appassionata di Asia, fin da piccola ho avuto il privilegio di partecipare a varie esperienze linguistiche e culturali nel Regno Unito e negli Stati Uniti. La curiositĂ  per i contesti multiculturali mi ha portata, a 15 anni, a vincere una borsa di studio per trascorrere un breve periodo in Cina. Durante il percorso universitario ho approfondito gli studi presso la Fu Ren Catholic University di Taipei e la Beijing International Studies University.

Dopo quattro anni in aziende multinazionali, dal 2020 collaboro con l’Istituto Confucio dell’Università Cattolica, dove coordino i progetti editoriali e scolastici legati alla promozione della lingua e cultura cinese in Lombardia.

Contestualmente, da qualche anno ho scoperto una grande passione per l’insegnamento delle lingue. Avere a che fare con le nuove generazioni stimola la mia crescita personale e professionale, oltre a spingermi ad approfondire ciò che succede nel mondo e a verificare con cura le fonti da cui provengono le informazioni.

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