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Prospettiva Taiwan. La variabile russa tra Pechino, l’isola “ribelle” e Washington

AnalisiNella contesa Pechino-Taipei, in bilico tra indipendenza e assimilazione anche violenta, spunta la variabile russa. Tra le diffidenze moscovite nei confronti dell’ingombrante vicino e una posizione tutt’altro che prevedibile di Donald Trump, i riflessi del conflitto in Ucraina potrebbero rivelarsi determinanti.

DALLA RUSSIA, EQUIPAGGIAMENTI E CONSIGLI MILITARI

È possibile che l’Esercito di Liberazione Popolare, come lasciato intendere in diverse occasioni da Xi Jinping (dal 2012 Segretario Generale del Partito Comunista Cinese e Presidente della Commissione militare centrale del Partito, dal 2013 Presidente della Repubblica Popolare) possa realizzare un colpo di mano contro la Repubblica di Cina, decapitarne Governo e Forze Armate e consegnare l’isola alla Cina comunista continentale?
Un tale scenario è stato già ipotizzato da Taipei e alleati, considerato anche il modello in scala naturale del palazzo presidenziale taiwanese individuato tramite immagini satellitari in un’area di addestramento nei deserti al confine con la Mongolia nella primavera 2024. Secondo documenti pubblicati dal collettivo “hacktivista” Black Moon, risalirebbe allo stesso periodo la formalizzazione di un documento di cooperazione militare tra Mosca e Pechino i cui contenuti – se autentici – potrebbero avere conseguenze dirompenti. Come riportato da giornali e siti specializzati tedeschi e inglesi, si parla di forniture di mezzi corazzati adatti all’impiego a supporto di operazioni aviotrasportate e dell’apposito materiale di lancio necessario all’inserimento sul campo di battaglia. Soprattutto, viene garantita alle forze cinesi una formazione specifica nella organizzazione e gestione di tali operazioni di inserimento in territorio ostile, sulla scorta di quanto maturato dai russi in anni di guerra contro l’Ucraina. È infine considerata la cooperazione industriale necessaria perché i cinesi possano diventare autonomi in questa tipologia di armamento.
Circa Black Moon, si tratta di un gruppo di attivisti informatici tra quanti si sono formati e organizzati a seguito delle crisi geopolitiche in corso, alcuni a sostegno del fronte autoritario russo-cinese-iraniano o di parti di esso (è credibile che alcuni siano legati a servizi di intelligence statali), altri in opposizione, questi a volte collegati ai servizi ucraini o spinti da diversa motivazione.

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Fig. 1 – Quanto resta delle installazioni aeroportuali di Hostomel, presso Kiev, dopo gli scontri del 2022. Si può ipotizzare che la cooperazione russo-cinese trovi logica conclusione in un similare tentativo di colpo di mano presso Taipei, ma i risultati sarebbero alquanto dubbi

CONVERGENZE STRATEGICHE NELL’ASIA-PACIFICO

L’impatto di queste informazioni è accentuato dallo scenario complessivo in cui vanno a inserirsi.
A agosto 2025 si è svolta l’esercitazione Joint Sea 25, che ha visto la presenza al largo di Vladivostok (Mar del Giappone) di due cacciatorpediniere lanciamissili cinesi, Shaoxing e Urumqi, rispettivamente Type 052DL e 052D, in grado di utilizzare missili antinave da crociera. Un portavoce del Ministero della Difesa di Pechino ha sottolineato come si tratti di tutt’altro che di una minaccia verso altri Paesi, criticando piuttosto la contemporanea esercitazione a guida statunitense svoltasi tra le Hawaii e Guam. Le attività delle forze armate cinesi, d’altronde, sono ormai regolari nelle acque e nello spazio aereo attorno a Taiwan: secondo il progetto ChinaPower dello CSIS, sarebbero state più di seicento le violazioni della zona di identificazione aerea di Taiwan solo tra agosto e settembre 2025.
Ma l’attività congiunta russo-cinese è arrivata fino allo spazio aereo dell’Alaska, nel luglio 2024, con un volo di pattugliamento congiunto di due bombardieri strategici russi Tu-95 Bear e due equivalenti cinesi H-6K, allontanatisi dopo il decollo di aerei statunitensi e canadesi. Nell’Artico i rapporti russo-cinesi sono sfocati, sebbene in superficie vengano messe in evidenza esercitazioni congiunte e attività di pattuglia che, con regolarità, causano le proteste di Paesi come Giappone e Corea del Sud. Un recente report dei servizi di controspionaggio russi (FSB) ha indicato come i cinesi stiano realizzando operazioni di spionaggio, interferenza e soft-power sia in Siberia che nell’Artico, per espandere la propria influenza nella regione a discapito di Mosca.
Se l’alleanza russo-cinese può mostrare a uno sguardo più attento delle vulnerabilità, oltre a apparire sbilanciata a vantaggio di Pechino, si avvicina il momento in cui verrà messa alla prova l’ormai consolidata retorica cinese della “riunificazione dell’isola ribelle”. Quale che sia la data in cui l’indipendenza della Repubblica di Cina sarà effettivamente messa in discussione, è evidente che il rafforzamento dell’Esercito e della Marina di Liberazione Popolare va di pari passo con la volontà del vertice politico di sottomettere Taiwan.

