Caffè Lungo – La NATO StratCom CoE ha pubblicato un report nel quale si descrivono le manipolazioni informative di Cina e Russia. La minaccia non va presa sottogamba poiché la disinformazione rappresenta un danno alla libertà di informazione e al pianeta.
I CONTENUTI DEL DOCUMENTO
Il NATO StratCom CoE, Centro di eccellenza per la comunicazione strategica, ha recentemente esaminato l’influenza sino-russa sul dibattito globale riguardante il cambiamento climatico. Il rapporto, diviso in quattro capitoli, si propone di identificare le narrazioni climatiche di Mosca e Pechino, condurre uno studio approfondito delle suddette, individuare analogie e l’esistenza di un potenziale coordinamento tra i due Paesi e sviluppare potenziali politiche di contrasto a queste strategie. Questo report è frutto del lavoro del “Riga StratCom Dialogue”, un evento annuale che si svolge nella capitale lettone in cui personalità politiche e della società civile discutono temi legati alla comunicazione strategica. L’ultima edizione, svoltasi il 5 e 6 giugno 2024, ha affrontato, tra i vari temi, l’analisi e il contrasto delle narrazioni volte a delegittimare la transizione ecologica.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il senatore USA John McCain abbraccia la Presidente della Repubblica lituana, Dalia Grybauskaitė, affiancati dall’omologo lettone, Raimonds Vējonis all’inaugurazione del NATO StratCom CoE nel 2015
LA RUSSIA NEGA…
Le campagne di disinformazione russe si basano principalmente sulla diffusione di contenuti pseudoscientifici che negano l’esistenza del cambiamento climatico e il suo nesso con le attività antropiche. Inizialmente concentrato nel finanziare studi che mettono in discussione le osservazioni scientifiche, il Cremlino adotta tattiche più aggressive e mirate a colpire personalità di rilievo come la leader di Fridays for Future Greta Thunberg e quella dei Verdi tedeschi, Annalena Baerbock. La disinformazione russa si dimostra estremamente flessibile mandando messaggi anche contraddittori ma complementari. Da un lato, Mosca vuole rallentare la transizione verde presentandola come “un’invenzione dell’Occidente” per bloccare lo sviluppo economico russo, inquadrando la diplomazia climatica in maniera cospirativa. Dall’altro, il Presidente Vladimir Putin ha affermato nel 2017 che il cambiamento climatico è un’opportunità di sviluppo agricolo per la Siberia e commerciale per la rotta artica a causa dello scioglimento dell’Artico. Queste narrazioni si sono mescolate anche con il conflitto in Ucraina, accusando la politica delle sanzioni occidentali di essere la principale causa delle emissioni di anidride carbonica mondiale e svilendo l’ultima Conference of Parties tenutasi a Baku nel 2024.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Il Presidente russo, Vladimir Putin, durante la COP21 del 2015 a Parigi
…LA CINA SI FA PUBBLICITÀ
Per quanto riguarda la narrativa cinese, non viene ravvisato uno sforzo significativo per screditare la comunità scientifica internazionale. Al contrario, la Cina ha portato avanti alcune operazioni di debunking, segno che il Partito Comunista Cinese (PCC) ha inquadrato la questione climatica nelle sue priorità. Tuttavia, il PCC ha abbracciato narrazioni che promuovono un’immagine positiva del Paese come leader mondiale della transizione ecologica. Tale postura deriva dal concetto di “civilizzazione ecologica” introdotto dal Presidente Hu Jintao nel diciottesimo Congresso del PCC nel 2012. Le narrative cinesi sono manipolative poiché, strumentalizzando fatti veri quali il dominio cinese nelle tecnologie verdi, vogliono nascondere dati scomodi: la Cina è il Paese che emette più anidride carbonica in termini assoluti dal 2006 ad oggi. Inoltre, la rivalità sino-americana ha indirizzato le narrazioni climatiche cinesi in chiave anti-statunitense. Il Ministro degli Esteri Wang Yi ha accusato “i giochi geopolitici e l’unilateralismo” di Washington nell’ostacolare il progresso climatico catalizzando questioni quali il disimpegno dell’Amministrazione Trump dagli Accordi di Parigi e le restrizioni nei confronti dell’high-tech cinese.
Embed from Getty ImagesFig. 3 – Il viceministro dell’Ambiente cinese Zhao Yingmin durante la COP28 del 2023 a Dubai
PERCHÉ PARLARNE?
La disinformazione, alla pari del cambiamento climatico, è una seria minaccia perché incentiva lo scetticismo, la polarizzazione, le divisioni e la sfiducia verso le Istituzioni politiche, sociali e accademiche. Le operazioni condotte da questi due Paesi rientrano nella cosiddetta information warfare un ambito non tradizionale nel quale attori statali e non stanno investendo sempre di più. Il nesso clima-disinformazione è un fenomeno documentato a livello accademico e minaccia specialmente le democrazie occidentali in cui la creazione del consenso e la fiducia in questo processo è fattore cruciale per la loro sopravvivenza. La disinformazione russa e la propaganda cinese, pur differendo nei modi e negli scopi, sono accomunate dal fatto di essere considerate uno strumento per scardinare la legittimità dell’ordine internazionale liberale a favore di un ordine multipolare a loro vantaggioso.
Inoltre, tali operazioni di manipolazione informativa provengono da Paesi che figurano in cima alle classifiche di quantità di emissione di gas serra. Come riportato dal Centro di Ricerca congiunto della Commissione Europea nella sua ultima pubblicazione risalente al 2024, Pechino e Mosca hanno aumentato le loro emissioni rispettivamente del 5,2% e dell’1,9% e assieme costituiscono circa il 35% delle emissioni globali. Infine, la questione climatico-energetica può paradossalmente rappresentare un capitolo potenzialmente divisivo per la partnership “senza limiti” tra Cina e Russia, poiché la continua crescita di tecnologia verde di Pechino e la sua volontà di diventare la prima potenza tecnologica globale a scapito degli USA va in direzione opposta agli interessi di Mosca, che continua a sostenere la produzione di idrocarburi.
Lorenzo Avesani
“China Ukraine Peace: China’s ‘Chanakya’ met Putin, will Russia-Ukraine war end? Know Xi Jinping’s peace plan” by quickspice is licensed under CC BY