In 3 Sorsi – L’asse Brasilia-Pechino si rafforza nel contesto dei BRICS, con Lula e Xi che promuovono una partnership paritaria. Le collaborazioni spaziano da agricoltura a intelligenza artificiale, mentre l’alleanza con l’India si intensifica contro i dazi di Trump, delineando un nuovo multipolarismo globale.
1. L’ASSE BRASILIA-PECHINO
Il ruolo dei BRICS per creare un sistema di governance alternativo a quello occidentale ha fatto passi in avanti, vedendo come protagonisti il Brasile di Luiz Inácio Lula da Silva e la Cina di Xi Jinping. Il Presidente brasiliano ha svolto sei visite di Stato in Cina, sottolineando il carattere paritario della partnership: “Non abbiamo bisogno di un ‘grande capo’ né di un ‘poliziotto del mondo’, ma di un’alleanza tra pari”. I settori prioritari individuati per la cooperazione Brasile-Cina spaziano dall’agricoltura alle infrastrutture, dalle tecnologie verdi all’intelligenza artificiale, fino alla finanza, testimoniando una volontà di collaborazione a 360 gradi. Sul piano politico, Xi Jinping ha voluto rimarcare il carattere strategico dell’intesa, riconoscendo nei rapporti con Brasilia un pilastro della stabilità globale. Se, dal punto di vista di Pechino, la Russia rappresenta il partner eurasiatico per eccellenza, nonostante le storiche frizioni tra i due, il Brasile incarna per la Cina il volto del Sud Globale, trattandosi della decima economia più grande al mondo, e della più grande dell’emisfero australe. L’asse Pechino-Brasilia, nonostante la dipendenza asimmetrica data dai noti problemi economici del Paese latino americano, allarga dunque il fronte di un nuovo multipolarismo che include la voce crescente del Sud del mondo, soprattutto ora alla luce dell’isolazionismo e dei dazi di Trump, che stanno rafforzando il ruolo dei BRICS, nonostante le molte divergenze strategiche.
Fig. 1 – Il Presidente cinese Xi Jinping stringe la mano al Presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva dopo una conferenza stampa congiunta, presso la Grande Sala del Popolo, il 13 maggio 2025 a Pechino, Cina
2. NON SOLO CINA: LA COOPERAZIONE BRASILE-INDIA PER FAR FRONTE AI DAZI DI TRUMP
Due dei Paesi più colpiti dai dazi sono stati Brasile e India, ai quali sono state imposte tariffe doganali al 50%. Questo ha rafforzato l’intesa Brasilia-Nuova Delhi, intesa che si era già manifestata al BRICS Summit del 2025 a Rio de Janeiro, intensificando un fronte anti-americano e antioccidentale. Lula aveva già preso posizioni anti-americane, pronunciando discorsi allineati con la Cina sul tema dell’abbandono del dollaro come moneta di riserva e mezzo di pagamento per le transazioni internazionali. Questo atteggiamento anti-americano però, non era mai stato prerogativa dell’India, la quale dall’inizio del Governo Modi ha sempre avuto una posizione “multi-alignment”, rimanendo più vicina a Trump rispetto a tutti gli altri componenti BRICS. Nuova Delhi è infatti anche parte del QUAD, l’alleanza con USA, Giappone e Australia per contenere l’espansionismo cinese nell’Indo-Pacifico. Dall’aggressione russa contro l’Ucraina, però, l’India si è mantenuta vicina alla Russia, e di conseguenza ai BRICS, rimanendo acquirente di energia fossile da Mosca e generando tensioni con gli Stati Uniti, probabile motivo per il quale Trump ha posto dazi severi contro Nuova Delhi.
Fig. 2 – Il Primo Ministro indiano Narendra Modi (a sinistra) incontra il Presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva (a destra), a margine del 17° vertice BRICS a Rio de Janeiro, in Brasile, il 7 luglio 2025
3. FUTURE MOSSE PER AUMENTARE L’IMPORTANZA DEI BRICS
Nonostante alcune posture anti-occidentali, ci sono differenze ideologiche, economiche e diplomatiche tra Brasile, India e Cina che possono rappresentare un ostacolo agli sviluppi più ambiziosi dei BRICS. Un problema ben noto all’interno del gruppo è la loro eterogeneità che ha già penalizzato altre piattaforme, come il G77 – Organizzazione intergovernativa dell’ONU formata da Paesi in via di sviluppo. In questo caso, mentre Brasile e Cina sono maggiormente inclinati alla creazione di una governance alternativa a quella occidentale, adottando misure anti-statunitensi come l’abbandono del dollaro, l’India ha un atteggiamento multipolare, cercando di mantenere rapporti diplomatici con tutti gli attori del panorama globale. La politica di Lula sull’abbandono del dollaro, però, è rimasta una battaglia simbolica più che una vera trasformazione strutturale. L’unico passo concreto compiuto finora è stato un accordo commerciale con la Cina per condurre gli scambi nelle due monete locali, yuan e reais. Tuttavia, il gruppo BRICS rimane diviso con India e Sudafrica più vicini alle politiche di Washington. Il dollaro continua a dominare il sistema economico globale e, nonostante le critiche, anche il Brasile partecipa ancora al Fondo Monetario Internazionale e detiene una parte significativa delle sue riserve in dollari. India, Cina e Brasile lottano per diventare leader regionali del Sud globale. Ciò da capire è se prevarrà la strategia multipolare indiana o quella più anti-occidentale adottata da Pechino e Brasilia.
Isabella De Sinno
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