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Fig. 2 – In occasione dell’ottantesimo anniversario della vittoria nella Seconda Guerra Mondiale , le Forze Armate cinesi hanno mostrato il missile antinave ipersonico YJ-17. Nella prospettiva di uno scontro militare per Taiwan, la capacità di interdire alla US Navy le acque dello Stretto sarebbe un fattore imprescindibile per ogni speranza cinese di prevalere

L’INVASIONE TRA RESISTENZA E ACCETTAZIONE

Così delineato un quadro, è lecito considerare il reale impatto dell’expertise militare russa nel determinare l’esito di un conflitto. In questo, si può partire dal presupposto che – come ogni isola – Taiwan gode di un vantaggio di capitale importanza: il breve tratto di mare che la separa dalla terraferma è il suo migliore alleato, come il Canale della Manica lo è stato per la Gran Bretagna negli ultimi ottocento anni. Ne deriva che una riproposizione di quanto avvenuto in Ucraina, con l’ingresso simultaneo da più direzioni di centinaia di migliaia di soldati accompagnati da mezzi pesanti, è impossibile. Uno sbarco anfibio su Taiwan va molto oltre la sproporzione numerica che in apparenza avvantaggia Pechino, e ne fornisce una descrizione il Council on Foreign Relations.
Anzitutto le tempistiche: le stagioni dei monsoni riducono a pochi mesi la finestra temporale in cui uno sbarco potrebbe essere realizzato. In questo lasso di tempo i cinesi dovrebbero costituire una testa di ponte abbastanza ampia sull’isola e trasportarvi un esercito in grado di sopraffare le forze armate di Taipei, peraltro in continua fase di ammodernamento con sistemi sottomarini e di difesa aerea di nuova generazione. Qui si sommano numerosi altri fattori, dal ridotto numero di navi da trasporto disponibili, al probabile (ma su questo l’ambiguità perdura dal 1972) coinvolgimento della Marina degli Stati Uniti, fino alla scarsità di punti di sbarco utilizzabili, tutti ben noti e presidiati, oltre che difficili da utilizzare per accedere all’interno dell’isola.
Le probabilità che l’Esercito di Liberazione Popolare possa attraversare lo stretto e ottenere un risultato di portata tale da consentire l’occupazione dell’isola sembrano quindi più ridotte a una seconda lettura.
La cooperazione militare con Mosca modifica solo in parte questi problemi. Potrebbe trattarsi, da quanto sembra trasparire, di una riproposizione del raid sull’aeroporto di Hostomel a febbraio 2022, con un’azione a sorpresa (che tale avrebbe dovuto essere) per prendere il controllo di un aeroporto nei pressi della capitale e da lì arrivare a Kiev, eliminando Governo e vertici militari. Tale operazione fallì con la distruzione del gruppo d’assalto, composto da incursori Spetsnaz e unità aviotrasportate, stroncando la speranza russa di risolvere il conflitto in pochi giorni. Una replica su Taiwan avrebbe ottime possibilità di concludersi allo stesso modo, considerato che aeroporti e possibili aree di lancio – come porti e aree costiere – sono limitati, ben conosciuti e presidiati. Oltretutto, in Ucraina i russi avevano il vantaggio di poter muovere via terra per raggiungere le forze aviotrasportate oltre le linee nemiche, e comunque fallirono. A Taiwan, per i cinesi, si riproporrebbe il già descritto problema di come spostare sull’isola i rinforzi prima che le forze di difesa prendano il sopravvento.
Spostando l’attenzione dal piano tecnico, viene però a delinearsi una sempre più stretta collaborazione tra Mosca e Pechino, che rappresenta senz’altro una potenziale minaccia per gli interessi occidentali nella regione e a livello globale, tanto più ricordando i già accennati precedenti ma anche i più stretti rapporti con la Nord Corea. Tentare di prevedere se e quando a Pechino verrà impartito l’ordine di invasione, e come questa potrebbe evolvere sul piano militare, rischia di essere un esercizio futile, date le decine di considerazioni che si intersecano su questo punto, non ultimo sul come tutte le parti coinvolte percepiscano la disponibilità del rivale a impegnarsi appieno. Proprio questo potrebbe essere un elemento di fondamentale importanza da considerare, nel momento in cui venisse meno la determinazione a opporsi a un’aggressione armata con la sempre meno celata richiesta, rivolta alla parte più debole, di cedere pur di mettere fine al conflitto.
In questo, più che in una rivisitazione asiatica di Hostomel, il caso ucraino può essere d’esempio e determinare l’evoluzione dello scenario verso prospettive forse irreparabili.

Lorenzo Lena

Photo by 3382 is licensed under CC BY-NC-SA

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  • Il ruolo di Mosca tra Cina e Taiwan ha valore militare, ma qual è il peso reale?
  • I riflessi della guerra nell’Est Europa in Asia sono rilevanti, però primariamente sul piano politico.

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Lorenzo Lena
Lorenzo Lena

Nato a Udine nel 1995, conseguita laurea triennale in Scienze Internazionale e Diplomatiche a Gorizia, magistrale in Sciente Strategiche a Torino e infine Master di II livello a Udine in Intelligence e ICT. Da sempre appassionato dalla storia militare, man mano sempre più alle relazioni internazionali contemporanee fino a farne percorso accademico (ma senza mai dimenticare la storia). Mi interessa in particolare come i fattori storici influenzino le dinamiche odierne nelle aree di crisi e leggo più o meno ogni libro sulla Russia su cui riesco a mettere le mani.

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