Caffè Lungo – I patogeni delle piante, spesso invisibili a occhio nudo, sono sempre piĂą pericolosi per le colture. Il cambiamento climatico ne sta accelerando la diffusione, con effetti diretti sulle rese agricole, sui prezzi dei prodotti alimentari e sulla sicurezza alimentare globale.
QUANDO IL CLIMA SPIANA LA STRADA AI PATOGENI
Il panorama agroalimentare globale sta vivendo rapide trasformazioni e si trova a fare i conti con continue minacce legate agli effetti del cambiamento climatico. Precipitazioni irregolari, eventi estremi e sbalzi termici non solo indeboliscono le colture, ma creano anche i presupposti ideali per la comparsa e la sempre piĂą intensa diffusione di agenti patogeni vegetali. Ne derivano ripercussioni inevitabili sulla resa e sulla qualitĂ dei raccolti, con conseguenze che incidono direttamente sulla sicurezza alimentare e sulla stabilitĂ socioeconomica mondiale. Basti pensare che, secondo stime della FAO, i parassiti causano perdite annuali globali pari a circa 220 miliardi di dollari.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Mandarini affetti dalla malattia dell’inverdimento degli agrumi durante il raccolto a Piedade dos Gerais, in Brasile
TANTI FATTORI IN GIOCO
Con la crisi climatica, l’aumento delle concentrazioni atmosferiche di gas serra è il principale responsabile del riscaldamento globale. La temperatura è un fattore determinante per la crescita e il corretto sviluppo delle colture, oltre a influire sulla diffusione geografica degli agenti patogeni. A questo si aggiunge l’effetto diretto della CO₂: diversi studi, ad esempio, hanno dimostrato che concentrazioni elevate possono condizionare la fotosintesi e la produzione di metaboliti secondari nelle piante, influenzando i loro meccanismi di difesa verso i parassiti. Questi effetti non sono lineari: talvolta sembrano rafforzare le difese e altre volte indebolirle. Restano comunque difficili da prevedere, contribuendo a rendere ancora più complesso il quadro che intreccia clima, salute delle piante e rese produttive. A ciò si aggiunge anche il contributo cruciale di precipitazioni e umidità : livelli elevati possono favorire la diffusione di molte malattie fungine e batteriche, mentre, all’estremo opposto, condizioni più secche possono stressare la pianta e renderla vulnerabile ad altri patogeni.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Veduta aerea di un campo di ulivi devastato da Xylella fastidiosa, vicino a Lecce
DAL CAMPO ALLA TAVOLA
Batteri, virus e funghi nocivi per le piante si stanno diffondendo molto rapidamente, diventando sempre piĂą aggressivi e difficili da contenere. Molti studi suggeriscono infatti che, una volta introdotti in nuovi territori, siano in grado di provocare danni maggiori rispetto alle loro aree d’origine, rappresentando così una seria minaccia per biodiversitĂ e rese agricole. In Europa meridionale, la Xylella fastidiosa ha devastato milioni di ulivi, trovando in inverni piĂą miti e in ecosistemi snaturati le condizioni ideali per prosperare. Dall’altra parte del mondo, in Australia, il recente rilevamento del virus della patata Mop-top sugli scaffali dei supermercati dimostra che si è esposti a rischi persino in fase di distribuzione. Un monito, questo, che i danni non si fermano soltanto sul campo, ma ricadono a cascata sull’intera filiera, fino a raggiungere i consumatori con un’impennata dei prezzi. Negli ultimi anni è stato coniato il termine “climateflation” proprio per descrivere il forte aumento dei costi dei generi alimentari dettato dall’imprevedibilitĂ degli effetti del cambiamento climatico. Quando malattie e parassiti vegetali causano un calo della redditivitĂ , la reperibilitĂ delle materie prime si abbassa, i costi di approvvigionamento aumentano e con questi anche i prezzi al dettaglio, con un’inevitabile ricaduta del potere d’acquisto per le famiglie.Â
Embed from Getty ImagesFig. 3 – Operaio al lavoro in una piantagione di banane in Ecuador, mentre il Fusarium continua a rappresentare una delle principali minacce per la coltivazione del frutto a livello mondiale
RICERCA E INNOVAZIONE CONTRO I PARASSITI
Nonostante lo scenario allarmante, fortunatamente la ricerca scientifica è dalla nostra parte. Ad esempio, grazie a tecniche di gene-editing, un gruppo di scienziati è riuscito a sviluppare un gene resistente al fungo Fusarium, una vera minaccia per la produzione mondiale di banane, contribuendo così a contrastare la sua diffusione. In parallelo, anche le strategie di resistenza indotta (IR) hanno mostrato risultati promettenti su colture come patate e viti, funzionando a tutti gli effetti come una sorta di “vaccino per le piante” che ne potenzia le difese senza ricorrere ad un uso massiccio di pesticidi. Nuove frontiere arrivano anche dall’intelligenza artificiale. Alcuni ricercatori dell’UC Davis hanno usato AlphaFold, un software di IA in grado di prevedere con grande precisione la struttura tridimensionale delle proteine, per progettare varianti più sensibili di FLS2. Questo recettore immunitario vegetale rileva la presenza batterica all’interno della pianta attraverso il riconoscimento della flagellina, proteina presente nelle “code” dei batteri, che molti di essi modificano proprio per sfuggire al riconoscimento. La riprogettazione di FLS2 potenzia quindi il sistema immunitario della pianta, aumentandone la capacità di identificare una più ampia gamma di patogeni. Tra questi, anche Ralstonia solanacearum, batterio responsabile dell’appassimento, che colpisce oltre 200 specie vegetali, tra cui colture di base come pomodori e patate. Ricerca e innovazione si confermano dunque leve decisive per un’agricoltura più resiliente, capace di tutelare l’ambiente e garantire la sicurezza alimentare globale.
Giulia Stanzani
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