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La Norvegia e l’emancipazione europea dall’energia russa

Caffè Lungo – La Norvegia è uno dei Paesi più ricchi di petrolio e gas naturale, una produzione pari a circa il 25% del fabbisogno totale della UE. È quindi fondamentale l’apporto norvegese per l’obiettivo della Commissione Europea di emancipazione totale dagli idrocarburi russi. Il benessere del petrolio e del gas in Norvegia, tuttavia, pone a livello interno quesiti sui benefici ambientali, la cui conciliazione con la sicurezza energetica europea è uno dei nodi da risolvere per il futuro del Paese.

IL LEGAME STORICO E ATTUALE TRA NORVEGIA E NATO

La Norvegia è il Paese scandinavo con i legami più longevi con l’Alleanza Atlantica, essendone uno dei membri fondatori e avendo più volte partecipato a missioni NATO. La sua vicinanza con i confini russi, compresa la coabitazione nell’arcipelago delle Svalbard, e i grandi giacimenti di gas naturale e petrolio del Mare del Nord ne hanno fatto una realtà strategica per la sicurezza militare ed energetica europea.
In un Paese nel quale si alternano Governi laburisti e conservatori lasciando fuori gli estremismi, l’appartenenza alla NATO è stata una delle linee guida essenziali della politica estera nazionale. A seguito dell’invasione russa dell’Ucraina si è assistito alla riattivazione di diverse postazioni difensive dell’era della Guerra Fredda, nonché all’apertura della base militare temporanea di Bodo, nel nord del Paese, segnali che dimostrano l’attenzione con cui la Norvegia guarda alla potenziale minaccia russa.
Le terre artiche, infatti, sono per Mosca una grande opportunità di sviluppo economico, militare e strategico, soprattutto per via delle rotte marittime e commerciali della regione. La Norvegia, perciò, ha un ruolo assai importante per assicurare all’Alleanza Atlantica la presenza nei mari artici e contrastare l’attivismo russo, che ha, ad esempio, nella base navale di Murmansk, nel Mar Glaciale Artico, uno dei propri centri di sviluppo nucleare marittimo più importanti.

Fig. 1 – Le infrastrutture del porto di Stavanger | Foto: Lorenzo Pallavicini

LA RICCHEZZA DI IDROCARBURI NORVEGESE, ARMA GEOPOLITICA PER LA UE CONTRO MOSCA

Il territorio norvegese è uno dei più ricchi del mondo per quanto concerne gas naturale e petrolio, in particolare nel mare del Nord, dove esistono giacimenti come il Troll, che produce da solo il 10% del fabbisogno di gas naturale totale dei Paesi UE.
La scoperta di nuovi giacimenti come il Johan Svedrup, che nel 2024 ha toccato la produzione di 755mila barili al giorno, inoltre, consente alla Norvegia di rimanere leader mondiale nel settore, con tecnologie all’avanguardia e una politica sul petrolio volta a favorire investimenti esteri, pur mantenendo saldamente le concessioni in mani norvegesi, redistribuendone la ricchezza tra la popolazione.
L’assenza da realtà come l’OPEC, composta da Paesi che diverse volte in passato l’hanno usata per influenzare la geopolitica globale sfruttando la capacità di orientare il mercato dei prezzi del petrolio, e la solida collocazione a Occidente sono due aspetti che rendono la Norvegia particolarmente affidabile per l’Europa come partner energetico.
Sin dall’era di Ronald Reagan sono state infatti fatte pressioni sulla Norvegia per aumentare le estrazioni nel Mare del Nord, al fine di ridurre la dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia, uno dei talloni di Achille con cui la Commissione Europea ha dovuto fare i conti e da cui non è riuscita ancora a liberarsi del tutto.
Allo stesso tempo, nel Paese è presente una forte coscienza ambientale che vede una propensione a politiche energetiche innovative e green, sia basate sulle fonti rinnovabili che sull’idroelettrico, grazie alle quali Oslo può permettersi di esportare tutti gli idrocarburi estratti, rendendo così il Fondo sovrano norvegese, alimentato da tali proventi, uno strumento finanziario tra i più potenti al mondo.

