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Groenlandia: tra cambiamento climatico e strategie globali 

Analisi – La Groenlandia è al centro di profonde trasformazioni ambientali, economiche e politiche. La vittoria elettorale degli indipendentisti e le opportunità economiche legate al riscaldamento globale attirano l’attenzione delle potenze estere su questo territorio.

CAMBIAMENTO CLIMATICO E RISORSE MINERARIE

L’aumento della temperatura media globale sta causando lo scioglimento dei ghiacci in Groenlandia, rendendo accessibili risorse minerarie finora difficili da sfruttare e suscitando l’interesse di numerosi attori desiderosi di esercitare il proprio controllo su di esse. Una temperatura media superiore alla soglia prevista di 1,5 °C comporterà un’alterazione marcata delle condizioni geografiche, innescando conseguenze significative sul ciclo idrologico, sulle condizioni micro e macro climatiche, sull’effetto albedo e sulla biodiversità della regione. Le evidenze indicano inoltre che la Groenlandia non solo stia subendo significative variazioni termiche, ma che lo stia facendo a un ritmo più accelerato rispetto ad altre aree, con conseguenze potenzialmente disastrose per il suo ecosistema e per quello dell’intero pianeta. Questi cambiamenti non si limiteranno, infatti, alla sola isola, ma avranno conseguenze di portata globale, contribuendo all’innalzamento del livello dei mari, all’alterazione delle correnti oceaniche e a un ulteriore aumento delle temperature terrestri e marine. 
Come evidenziato dal report del 2023 del GEUS (Geological Survey of Denmark and Greenland), il sottosuolo groenlandese appare particolarmente ricco di di materie prime critiche come grafite, afnio, molibdeno, niobio, tantalio, titanio e zirconio, insieme a una significativa concentrazione di terre rare. Lo sfruttamento di queste risorse, soprattutto in passato, si è scontrato con molteplici problematiche, come le condizioni climatiche avverse e la mancanza di infrastrutture adeguate per l’estrazione e il trasporto, fattori che impattavano significativamente sui costi finali e rendevano le operazioni economicamente non sostenibili. A ciò si aggiungeva la maggiore attenzione dedicata dalla politica alle questioni ambientali. Oltre ai citati minerali, un controllo della Groenlandia garantirebbe la possibilità di estrarre ingenti quantità di combustibili fossili. In base alle stime fornite dal US Geological Survey l’artico potrebbe infatti contenere circa 90 miliardi di barili di petrolio e 47mila miliardi di metri cubi di gas naturale. Questi risulterebbero fondamentali sia durante il processo di transizione, sia in un ipotetico scenario di nuova Guerra Fredda
Il contesto odierno appare assai mutato, con le nuove tecnologie che promettono di raggiungere agilmente e a costi vantaggiosi anche le aree più inesplorate del pianeta e le agende della maggior parte dei Paesi governati da partiti di destra o estrema destra, concentrati sull’applicazione di politiche autarchiche e nazionaliste piuttosto che al rispetto e alla salvaguardia ambientale. Le ambizioni espansionistiche di diversi Stati, in particolare degli USA del neo-eletto Presidente Trump, che ha esplicitamente manifestato l’intenzione di volere il territorio appartenente alla Corona danese sotto Washington, sono alimentate da molteplici fattori. Non si tratta solamente di strategie di sicurezza bellica, come ben evidenziato sul Caffè Geopolitico in relazione al GIUK Gap, ma soprattutto di sicurezza strategica legata alla transizione energetica, alla crescente domanda di materie prime critiche e risorse idriche. A ciò si aggiunge l’interesse per possibili terre coltivabili e l’accesso a nuove zone di pesca.

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Fig. 1 – Il geologo Thomas Varming mostra i rilievi di minerali rari e metalli preziosi su una mappa dell’Università della Groenlandia durante un’intervista con AFP a Nuuk, il 5 marzo 2025

NUOVE FRONTIERE AGRICOLE, ITTICHE E IDRICHE

Gran parte della Groenlandia è ricoperta da una spessa calotta glaciale, il cui peso è in grado di spingere frazioni di terraferma al di sotto del livello del mare. Le zone libere dalla coltre ghiacciata sono per lo più lembi di costa, altipiani e catene montuose. Attualmente, meno dell’1% della superficie totale, ed esclusivamente nelle regioni meridionali, è destinata al settore agricolo.
Tuttavia, la Groenlandia è soggetta a cambiamenti geomorfologici rapidi e significativi. Uno studio pubblicato su Nature ha dimostrato che, dagli anni Ottanta, la vegetazione sull’isola è raddoppiata, mentre i terreni paludosi addirittura quadruplicati. La ricerca rivela anche come questo drastico cambiamento non sia stato determinato tanto dal riscaldamento globale in generale, quanto più, nello specifico, dall’aumento del numero di giorni all’anno caratterizzati da temperature al di sopra dei sei gradi. Questo fattore sta accelerando le trasformazioni del paesaggio groenlandese più rapidamente rispetto ad altre regioni del mondo, oltre a innescare un circolo vizioso. Più vegetazione significa, infatti, anche un maggiore rilascio di carbonio nell’atmosfera, che a sua volta è responsabile dello scioglimento del permafrost, con cambiamenti sempre più repentini dei paesaggi. In questo scenario, con un ulteriore innalzarsi delle temperature, nuove terre oggi sepolte sotto la calotta glaciale potrebbero essere portate alla luce, ampliando così le aree coltivabili. Inoltre, un clima meno rigido potrebbe prolungare la stagione di crescita, aumentando la produzione alimentare domestica e riducendo la dipendenza dalle importazioni, in particolare dalla Danimarca.
Si intravedono scenari positivi anche per l’industria ittica, settore dal quale dipende una grossa fetta dell’economia dell’isola. Con l’aumento delle temperature atmosferiche e marine, un numero crescente di specie provenienti da latitudini meridionali si sta facendo strada nelle acque groenlandesi, aprendo nuove opportunità per la pesca commerciale.
Lo scioglimento dei ghiacciai potrebbe, tra le altre cose, rendere l’isola un esportatore strategico di acqua potabile. Si stima che la Groenlandia detenga, infatti, ben il 10% delle riserve idriche globali. Queste acque si riversano irrimediabilmente nei mari a ritmi vertiginosi, con perdite al secondo da circa 2,5 milioni di litri, pari al volume di tre piscine olimpiche. L’idea della startup Arctic Water Bank sarebbe proprio quella di costruire una diga nel sud del Paese per fare scorta di meltwater da trasportare e vendere in tutto il mondo. Il progetto, parzialmente accolto dal Governo, è piuttosto ambizioso in termini di costi e solleva non poche perplessità sulla reale competitività del prezzo dell’acqua esportata rispetto alla desalinizzazione. Tuttavia, potrebbe contribuire al rafforzamento dell’economia della Groenlandia e creare nuovi posti di lavoro per i suoi abitanti. 

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Fig. 2 – Proteste contro le persistenti pressioni statunitensi su Groenlandia e Danimarca davanti all’ambasciata americana a Copenhagen, il 29 marzo 2025

PROSPETTIVE E SCENARI FUTURI

Gli effetti del cambiamento climatico non influenzano solo la configurazione del territorio groenlandese, ma ne ridefiniscono anche le prospettive economiche e sociali. Se da un lato queste nuove opportunità produttive hanno il potenziale di rendere l’isola progressivamente più autosufficiente, dall’altro lato la sua crescente attrattività la espone a forti pressioni geopolitiche. Superpotenze globali come gli Stati Uniti e la Cina guardano sempre più alla Groenlandia, allettate non solo dalle preziose risorse che nasconde, ma anche dalla sua posizione strategica. 
Sebbene la Groenlandia possa trarre benefici dalle trasformazioni in atto, questi restano totalmente imprevedibili, proprio come lo è il cambiamento climatico stesso. I benefici ipotizzati potrebbero non giungere realmente alla popolazione groenlandese, nonostante le promesse di indipendenza avanzate dal partito di centrodestra Demokraatit, vincitore delle ultime elezioni.
Il dibattito sull’autodeterminazione, da anni centrale nella scena politica dell’isola, si sovrappone alle nuove opportunità di sfruttamento delle risorse naturali del territorio. L’idea di emancipazione dalla Danimarca, da cui dipende ancora profondamente, trova sempre maggiore consenso, ma si scontra con la necessità di uno sviluppo economico sostenibile, in grado di sostituire l’appoggio danese. La Groenlandia, pur essendo strategicamente rilevante, risulta un attore debole al momento di contrattare con altri Paesi, condizione che potrebbe favorire l’applicazione di logiche neocoloniali a esclusivo vantaggio delle potenze straniere.

Giulia Stanzani
Luca Sinagra Brisca

Eqip Sermia Glacier Panorama, Greenland” by SebsEye – See the world through my eyes is licensed under CC BY

Dove si trova

Perchè è importante

  • Lo scioglimento dei ghiacci, accelerato dal cambiamento climatico, sta rendendo accessibili risorse precedentemente irraggiungibili, aprendo così nuove opportunità in diversi settori economici.
  • Il crescente interesse delle superpotenze globali per la posizione strategica e le preziose risorse della Groenlandia comporta rischi legati allo sfruttamento neocoloniale, senza benefici diretti per la popolazione locale e con tensioni geopolitiche in aumento.

 

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Giulia Stanzani
Giulia Stanzani

25 anni, bolognese. Dottoranda in Scienze e Tecnologie Agroalimentari e Ambientali all’Università di Bologna, con un focus in cooperazione internazionale e sviluppo sostenibile. I miei interessi di ricerca spaziano dalla transizione ecologica alle politiche per l’adattamento e la mitigazione della crisi climatica, con un approccio che integra dimensioni ambientali, economiche e sociali. Tra le mie cose preferite: la fotografia, i viaggi improvvisati e fare colazione.

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