Fig. 2 – La produzione dei giacimenti di idrocarburi in un’infografica dello Stavanger Norway Oil Museum | Foto: Lorenzo Pallavicini

IL FUTURO DI PETROLIO E GAS NORVEGESE TRA RISCHI, MINACCE E VALUTAZIONI AMBIENTALI

La recente vittoria laburista, nella quale il ritorno sulla scena politica nazionale come Ministro dell’Economia dell’ex Segretario della NATO e Primo Ministro Jens Stoltenberg, popolare in patria e stimato all’estero, ha giocato un ruolo decisivo. Considerato da alcuni analisti come portatore del 10% dei voti totali, Stoltenberg pone un quesito sul futuro sfruttamento dei giacimenti norvegesi sia di petrolio e gas naturale, sia di terre rare.
Gli alleati a sinistra dei laburisti, infatti, hanno legato il proprio sostegno al Governo alla diminuzione delle estrazioni per ragioni ambientali e di sicurezza sul lavoro, in un Paese dove il debito pubblico è nullo, con un tenore di vita tra i più alti al mondo.
Il petrolio, infatti, ha creato una grande ondata di benessere e ricchezza a partire dagli anni Settanta, ma anche dubbi sui rischi di un lavoro assai complesso come quello dell’estrazione in mare e sul fattore ambientale, in un Paese dove l’industria della pesca ha forti radici e una flotta tra le più attrezzate al mondo.
Una drastica riduzione della produzione di petrolio e gas naturale, tuttavia, metterebbe in difficoltà l’Unione Europea e il suo obiettivo di emanciparsi definitivamente dall’energia russa nei prossimi anni. Dal 2022 le esportazioni di gas e petrolio norvegese verso la UE sono pari a circa il 25% del totale e sono considerate essenziali per Paesi come la Germania, in origine assai dipendente dal gas di Mosca.
Un’altra minaccia è legata a possibili sabotaggi da parte russa di oleodotti e gasdotti marittimi, elemento che ha già visto attività del Cremlino nel Mar Baltico, ad esempio con il sorvolo non autorizzato di droni che hanno costretto più volte le Autorità norvegesi a interventi come la chiusura dell’aeroporto di Oslo, il principale scalo del Paese.
Per la Commissione Europea, quindi, è prioritaria la protezione delle infrastrutture energetiche norvegesi, sia nell’ambito della cornice NATO sia per evitare possibili speculazioni sul mercato degli idrocarburi, che videro nel 2022 un impennata del prezzo del gas in seguito all’invasione russa dell’Ucraina, circostanza che minerebbe gli sforzi economici di Paesi come la Germania, che hanno pagato il prezzo dell’emancipazione dal gas russo con dati economici in calo e difficoltà nelle esportazioni.

Lorenzo Pallavicini

Foto di copertina: Stavanger Norway Oil Museum | Autore: Lorenzo Pallavicini

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Perchè è importante

  • La ricchezza degli idrocarburi norvegese rappresenta un’arma geopolitica importante per l’Occidente.
  • Ma il futuro della produzione energetica norvegese appare incerto, tra preoccupazioni ambientali e rischi di sabotaggio ad opera della Russia.

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Lorenzo Pallavicini
Lorenzo Pallavicini

Nato a Cuneo nel 1985, con esperienze politiche a livello locale e regionale in Piemonte,
viaggiatore con esperienza pluridecennale, autore di articoli di attualità locale e politica su
testate locali, da diverso tempo interessato alla scrittura a carattere geopolitico sulla situazione internazionale di diverse aree nel mondo, in particolare della realtà europea e della Federazione Russa e dei paesi ex membri dell’URSS e della galassia comunista.

 

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